Intervista analogica. L’anomalo cantautore cagliaritano Andrea Andrillo

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Incontriamo un “anomalo” cantautore cagliaritano che recentemente ha pubblicato un suo video clip del singolo Atlantide prima della pioggia , Andrea Andrillo.  Un colorato giocoliere della parola che da anni è sulla scena musicale cagliaritana dapprima con una band elettrica e oggi come solista errante. Ci racconta in questa intervista la sua esperienza artistica e il suo punto di vista sulla musica. Ci avviciniamo ad un nuovo anno convinti che incontreremo nel nostro cammino digitale molti nuovi validi artisti sardi e d’oltre mare. Buona lettura e buona condivisione. 

Se cantassi solo cose che riguardano me, sarei l’ennesimo segaiolo della canzone. E tutto mi si potrà dire, ma non che sono un segaiolo della canzone 🙂

N Come nasce e cresce il tuo progetto musicale. Una tua breve presentazione
Sono in giro da tanti anni, la barba comincia a diventare bianca, ma sento di essere nato oggi,  malgrado l’età anagrafica non propriamente verde. Ho due dischi alle spalle, tanti anni di palco con le diverse reincarnazioni di una splendida band elettrica che soffocava e periodicamente resuscitava più forte di prima. Concerti, dischi, non importa nulla. Siamo qui ora, adesso.

N Il messaggio nella tua musica, cosa racconti nei tuoi testi ?
Ci ho ragionato spesso, senza darmi mai una risposta definitiva. Ma mi accorgo comunque di essere sia una sorta di cantore di guerra che un uomo in cerca di uno spazio e di una libertà che sia reale, ragionata, vissuta, guadagnata in seno ad una comunità; una libertà che sia condivisa. Per capirci, non ha senso per me star bene ed essere libero se tu stai male e sei in schiavitù. I tuoi problemi sono anche i miei, perché ogni problema è una sfida trasversale che in seno ad una società civile dovrebbe essere affrontato dalla collettività nella sua interezza.A me sembra chiaro che non ci siano più angoli sicuri dove rifugiarsi; tutto attorno le torri vengono giù e i conflitti non risolti tornano ciclicamente a farci del male. Per questo ti parlo di uno spazio “condiviso”. Non ha senso ritagliarmi un angolino di mondo dove tu oggi non possa vedermi mentre hai bisogno. Troverai la mia porta domani e busserai più forte, per sfondare la porta ed assordarmi con il tuo rancore. Ci sono problemi eterni che non abbiamo risolto mai. Da un lato siamo una specie aggressiva perché vogliamo sfuggire alla morte, perchè vogliamo vincere la nostra fragilità rispetto alla Natura. L’orso ha la pelliccia, può ripararsi dal freddo. Io non ce l’ho. Uccido l’orso, gli prendo la pelliccia. E’ spaventoso il modo in cui tutto questo rientra nell’ambito di una “legge naturale” che siamo portati ad accettare istintivamente, dalla notte dei tempi. Ma poi tu hai la pelliccia, perchè hai ucciso l’orso. Io non ho ucciso l’orso, ma posso uccidere te per averla. E se ho due pellicce, conto più di quell’altro che ne ha solo una.E non ci fermiamo più. I conflitti non si sono mai sopiti, ma noi, con tutti i nostri guai,in questa parte del mondo, abbiamo vissuto relativamente sereni per diversi decenni – se vogliamo fermarci al dopoguerra – credendo di stare in pace mentre attorno a noi le persone morivano come mosche. Ma nessuno è immune al dolore e ora la guerra è tornata a bussare alla nostra porta, disintegrando le nostre poche certezze, costringendoci a guardarci dentro. Come esprimo tutto questo? Se ascoltiamo anche solo la canzone che dà il titolo al il mio ultimo EP, Atlantide prima della pioggia, in poche righe rifletto a modo mio sulla nostra vita al tempo della “vita liquida”, mentre cane mangia cane e i codici di comunicazione si infrangono. E dò voce al mio personale smarrimento, che non è solo mio. Se cantassi solo cose che riguardano me, sarei l’ennesimo segaiolo della canzone. E tutto mi si potrà dire, ma non che sono un segaiolo della canzone 🙂

N Non credi che oggi il cantautorato stia diventando un po una moda ?
Forse sì. Ma potrebbe anche darsi che si tratti di una reazione ad altre mode più legate al mainstream. Dopo tutto, trovami un cantautore vero che possa vivere della sua musica. Buio pesto. Quindi, se è una moda, tutto sommato, è una moda da sfigati. E comunque io non sono un cantautore, ma un’anomalia e ne sono felicemente cosciente, nel bene e nel male.

