Interviste Analogiche. Matteo Campulla e il suo messaggio tra arte visiva e suggestioni sonore.

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PH Cristiano G. Musa

Eclettico sperimentatore, alchimista del frame, Matteo Campulla Artista “operaio” Sulcitano si racconta rispondendo alle domande della nostra intervista Analogica. Matteo Campulla compone, distorce, miscela, disintegra e lo fa attraverso suggestioni musicali e la composizione in Video arte senza avere una confine. Vi presentiamo la sua opera ” Il resto è feticismo sterile che legittima, purtroppo, la nostra epoca infelice da consumatori. “

N iniziamo subito con qualche pixel che compone il tuo profilo artistico
Il mio profilo artistico per forza di cose è strettamente legato a me stesso, alla mia storia e alle mie esperienze. 33 anni, figlio di emigrati sulcitani in Germania. Padre operaio, madre casalinga. A 6 anni il ritorno in Sardegna per poter iniziare la scuola dell’obbligo. Verso i 16 inizio a suonare (male) la chitarra e a creare i  primi progetti sconclusionati, successivamente arrivano i primi esperimenti con la pittura e la scrittura. Qualche anno dopo l’incontro con l’elettronica e, in una maniera alquanto fortuita, pure con il video. Questo perché, ad un certo punto, l’unico modo che avevamo per registrarci era collegare una videocamera alle uscite del mixer ed incidere su delle mini-DV.

N Artista, performer, video artist ?
Artista potrebbe essere la parola giusta, per quanto spesso questa non abbia avuto alcun valore per me. Ancora adesso sulla mia carta d’identità c’è scritto questo, nata come una provocazione quasi 15 anni fa, credo di essermi arreso a questa condizione. La definizione viene più dall’esigenza che dal medium utilizzato. Il vero medium per me è l’artista stesso, è lui che veicola il messaggio e funge da traghettatore di gesti e significati. Il resto è feticismo sterile che legittima, purtroppo, la nostra epoca infelice da consumatori.

N Oscurantismo
Il primo progetto in cui ho creduto veramente a tal punto da usare il mio nome vero. Per la prima volta. Tutte le opere non pittoriche concepite prima del 2009,
anno in cui con Diego Dall’Ara e Davide Ligas fondammo il Movimento Oscurantista,  sono uscite in maniera anonima, con nomi fittizi o collettivi, e tali rimarranno.  Nei suoi 5 anni di attività cercammo di delegittimare il sistema artistico  cagliaritano, usando un nome che era più vicino al nostro “nemico” che a noi stessi,  con più azioni mirate forse più a confondere che ad incidere realmente. Già di per sé  creare un movimento libero e autarchico con un nome del genere è stato e sapevamo sarebbe  stato un suicidio, innanzitutto di senso, cosa che c’è stata contestata dai più,  ma faceva parte del nostro piano. Un discorso che tutt’ora rimane valido e che si  è rivelato con la candidatura di Cagliari a Capitale Europea della Cultura e tutto  quel che ne è conseguito. Uno scenario ancora più appiattito e allineato di quello  che contestavamo. Il vero oscurantismo è questo in fin dei conti, assecondare un mood di mercato a dispetto delle vere realtà autoctone locali e radicate nel territorio.

N La Musica nella tua opera
Una parte fondamentale del mio lavoro, alcuni mie opere sono nate dal suono e successivamente si sono adattate ad esso. Altre volte prendo il girato e sonorizzo il video in presa diretta. Di recente sono tornato a comporre prima di girare,  forse la cosa più difficile nel mio caso. Il video non si piega, puoi trovare  le giuste location per girare ma se sbagli qualcosa non ne verrai mai a capo. Questa è una sfida che mi sto ponendo e che dovrò vincere.

N Spazi interculturali condivisi nella tua Città
Eccetto qualche spazio aperto di coworking, qualche spazio privato davvero aperto al confronto o qualche centro comunale dalla gestione illuminata,  non c’è tanto a Cagliari. Anzi, non c’è nulla. L’unico esempio di spazio interculturale realmente condiviso rimane Sa Domu, l’ex scuola Satta occupata a Castello,  forse l’unico spazio davvero libero in cui convivono più realtà e si organizzano attività,  corsi e workshop a costo zero. Un grande spazio di cui si è riappropriata la collettività grazie al lavoro di pochi ragazzi. In poco tempo hanno creato qualcosa di straordinario, una realtà mai vista a Cagliari.

