Intervista Analogica. Mattia Lasio, il Galantuomo disilluso tra storytelling rap, flussi hip hop made in Casteddu

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Ospitiamo nella nostra intervista analogica Il giovane autore e rapper Cagliaritano Mattia Lasio ak Il Galantuomo Disilluso. Da questa intervista non si può che percepire la passione e l’amore per la cultura hip hop e per ciò che lo ha influenzato nella sua crescita. Un percorso umano e artistico che lo porta a incidere la sua musica e dedicarsi all’attività di scrittore di racconti e romanzi e giornalista pubblicista. La sua specialità è un rap genuino dove ancora per fortuna si sente la voglia di raccontare, di ricercare e di dipingere nella tela il quotidiano. Lasciamo quindi scorrere le sue parole che meritano di essere lette, come tutte le storie degli artisti e creativi che ospitiamo in queste pagine, questa è la nootempo Factory e questa è la nuova intervista analogica. 

Puoi raccontarci del tuo progetto artistico e musicale? Qual è il tuo stile e la tua visione come autore e rapper?

Il mio percorso comincia da ascoltatore, aspetto fondamentale da cui poi ha preso piede tutto il resto venuto in seguito. Mio padre, Davide, è sempre stato un grande appassionato di musica e collezionista di vinili tanto da avere nella nostra vecchia casa di via Hermada, a Cagliari, una collezione abbastanza cospicua. I primissimi pezzi e artisti rap li ho ascoltati proprio tramite lui: Grandmaster Flash, Sugarhill Gang, Neffa, Frankie Hi Nrg e Sa Razza in una fase che va dalla fine degli anni Novanta ai primi duemila.

I miei primissimi ricordi partono anche prima delle scuole elementari e hanno rappresentato una grande influenza. Come Mc ho cominciato tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 con il nome di Matthew Lloyd, grazie all’impulso di un mio caro amico di nome Alessandro Garau, in arte Thomas Kyle, che mi ha spronato tantissimo per mettermi in gioco ed esternare i miei pensieri, vedendo in me qualcosa di latente che io ancora non avevo avuto il coraggio di tirare fuori. Le mie primissime registrazioni le feci proprio da lui, nell’inverno del 2016.

Dopo circa quattro anni come Matthew Lloyd, dove ho preso parte a svariate sfide di freestyle e live e in cui realizzato 3 mixtape, un Ep e due dischi ufficiali prodotti da Big Boo (attualmente L’Astronauta), un’altra figura molto importante nel mio cammino, ho intrapreso la seconda parte del mio percorso  verso la metà del 2020 con il nuovo nome de Il Galantuomo Disilluso realizzando vari singoli, un Ep e un disco ufficiale. Definire il mio stile è complesso, probabilmente è un onere che spetta a terze persone. Detto ciò, mi piace alternare l’ironia sferzante a flussi di coscienza intimi oltre a veri e proprie storytelling dove traduco in rima racconti frutto del mio sguardo sulla quotidianità che, nel bene e nel male, non smette di essere occasione di riflessione.

Cosa rappresenta per te l’hip hop? Come la musica ha influenzato il tuo cammino? 

Ciò che rappresenta per me l’hip hop è un qualcosa di profondo e speciale. Sin da bambino, sono rimasto affascinato da queste quattro discipline di cui, pur sapendo poco per motivi anagrafici all’epoca, mi accorgevo formassero una cultura dinamica e ricca di vivacità. I miei primissimi approcci, anche in questo caso, sono legati alla mia famiglia: con mia madre e mio padre, quando ero piccolissimo e ti parlo di circa 3/4 anni, andavo il pomeriggio a fare merenda al Caffè Borromini in via Dante. Una volta terminato, attraversavamo la strada per andare dall’altro lato e mentre mi trovavo con i miei genitori ci fermavamo proprio sotto i portici delle Ormus e vidi lì per la primissima volta alcuni giovani breakkare.

Per me fu una folgorazione, rimasti profondamente affascinato da questi ragazzi che si muovevano sul pavimento con una agilità incredibile. Il mio primo contatto con il mondo del writing, invece, risale esattamente al 2008: oltre a scrivere, sono anche uno sportivo e pratico mezzofondo seppur tra alti e bassi, mentre correvo all’esterno del campo del Cus Cagliari notai i membri della crew Sardos Frades dipingere i muri e per me rappresentò un ulteriore colpo di fulmine. Spesso rimanevo incantato a guardarli, neanche a spiccicare parola, mi bastava osservarli per capire che stava accadendo qualcosa di bello. Sempre in quel periodo, il primo contatto con il mondo dell’Mcing è avvenuto tramite la corsa: mentre mi allenavo al Campo Coni, notai dei ragazzi al pistino di via Rockfeller improvvisare rime su una base e fu quasi uno shock per me.

