exxxtra special interview. Kento racconta la strada Illegale, un viaggio nell’Italia nascosta . A cura di Martino Vesentini

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ph Benedetta Pieri

Dieci Dischi, 3 Libri e più di 1000 concerti alle spalle, numeri destinati ad aumentare, perché parliamo di un’artista che non ama molto fermarsi a riposare. La sua penna è in continua evoluzione e lo porta ad esprimersi in diversi territori, anche poco conosciuti, ma sempre mostrando il suo talento, il suo spessore e la voglia di raccontare la propria realtà. Ad un mese dalla pubblicazione del suo nuovo album “Kombat Rap”, torna con un nuovo singolo che accompagna l’uscita di un podcast, “Illegale”. 

“Parlo la strada come fosse lingua madre / Li conosco e mi conoscono: è il blues dell’illegale /”  ecco a voi Francesco “Kento” Carlo.

 

 

Quando e come nasce l’idea del Podcast “ILLEGALE”?

L’dea è nata pian piano, rendendomi conto che le esperienze di vita mi avevano fatto maturare una chiave di lettura diversa delle nostre città, che passava attraverso luoghi, persone e situazioni che non erano mai state raccontate prima. Non mi andava di sprecare una conoscenza del genere, anche perché molto spesso mi rendevo conto che rimaneva confinata alle chiacchierate con gli amici, mentre avrebbe meritato un ascolto diverso. Aggiungici poi che il formato podcast negli ultimi anni ha avuto una grande espansione, ed è una forma espressiva che mi interessa molto.

Avevo già avuto contatti con Emons Record in passato, volevamo collaborare ma non avevamo ancora trovato l’idea giusta. Nel momento in cui ho pensato ad “Illegale” mi è sembrato naturale proporlo a loro, ed ho avuto subito un grande supporto, soprattutto come attenzione e collaborazione alla scrittura vera e propria del podcast. Quindi anche dal punto di vista tecnico, dopo aver scritto canzoni, libri, poesie, racconti, è stata davvero un’esperienza molto interessante, e continua ad esserlo visto che di fatto non ho ancora terminato la scrittura di tutti gli episodi.

Come ti sei approcciato ad un tipo di scrittura diverso rispetto a quello a cui eri abituato?

Ma guarda, questa tipologia di scrittura segue alcune regole e trucchi particolari, per esempio quando tu hai individuato il format, devi sempre tenere presente la tua scelta iniziale, per cui devi utilizzare un tipo di scrittura, a livello di schema, che aiuti anche l’ascoltatore a comprendere e a stare dentro a questo format. Una cosa molto interessante a cui non avevo pensato è che quando noi scriviamo per essere letti evitiamo in qualsiasi modo le ripetizioni, perché è qualcosa di inelegante se vogliamo. Mentre quando scrivi per essere ascoltato, la ripetizione può essere addirittura utile perché non è così scontato che l’ascoltatore si ricordi quello che hai detto tre righe prima. Quindi direi di essermi approcciato con curiosità, come dev’essere quanto ti avvicini a qualcosa di nuovo, e poi credo sia stata davvero una grande esperienza.

Stai spaziando dallo scrivere canzoni, ai libri, articoli di giornata ed ora un podcast: qual è al momento la situazione in cui ti trovi più a tuo agio?

Io mi sento semplicemente uno scrittore che utilizza il proprio linguaggio e la creatività come una chiave inglese o un cacciavite, uno strumento per raccontare la mia storia e la mia visione del mondo. Francamente ho la fortuna di maneggiare questo cacciavite piuttosto bene, praticandolo da parecchi anni, e quindi mi faccio portare in giro da lui senza pormi troppi limiti.

Ci potrebbe quindi essere un ulteriore sviluppo della tua scrittura, legata a qualche nuovo progetto?

Sai che ho già fatto qualcosa per la televisione e quindi puoi immaginare che, visto anche il buon successo del mio libro “Barre”, sono stato approcciato da altre realtà, non posso aggiungere molto al momento, ma sicuramente la mia avventura nel mondo della scrittura non finisce qui.

Spiegaci com’è strutturato il Podcast.

Si tratta di un viaggio di 18 puntate attraverso 18 luoghi, in 6 città italiane, tutte situazioni e realtà che ho vissuto di persona, un vero e proprio cammino all’interno della cultura urbana alternativa. Una sorta di audio-guida di un’Italia ai più sconosciuta, ma che credo andasse raccontata. La mia difficoltà non è mai stata quella di dire “Oddio che cosa metto?”. Il problema è stato più nel chiedermi “Cosa tolgo?”. Perché le nostre città hanno così tanti spunti e contenuti nascosti che diventa difficile poi fare una cernita.

