Intervista Analogica.Il Dna della Fotografia di Adriano Mauri

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Oggi ci facciamo accompagnare dal fotografo professionista Adriano Mauri in un viaggio attraverso la Fotografia d’autore. Iglesiente Sulcitano Doc, amante della buona musica con una esperienza ultra ventennale tra rullini, flash, camere oscure, obiettivi e progetti di livello internazionale.  Adriano Mauri è un vero Artista che non fa fotografie ma fa Fotografia.  Nato in una famiglia dove la Fotografia si respirava quotidianamente è sempre stato uno sperimentatore, un provocatore e un professionista riconosciuto in Sardegna e oltre il mare. La musica nel suo percorso ha sempre avuto un ruolo fondamentale. Ricordiamo che è stato anche uno dei primi fotografi a ritrarre molti storici gruppi hiphop come Sa Razza, La fossa, Flaminio Maphia.  Adriano Mauri ci racconta un po della sua importante esperienza. Non ci resta che leggere , condividere e diffondere per poter produrre arte, cultura e soprattutto Resistere ! 

Continuare a fare Fotografia e non fotografie

N Presentaci la tua scheda personale
La fotografia è il mio lavoro da ventuno anni anni a questa parte. Sono nato a Iglesias il 25 settembre del 1965, ho conseguito la maturità scientifica, ho studiato lingue e letterature straniere alla facoltà di magistero a Cagliari, ho un diploma di operatore culturale e l’ho fatto per diversi anni con l’Arci a cagliari, negli anni ottanta. Ho vissuto a Roma per un biennio agli inizi degli anni novanta dove ho studiato regia e montaggio video al csc. Sono tornato a Cagliari e dopo una parentesi di qualche anno come responsabile di produzione in un’agenzia di comunicazione, i fotografi li sceglievo io, ho deciso che la fotografia sarebbe stata la mia occupazione fino alla tomba. Ho lavorato come assistente in uno degli studi più importanti di Cagliari in quegli anni, Supporti visivi, e dopo due anni ho iniziato a lavorare autonomamente. Fotoreporter per l’Unione Sarda per 15 anni e nel mezzo tanti lavori di varia natura, commerciale, ritratti, architettura, interni, industriale, catalogazione di beni culturali, cibo, che oggi occupa il 70% della mia produzione, il resto cerco di lasciarlo ad altri lavori e ai progetti personali. Amante della musica, del buon cibo, dei viaggi, del cinema, del buon vivere e della buona Fotografia, in maiuscolo ovviamente. Oggi vivo a Milano ma torno spesso in Sardegna, dove ho la mia famiglia, una compagna e due figli acquisiti che amo alla follia.

N Raccontare la vita con uno scatto
Cerco di farlo nel mio lavoro quotidianamente. Per tanti anni l’ho fatto come foto-giornalista, e devo dire che oggi un po’ mi manca, ma credo che la dimensione del racconto, della documentazione anche se filtrata dal mio modo di vedere e guardare, faccia parte della spinta che mi porta ad amare questa disciplina. Questo vale sia nei progetti personali ma anche nei lavori su commissione. Lasciare qualcosa a chi verrà dopo di me, credo sia la motivazione più seria e intensa nell’affrontare il mio lavoro. La memoria visiva. Lo dico conscio del fatto che fare Fotografia sia una cosa molto seria, non mi piace prendermi troppo sul serio, ma per me la fotografia è qualcosa di molto serio. Affonda le sue radici nella storia della mia famiglia. Sono il pronipote di uno dei primi fotografi italiani, Evaristo Mauri, e il primo dopo tre generazione a riportare il mestiere di fotografo nelle file familiari. Devo trattarla con cura e rispetto per questo motivo.

N Il tuo stile
E’ difficile per me parlarne, è qualcosa che cambia costantemente, che è generato e influenzato da moltissime variabili, però so con certezza che un mio scatto può essere riconoscibile. Un caro amico e collega dice del mio stile che se non mi conoscesse penserebbe che i miei scatti siano il frutto del lavoro di una donna. Lo trovo un bellissimo complimento oltre che un’arguta osservazione.Diciamo allora che ho uno stile femminile.

N E’ difficile fotografare l’anima?
L’anima non puoi fotografarla, come non puoi dipingerla o scolpirla. Attraverso le discipline creative però, ne puoi rendere una discreta rappresentazione, ed è molto difficile ma al tempo stesso anche molto semplice.