Credevo fosse impossibile. Mi avvicinai per ascoltare e rimasi colpito, ricordo che erano presenti figure storiche del freestyle cagliaritano come Mr Tavo. Il sabato pomeriggio, sempre nel periodo tra la fine delle scuole medie e l’inizio del liceo classico, andavo a vedere i ragazzi più grandi di me fare freestyle in piazza Matteotti, oppure alle Vele così come alle Ormus, un altro evento molto importante che ho visto fu il DisMic organizzato da Owsir dove si sono fatti le ossa alcuni tra i freestyler più competitivi della scena cagliaritana e non solo. Mi capita, spesso, anche di andare a vedere con amici anche la storica crew Ormus Force breakkare fuori dal conservatorio, oppure sempre il sabato pomeriggio capitava di passare per piazza Giovanni e vedere altri nostri coetanei skateare.

Quali sono gli artisti rap che ti hanno influenzato maggiormente nel corso della tua carriera? C’è qualche rapper o gruppo che consideri una fonte di ispirazione?

Sono tantissimi i gruppi che mi hanno influenzato e che ancora oggi mi influenzano. Su tutti ti dico Neffa con il disco ”107 elementi” realizzato insieme a Deda e Al Castellana. Neffa per me è stato letteralmente un punto di riferimento grossissimo e unico, è proprio una figura che mi ha cresciuto con i suoi testi e che ho amato sia nell’ambito del rap che in quello del pop.

Altri dischi che mi hanno influenzato profondamente sono stati ”La rivincita dei buoni” di Ghemon Scienz, ”Contro gli estimatori” e ”Foto di gruppo” di Bassi Maestro, ”L’amico degli amici” di Turi, ”SxM” dei Sangue Misto, ”Di vizi di forma virtù” di Dargen D’Amico, ”Sindrome di fine millennio” degli Uomini di mare, ”Turbe Giovanili” di Fabri Fibra, ”La morte dei miracoli” di Frankie Hi nrg prodotto da un sublime Ice One, ”La freschezza del Marcio” di Mondo Marcio, ”Ego” e ”Home” di Nesli, ”Barroso” di Vacca, Cor Veleno, Colle der Formento con ”Anima e Ghiaccio”, ”Mi Fist” dei Dogo e in precedenza Le Sacre Scuola, ”Marracash” di Marracash, Chief, Zippo, ”Così com’è” degli Articolo 31, ”Disco inverno” di Mecna, ”Abissi” dei Menhir, tutta la Unlimited Struggle, Fritz Da Cat, Dj Shocca, Dj Gruff, Lou X, Otierre, Carrie D, La Pina, Lyricalz, Kaos, Inoki, ”Around the riones” dei La Fossa, brani come ”Alti e Bassi” dei Balentia, dischi come ”Sotto Effetto Stono” dei Sottotono, ”Wessisla” dei Sa Razza, ”Saloon” di Maku Go e Sardo Triba, ”Quattro Quarti” di Ruido e in particolare i brani ”A volte basta solo aspettare” e ”Farò a modo mio” che ascoltai nel 2011 per la prima volta sempre con mio padre in macchina alla radio e che mi emoziona ancora adesso tantissimo.

Per ciò che concerne il rap d’oltreoceano indubbiamente I De La Soul, i Bone Thugs ‘n Harmony, Talib Kweli con il disco ”Beautiful Struggle”, Guru con i suoi Jazzmatazz, Masta Ace e Marco Polo, Common, oltre chiaramente a Tupac, Biggie Smalls, Snoop Dogg ma anche i primi lavori di Eminem, 50 Cent , oppure pezzi come ”Got Some Teeth” di Obie Trice e album come ”The art of storytelling” di Slick Rick. Per quel che riguarda il rap sardo, oltre ad alcuni tra gli artisti nominati in precedenza, ci tengo a nominare Mefis Depedis – in particolare la sua saga de ”Le grandi avventure” – Infa, Cizin, Canosa Shake e Zidio dell’Emporio Elitario, Il Doge con ”Il ventre dall’ira” e molti altri, la lista sarebbe davvero lunga. Una menzione particolare meritano i ragazzi di Fluminimaggiore che in questi anni hanno prodotto tanti progetti di qualità e con cui ho avuto il piacere di collaborare in più di una occasione.

