Cagliari Art Magazine intervista Andrea Locci.

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Intervista tratta da Cagliari ArtMagazine al nostra Artista Andrea Locci ak Malamorri. 

CAM : Andrea, Domenica 10 Gennaio ti esibirai live al Teatro Si’ e Boi di Selargius tra i lavori di Bob Marongiu.Quanto l’ironia accomuna i vostri diversi linguaggi?

L’appuntamento del 10 al teatro Si’ e Boi sarà l’occasione per un incontro molto importante al quale sono particolarmente contento di partecipare, sia per l’amicizia e l’affetto che
mi legano all’organizzazione, sia per la possibilità, alquanto rara di questi tempi, di accomunare l’arte, in questo caso visiva e musicale, in un unico evento.Per rispondere alla tua domanda, ti dico subito che sono fermamente convinto che l’ironia sia un requisito importante, l’ingrediente necessario del lavoro di ogni artista. L’ironia verso se stessi e l’ironia verso terzi, attraverso la quale si riesce a catturare un particolare tipo di attenzione. Può essere il mezzo più veloce e immediato per affrontare tematiche delicate, per raccontare episodi di vita vissuta che accomunano tutti noi, o per parlare della triste condizione dell’essere umano senza farsi travolgere da essa stessa.

CAM : Cagliari ha una reale anima blues? In che cosa si manifesta nell’ordinario quotidiano?

Cagliari, Casteddu, Kalaris: è blues.E questo lo si può notare in ogni sua sfaccettatura. Ma andiamo con ordine…Quando si pensa al blues automaticamente ci si immagina gli schiavi neri nei campi di cotone, le armoniche e i jeans, ma il blues non si è fermato lì, è andato avanti con radici forti ma con la grande volontà di stare al passo con i tempi. Sempre nell’ottica della denuncia sociale, sempre nel gioco dell’ironia quasi volgare, sempre rimanendo fedele a se stesso. Il blues è un ossimoro, una melodia minore su una base maggiore.Un ossimoro così come la Sardegna che vede nella bellezza della sua natura e del suo popolo la parte maggiore e nello sfruttamento  indiscriminato delle risorse, nella non curanza politica, nella dispersione delle sue origini e delle proprie radici la parte minore. E cosa può essere più blues della capitale della Sardegna, Cagliari, la città di porto che ha subíto negli anni le angherie dei padroni ogni volta diversi?! Esiste qualcosa di più blues della triste storia della congiura di Palabanda, o della storia dell’efferato omicidio dei Gomez, del quale rimane targa commemorativa in via Canelles, o, per arrivare ai tempi moderni, del pescatore di Sant’Elia, o dell’ambulante di San Michele?! Basta sedersi al bar e porre attenzione a quello che si racconta attorno a noi per accorgersi del blues che permea la città.Cagliari nelle sue vie, che sono le sue vene pulsanti, ha il blues che ribolle… e il cagliaritano, lingua bastarda figlia di centomila padri, è la lingua giusta per raccontarlo.

CAM : Quanto è difficoltoso produrre e distribuire le ricerche artistiche isolane nell’isola, nel territorio e nelle comunità dove nascono?

Questa è una domanda che porta in sé la triste realtà sarda.Noi sardi siamo i più grandi boicottatori di noi stessi. Personalmente penso che negli ultimi 150 anni ci sia stato un processo indotto di distruzione dell’autostima di noi indigeni, processo che ha portato a considerare ogni prodotto artistico realizzato in Sardegna, un prodotto di serie B. Attualmente però esistono delle piccole grandi realtà che muovendosi ostinatamente in direzione contraria,  combattono l’inerzia dello status quo.Una di queste è Nootempo.Factory 100% sarda con la quale sto collaborando attivamente. In particolare in questo periodo stiamo lavorando alla prossima uscita di un singolo chiaramente in chiave autenticamente blues e veracemente sarda.

 

Fonte | Link Correlato

Andrea Locci: La congiura dei Palabanda e l’omicidio dei Gomez sono Blues.

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