L’anima non puoi fotografarla, come non puoi dipingerla o scolpirla

N La decadenza delle professioni creative…
Non credo ci sia una decadenza delle discipline creative. Credo ci sia una decadenza generale della civiltà occidentale, con ovvie ricadute su tutti gli ambiti della vita in generale. Al tempo stesso però, trovo che stiamo vivendo anni fantastici, la rete ha completamente rivoluzionato le nostre vite, ancora non ce ne rendiamo conto e troppo poco sfruttiamo in positivo quello che la tecnologia ci mette a disposizione, ma se usata nel modo giusto, ci ha aperto orizzonti solo dieci anni fa impensabili. Le avanguardie hanno il loro bel da fare, ma storicamente è sempre stato così, capiremmo cosa diavolo sta succedendo forse tra cinquant’anni, e allora forse non saremmo qui a parlare di creatività decaduta. Credo comunque che chi fa una professione creativa oggi, debba continuare a farla con serietà e passione, solo così potremmo sbarazzarci di tanta cialtroneria che ammorba l’aria, ma che non ha strade da percorrere e soprattutto mercato di qualità.

N Volti di Minatori, strade e miniere
La miniera fa parte del mio dna. Sono figlio di terra di miniera, nato e cresciuto tra pozzi, architetture di ferro e mattoni, scioperi e speranze di vita migliore. Non potevo non affrontarla nel mio lavoro, ma è stato durissimo, complesso e ci sono voluti moltissimi anni per trovare, forse, il linguaggio giusto. Prima di tutto perché, molti fotografi negli anni, a partire da mio bisnonno E.Mauri, hanno fotografato il mondo minerario in tutte le sue sfaccettature e in maniera meravigliosa, penso a Franco Pinna a Ernesto Pizzetti a Mario de Biasi e a molti altri. Quello che veniva fuori dai loro lavori però, aveva sempre un indirizzo molto preciso nei loro progetti. Fondamentalmente la loro fotografia era indirizzata alla documentazione, reportage, architettura industriale e paesaggistica. Non volevo ripetere, anche se col mio modo di guardare, quello che già abbondantemente altri fotografi avevano già fatto e parecchio bene. Volevo assolutamente raccontare la miniera in un modo completamente diverso, ecco perché a un certo punto ho avuto come un’epifania. Ho pensato che forse il modo migliore per farlo, fosse quello di raccontare questo mondo attraverso le facce di chi in quel mondo ci sputa sangue sudore e lacrime tutti i giorni; i minatori, gli ultimi rimasti tra l’altro, quelli che per 8 ore al giorno, stanno nel posto più infame in cui si possa lavorare, il taglio del carbone. Attraverso i loro sguardi e le loro facce sporche piene di umanità e poesia, isolati su un fondo bianco immacolato, dove di miniera non si vede nulla ma si vede tutto, credo di aver trovato la chiave per esprimere finalmente i mio punto di vista su questo mondo. https://www.behance.net/gallery/8787487/MinatoriMinerosMiners-the-last-Italian-coal-miners

N La fotografia nei tuoi ricordi
I miei ricordi sono impastati di fotografia. Ci sono cresciuto da che ho ricordi concreti, mio padre fotografava e stampava con un gruppo di amici appassionati. Apparecchi fotografici per casa da sempre, un avo fotografo, riviste meravigliose degli anni settanta come Progresso Fotografico, veri libri di scuola per me e tante tantissime foto di famiglia, in album, scatole, negativi e via così. Tuttavia, ciò non ha mai fatto di me un semplice hobbista. Non ho mai pensato alla fotografia come a un passatempo, come lo era per mio padre per esempio. Ho sempre pensato che se un giorno avessi fatto Fotografia, lo avrei fatto come scelta professionale e di vita, un sacro fuoco che bruciava fino a che non ho avuto il mio Big Bang dopo mille altre esperienze, di lavoro e di vita, ma così doveva andare.

