Lo stato dell’Arte dell’Arte senza Stato. Di Mimmo di Caterino

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L’isola mette in condizione gli artisti di dilatare le loro ricerche nello spazio e nel tempo, dal momento che prima che determinare le loro passioni, la loro prima preoccupazione è sbarcare il lunario. Eppure gli artisti nell’isola, una Regione a Statuto Autonomo (di tanto in tanto sarebbe bene ricordarlo) andrebbero sostenuti, protetti, tutelati, in tutta la loro specificità.
Si pensi alla legge sulla musica Francese e si pensi all’isola, a come ghettizza la musica indipendente, eppure la produzione e la ricerca musicale è qualcosa che naturalmente nutre la comunità. Questo senza ragionare sull’IVA che sembra fare della musica un prodotto elitario più che culturale, eppure la ricerca musicale delle produzioni indipendenti locali e la specificità locale e storica di un territorio sono strettamente interconnesse.
La ricerca contemporanea rende la musica fluida in un mondo fluido, distillando storie e culture da fare arrivare all’altrove, narra storie e illustra mondi che attraggono il turista. Nessuno scrive e legge musica.
Non esiste nessuna protezione per gli artisti isolani che vorrebbero produrre e lavorare in autonomia senza passare per i talent, non si può demandare la cultura artistico musicale di un territorio alle leggi di mercato dei talent, questo vorrebbe dire renderla progressivamente sempre più ermetica fino a farla scomparire.
La ricerca musicale indy isolana andrebbe incentivata, monitorata nella sua produzione ma prima di tutto incentivata. Possibile che un ragazzo isolano che oggi voglia fare musica non ha la possibilità neanche di comprarsi un computer?
Vuoi fare l’artista, il musicista, il producer nell’isola e poi ti scontri con la realtà isolana, dove per produrre musica devi raccogliere patate, altrimenti la domanda è:
-Ma che lavoro fai?
-Produco musica…
– Ma che lavoro fai?
Eppure Walter Veltroni spalleggiato da Lorenzo Cherubini qualche anno fa propose una legge sulla musica. Ma la Francia che aiuta gli artisti che si fermano quando producono in studio di registrazione, nel periodo d’elaborazione dell’album, è così lontana? Eppure monitorare il lavoro di un artista è semplicissimo, il lavoro e la ricerca o c’è o non c’è, e quando la ricerca c’è si sente, forse è il caso d’evitare di pensare che la musica sia qualcosa che si fermi all’orchestra o alla banda musicale e cominciare a pensare all’artista isolano, in tutta la sua individualità di ricerca e di specificità, come un patrimonio da tutelare nello spazio e nel tempo della storia. A proposito alla fine del secolo scorso, di questa legge sulla musica a tutela degli artisti, se ne parlava a livello nazionale, era nato un gruppo di lavoro di sindaci capeggiato da Bassolino su mandato di Veltroni, gli artisti coinvolti nel gruppo di lavoro erano Jovanotti, Ligabue, Luca Carboni, gli Articolo 31, Edoardo Bennato, Lucio Dalla, Biagio Antonacci, Francesco De Gregori, Raf, Enrico Ruggeri, Roberto Vecchioni, Renato Zero, Fiorella Mannoia, Luca Barbarossa, Gianni Morandi, i Nomadi, i Pooh, Mimmo Locasciulli, Francesco Baccini, gli Almamegretta, Teresa De Sio e Claudia Mori, Zucchero, Litfiba, Gianna Nannini, Eugenio Finardi, Antonello Venditti, Fabrizio De Andre’, Ivano Fossati e altri. Non sarà forse il caso di portare forte della propria autonomia e specificità l’isola in Europa e farla per una volta avanguardia Italiana?

a cura di Mimmo Di Caterino
blogger responsabile di CagliariArtMagazine

 

 

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