N Come comunica la Sardegna ?
Purtroppo questo è un tema dolente. La Sardegna non comunica, se lo fa è solo in  maniera silente e tramite stereotipi. Questi luoghi comuni sono talmente radicati che pure i sardi li usano come un vanto, quasi fosse lo stereotipo la nostra vera  identità. Non abbiamo memoria storica e questo fa il nostro presente.

N Descrivici la work station con la quale produci
Niente di particolare, uso un normalissimo pc e qualche controller midi.  Un mixer economico. Una drum machine ibrida. Svariati software. Diverse telecamere. La differenza viene dall’uso combinato di tutto questo e dalla voglia  d’imparare sempre qualcosa di nuovo e spingersi ogni volta un poco oltre l’ultimo limite raggiunto.

N Linkaci un video che ti rappresenta
Ogni singolo video mi rappresenta nel momento in cui viene concepito,  come fosse un piccolo tassello che, insieme agli altri, compone quello che sono o l’idea, la rappresentazione mediata di me stesso.  Alcuni video invece sono riusciti a staccarsi dall’insieme e rappresentano, più per gli altri che per me stesso, quel che sono. Un esempio è la serie “they know it”,  un lavoro che a distanza d’anni è rimasto nell’immaginario collettivo  e che mi costringe ogni qualvolta a mettermi in discussione nel tentativo di superarlo.  Per un artista è un po’ una maledizione questa, soprattutto se i lavori successivi  sono riusciti a spingersi oltre e risultano più completi ai miei occhi.

N Il confine dell’Arte di confine
Nella mia esperienza ho sempre cercato di spingermi oltre, il confine per me è rappresentato dai miei stessi limiti.  Il rischio per molti artisti isolani è quello di rimanere intrappolati in se stessi. Anzi, confinati a se stessi.  L’unico via di uscita la si trova nel confronto,  nel rapportarsi con gli altri. Un’evasione che non costa nulla ma che spesso risulta difficile.

N La libertà ..
…non esiste. E non esisterà mai sinché un uomo dominerà su un altro uomo. Siamo liberi di abbassare il capo dinnanzi al potere, al denaro o alla religione. Nient’altro. È l’ignoranza che ci domina e non cambierà nulla se questi sono i presupposti.  Un surrogato di libertà forse l’ho trovato nell’Arte, se fine a se stessa, ma è ben poca cosa.

N La rabbia dentro una sequenza di frames
Andando a memoria non mi pare di aver mai affrontato questo tema nei miei lavori,  sarà anche per una questione caratteriale. Forse si potrebbero avvicinare le ultime opere in datamosh ma, la distruzione estetica dei frame mediante il difetto di codifica, per me rimane un’opera di liberazione del video da una struttura sin troppo lineare. Non c’è rabbia in tutto questo.

N Distruggi un luogo comune
Artisti non si nasce, lo si diventa solo studiando e continuando a studiare ogni giorno. E non è di certo una vocazione, è una professione a tutti gli effetti che ha bisogno di impegno, passione e costanza.

N Un grande parco deserto, una panchina vuota continua pure…
Troppo silenzio. Meglio tornare in mezzo al traffico.

N I 5 Artisti che ti hanno aperto la mente
Non credo riuscirei a fermarmi a soli 5 nomi. Sicuramente tra questi dovrei mettere tutti gli artisti che ho conosciuto, con cui ho lavorato ma anche quelli con cui mi sono sempre scontrato. Non faccio nomi perché rischierei di dimenticare qualcuno. A livello formativo posso provarci, ognuno di questi è arrivato  in un momento differente e ha scatenato in me una vera rivoluzione: (in ordine sparso) Francis Bacon, Nanni Balestrini, Iggy Pop, August Strindberg, Louis-Ferdinand Céline.

N i tuoi Progetti per il presente
In questi giorni ho iniziare a girare le prime scene per un nuovo progetto, per ora non posso aggiungere altro. Bisognerà pazientare solo un mesetto.

N Dove possiamo trovare, vedere, assorbire le tue opere ?
La maggior parte delle mie opere video le trovate sul mio
canale Vimeo

https://vimeo.com/scars

oppure su YouTube

https://www.youtube.com/matteocampulla

N Elogia nootempo.net e manda un messaggio dentro una bottiglia
Un ringraziamento alla Nootempo per questa bella chiacchierata e un in bocca al lupo per il nuovo sito. Il messaggio dentro la bottiglia è indirizzato a me stesso e a tutte quelle persone in perenne conflitto interiore:  “Non guardarti alle spalle, sei tu il tuo peggior nemico”

PH Cristiano G. Musa   cristianogmusa.wordpress.com

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