Tra le storie che racconti ce n’è qualcuna a cui sei particolarmente legato?

Domanda insidiosa, come se mi chiedessi a chi voglio più bene tra mamma e papà! Per rispondere comunque ti posso dire che gli episodi legati a Reggio Calabria sono inevitabilmente quelli a me più cari. Anche perché è la città dove sono nato e cresciuto, la città dove dal punto di vista musicale, espressivo e politico mi sono formato, quindi è decisamente la realtà più importante per me.

I luoghi che racconti sono ancora tutti vivi, o ci sono realtà che hanno chiuso i battenti?

C’è un po’ di tutto, ci sono realtà ancora vive, altre che hanno chiuso, altre che esistono ancora ma hanno cambiato pelle, si parla di luoghi, persone, cose molto diverse tra di loro, perché qualsiasi cosa può essere controcultura se ci pensi. Anche il cibo di strada, o la poesia di strada o lo sport popolare possono essere controcultura. E’ una definizione che ho volutamente tenuto molto elastica in modo da poter raccontare delle storie anche molto diverse l’una dall’altra.

Che aspettative hai da questo progetto?

Credo di aver creato un contenuto che possa essere interessante, spero che arrivi alle persone, a più persone possibili, che le storie che racconto arrivino lontane. Tra l’altro proprio pochi giorni fa l’editore mi ha scritto che il Podcast è entrato in classifica, non so bene cosa significhi, ma siamo contenti. Un risultato del genere raggiunto già coi primi episodi mi dicono sia qualcosa di importante, per cui visto che l’appetito vien mangiando, speriamo di arrivare ancora più in alto.

“Illegale” è stato anticipato dal pezzo omonimo, è nata prima la canzone o il podcast?

Mi è arrivata questa sigla di Mad Simon per il Podcast, che era praticamente un beat fatto e finito, ed ora così pazzesco che non sono riuscito a trattenermi. Ho scritto di getto la traccia, della quale ero molto contento, poi abbiamo girato il video e trovo che il tutto racconti molto bene il podcast, senza essere didascalico, descrivendo il mio rapporto con la strada e col mondo dell’Underground.

E’ stata un po’ una congiunzione astrale, in un periodo in cui mi sento molto in forma, ho tanta voglia di scrivere e francamente sono molto soddisfatto del risultato, per questo ho deciso di valorizzarla facendola uscire come singolo.

Hai scritto anche la sceneggiatura del video?

No, il video è stato realizzato dal collettivo giapponese Neko Pan, ed il fatto che sia ambientato in Giappone, ad Osaka per la precisione, da un tocco di magia al tutto e lo colloca quasi fuori dal tempo, in un’atmosfera quasi sospesa, qualcosa di molto raro secondo me. Il concept del video è legato al fatto che, essendo tutte le immagini girate legate ad una realtà molto lontana dalla nostra, rappresenta un po’ l’inconoscibilità e la curiosità, ossia ciò che ho voluto raccontare con il Podcast.

Piccola incursione nel tuo ultimo album, nei versi “oggi sono in pace con me stesso anche se oggi non vi piaccio” e “volevi il Kento vecchio riascolta il vecchio disco” racconti la difficoltà del pubblico nel seguire l’evoluzione di un’artista, ma dal tuo punto di vista hai mai avuto il timore di perdere il tuo seguito?

Credo che il rischio di scontentare l’ascoltatore ci sia sempre, fa parte del gioco, ci sta. Il bello della musica, secondo me, è anche potersi prendere dei rischi, fare qualcosa di diverso e inaspettato. Se io facessi dieci dischi identici uno dopo l’altro che senso avrebbe? Ne basterebbe uno solo!

Arriva un momento in cui cresci, la tua musica cambia, la scrittura si evolve, giusto provare anche a sfidare l’ascoltatore, il proprio seguito storico. Io alla fine sono arrivato ad un punto della mia carriera in cui devo prendermi delle responsabilità, la mia penna credo sia oramai abbastanza forte per reggere questo tipo di sfide. Questo disco è forse presuntuoso, e allo stesso tempo ambizioso, più di un giornalista ha sottolineato che si tratta del mio disco migliore, e questo ovviamente mi fa molto piacere perché significa che la mia carriera è ancora in ascesa, in crescita e che il meglio lo devo ancora dare!

Dove ti vedremo prossimamente?

Nelle scorse settimane ho calcato palchi molto importanti, a breve inizieranno le date estive, e ci saranno sicuramente tanti appuntamenti, sia per i concerti, che per la presentazione dei miei libri e del podcast. Ovviamente, mano a mano che andrà a comporsi il calendario dei live, sveleremo tutto sulle mie pagine Social, per cui ci si vede di sicuro in giro!

 

 

 

 

 

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