N Come affronti un progetto fotografico ?
Il modo in cui affronto i miei progetti è spesso simile nelle prime fasi, ma può cambiare parecchio nello sviluppo. Per capirci, su un progetto che mi viene commissionato ci sono tempi e scadenze, quindi organizzo il mio lavoro per passaggi, in tempi abbastanza veloci, confrontandomi col gruppo di lavoro costantemente, per gruppo di lavoro intendo il cliente, l’art director, i grafici, i redattori dei testi etc… La prima cosa che faccio comunque, una volta stabilita la strada, è una minuziosa ricerca iconografica. Questo mi aiuta a capire cosa è già stato fatto e come, diventa fonte di ispirazione su cosa non fare e mi aiuta per entrare mentalmente in quello stato d’animo necessario per sviluppare autonomamente la mia idea. Dopo questa fase pianifico lo shooting, entro nella fase di pre produzione, ricerca location, props, e tutto quello che serve alla produzione degli scatti. Una volta pianificato si scatta e si porta a termine il lavoro. Nei miei progetti personali invece le cose possono cambiare parecchio. Ci sono volte in cui ho delle intuizioni velocissime e istintive, così da realizzare un progetto anche in pochi giorni o anche in una sola giornata. E’ stato così per Mare/Male ( https://www.behance.net/gallery/27354703/MareMale ), o per i ritratti di Time in Jazz ( http://adrianomauri.jimdo.com/portfolio/portraits-in-jazz/ ), ho realizzato le fotografie in soli due giorni di scatti, anche se però l’idea girava nel mio cervello da parecchio. Altre volte invece i tempi sono lunghissimi e lo sviluppo di un progetto può durare anni, Sea and Clouds ( https://www.behance.net/gallery/5179597/Lost-watching-sea-and-clouds ), e Tracce ( https://www.instagram.com/explore/tags/tracesadrianomauri/ ) ne sono un esempio.

N La tua musica tra uno shooting e l’altro
La musica vive con me costantemente, dal risveglio al momento in cui mi addormento, radio, vinile, cd, musica liquida e da qualsiasi apparecchio atto a riprodurla.

N I 5 album che ti hanno fotografato l’anima
Foxtrot dei Genesis, Spectrum di Billy Cobham, London Calling dei Clash, Kind of Blue di Miles Davis, Songs in the key of life di Stevie wonder

N 5 fotografi intoccabili
Irving Penn, Luigi Ghirri, Robert Mapplethorpe, Minor White, Mimmo Jodice

N Dacci un link di un video che ti rappresenta
Link  https://www.behance.net/gallery/33551319/Elementary-Particles

  • NDR – Questa è la Clip slider dedicata al suo progetto e musicata dall’artista Gangalistics 

N Iglesias , Milano
Viaggio di sola andata. Iglesias è la mia città con la quale ho da sempre un rapporto di odio e amore, oggi non riesco più a viverci. Sono felice della scelta di trasferirmi a Milano, è la città in cui se fai il mio mestiere, prima o poi ci devi vivere. E’ una città che accoglie e che ancora oggi, può darti opportunità, anche a cinquant’anni. Poi sono sardo, e la Sardegna te la porti nell’anima anche se non ci vivi più stabilmente, e d’altra parte ho anche sangue lombardo, mio bisnonno Evaristo era di Lecco, quindi questo filo Sardegna Lombardia lo trovo molto stimolante. La Sardegna comunque non mi manca perchè ci torno spessissimo, quasi tutti i mesi e soprattutto è così presente nella mia anima, che a oggi resta l’unico luogo che mi ispira nei miei progetti personali, un po’ come accadde a Grazia Deledda, visse quasi tutta la sua vita a Roma ma ha sempre scritto di Sardegna.

N Dove possiamo trovarti on line ?
In rete potete trovarmi sul mio portfolio on line https://www.behance.net/adrianomauri
sul mio sito http://adrianomauri.jimdo.com
su Instagram https://www.instagram.com/volet/
su FB https://www.facebook.com/Adriano-Mauri-310444415778915/
su Spotify se volete seguire i miei gusti musicali https://open.spotify.com/user/1167437265

N I tuoi Progetti per il presente
Continuare a fare Fotografia e non fotografie, cito questa frase che sento mia da quel fantastico fotografo che è Efrem Raimondi.

N Esalta nootempo.net e scatta una foto ai sardi
Nootempo è sentirsi in famiglia, è dialogare in libertà e soprattutto è un grande volano per la musica e le arti in genere. La foto ai sardi l’ho già fatta e sto continuando a farla, ma la migliore la devo ancora fare. State sintonizzati!

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