N Un concerto che non dimenticherai mai
Da quando, per tutta una serie di motivi, ho abbandonato la sicurezza che ti viene dallo stare in una band, ogni concerto è stato per me una scoperta. Mi sono messo alla prova, ogni volta lo faccio e ogni volta tremo. Non c’è nessuno a difendermi, nessuno a distrarre il pubblico con un bell’assolo se per caso io non sono in gran forma o la voce è velata. E poi però succede spesso che le persone vengano ad abbracciarmi a fine concerto, a dirmi che gli ho dato qualcosa, un’emozione,
uno spunto di riflessione e che allo stesso tempo si sono divertiti. Te l’ho detto, io nasco ora. Cosa ho fatto prima non me lo ricordo, non mi importa più.  Ed ho la testa meravigliosamente affollata di sensazioni, di strette di mano e sorrisi. Mi entrano dentro e mi danno la forza di continuare, di non smettere di pormi domande.

N Suonare e proporre musica originale, un impresa possibile ?
Boh? Io lo faccio per esempio 🙂

N I 5 anche 6 Album che ti hanno ispirato da sempre
Acc…tanta roba…nelle varie fasi della mia vita ho sentito davvero migliaia di dischi – ne ho migliaia a casa persino oggi, nell’era digitale. Ho ascolti davvero vari, anche imbarazzanti talvolta, perché sono andato a sentire cose che non mi piacevano per capire il perché non mi piacessero. Ecco, se ci penso bene, gli album che mi hanno influenzato di più sono quelli che mi hanno fatto cagare di più – la musica usa e getta fatta senza arte né parte,  il 99.9% delle porcate che passano per radio o il finto rock fatto con la carta copiativa. La musica di merda è fondamentale: ti mostra cosa non vuoi fare, cosa non vuoi essere e sostanzialmente ti esorta a fare qualcosa di diverso o a cambiare mestiere

N Linkaci un video che ti rappresenta
Il mio ultimo video, uscito il 23 dicembre 2016: fatto con due soldi, tanta buona volontà; l’aiuto indispensabile di amici preziosi; chissà, magari tanti difetti, ma anche tanti livelli di lettura e sostanzialmente, soprattutto, la voglia di far passare un messaggio, l’esigenza di comunicare per non sentirsi così soli. E intanto ci divertiamo facendo musica assieme

N La tua Cagliari , la tua Sardegna …
La mia Cagliari non è avulsa dalla Sardegna come spesso mi pare voglia essere o diventare. La mia Cagliari è capitale di una Sardegna aperta, coraggiosa, aperta al mondo. Non amo i campanili e is palleris, quelli che sono sempre fichi e gli altri tutti stronzi; non amo neppure quelli che non fanno altro che piangersi addosso e dare le colpe di tutto ad altri. Io voglio una città viva, non allineata, combattiva malgrado tutto; solidale e cosciente delle proprie infinite virtù e anche dei propri tanti difetti. Se sai chi sei, è più facile capire dove sbagli e migliorarti. E se sai chi sei, non ti butti giù se sbagli, ma impari a migliorarti e a non finire prono ogni volta che dall’esterno cercano di annichilirti per poterti meglio controllare.

N i tuoi Progetti per il presente
Continuare a mettermi in discussione, a cantare. E’ tutto molto lento,  molto difficile, ho mezzi materiali pari a quasi zero, ma sto facendo musica, sto registrando canzoni e sto incontrando il pubblico. Che altro potrei desiderare?

N Esalta brutalmente nootempo.net e manda un messaggio in sardo
Nosus seus su chi boleus essi. No seus pocos, no seus locos e tottus cussus scimprorius chi si olint fai crei. Nosus seus sa Genti de Sardigna.  Scieus traballai, scieus essi serius e scieus brullai. Teneus coragiu, teneus fortza, lingua,istoria e cultura. E nisciunu abarrat solu si si donaus una manu s’unu cun s’atru. Liberos, rispetados, uguales!

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