Ci tengo, per ciò che concerne il rap cagliaritano nello specifico, a nominare tre artisti miei concittadini di cui sono sempre stato estimatore e che meritano di essere approfonditi: Shonan Yankee, che reputo il miglior liricista che la Sardegna abbia mai avuto, Ceto Supreme e Isma Killah. Quando avevo 19 anni ho letteralmente consumato il disco ”Diverso” di Shonan e uno dei brani a cui sono più legato è ”Nel baratro” con una produzione incredibile di Isma Killah che è uno dei produttori più forti che abbiamo in Italia e uno dei miei preferiti da sempre. Un loro brano a cui sono particolarmente legato, in cui è presente anche Il Doge, è ”I’m real” contenuto nel disco realizzato proprio da Il Doge e Isma Killah ovvero ”Blaqdieries” di cui ricorrono nel 2024 dieci anni dall’uscita, un vero e proprio classico. Ecco, Ceto in questa occasione ha realizzato una delle strofe più intense della storia del rap isolano e cito i versi che più mi hanno segnato e che ancora oggi mi danno una grande carica: ”Rispetto a chi ha scritto la storia, l’ha vissuta e chi l’ha fatta. Ora ascolta è Cagliari che parla”. All’epoca ero adolescente, quei progetti uscirono durante il mio ultimo anno di liceo e mi accompagnarono nella preparazione dell’esame di maturità, adesso sono un ragazzo che sta cercando di diventare uomo e tante cose chiaramente sono cambiate, ma quando ascolto questi brani e mi soffermo su queste parole suscitano in me sempre emozioni fortissime.

Qual è la tua opinione sul mercato musicale di oggi e sulle opportunità per i giovani artisti? Credi che ci siano sfide particolari che devono affrontare?

La mia opinione sul mercato musicale italiano non può dirsi particolarmente positiva ma neanche totalmente negativa. Credo che ci sia sempre speranza per portare all’attenzione del pubblico chi realmente merita e ha talento, il processo è più lungo ma non impossibile. Le opportunità non mancano, il web sicuramente aiuta tanto però ciò che manca è il cursus honorum alla vecchia maniera con una buona dose massiccia di esibizioni dal vivo. Spesso, purtroppo, si pubblica il primo video ufficiale prima di essersi esibiti dal vivo, il che è un controsenso. La sfida principale che i giovani artisti devono affrontare è quella dell’identità: viviamo in un panorama dove l’appiattimento è evidente e dove tutti e tutte cercano formule già usate e considerate vincenti. Ecco, penso che sia importante non cedere all’eco di queste sirene e tentare un percorso che sia il più personale possibile.

Parliamo di diritti degli artisti sardi indipendenti, che spesso trovano poco spazio negli eventi e nei media. Cosa pensi e quali iniziative pensi che possano essere prese per migliorare la situazione?

Prima di tutto, è importante prendere consapevolezza che, purtroppo, a livello locale – rispetto al resto della Penisola – le opportunità non sono tante e questo non è un bene chiaramente, perché la Sardegna è ricca di talenti in tanti ambiti dalla musica alla letteratura e via dicendo. Prenderne atto, può portare a un intervento deciso per migliorare la situazione. Le iniziative potrebbero essere di vario tipo, su tutte creare almeno un appuntamento settimanale in cui dare spazio di volta in volta a 4-5 artisti indipendenti, facendo precedere il tutto da una ventina di minuti di open mic così da scoprire nuovi talenti e dare ulteriore spazio alle piccole realtà ricche di valore. A livello mediatico, il discorso è ancora più delicato perché sappiamo bene come il giornalismo italiano navighi in correnti abbastanza burrascose ma, anche da quel punto di vista, la nascita di nuove realtà piccole ma determinate in grado di creare programmi e format nuovi e realmente inclusivi potrebbero rappresentare un primo passo significativo.

Ci puoi parlare dei tuoi ultimi progetti musicali? Cosa stai lavorando al momento e quali sono i tuoi obiettivi futuri nel campo della musica?

Qualche giorno fa ho pubblicato il mio nuovo singolo ”Arriva!”, un brano pungente e ironico che affiora le proprie radici nella mia passione verso il cinema. La produzione è del mio amico G.Sandro con la preziosa finalizzazione di Luca Losengo che ha dato nuova linfa al brano e che ha curato anche le fasi di registrazione, mixaggio e mastering. Attualmente sto scrivendo un nuovo progetto che, entro la primavera, vedrà la luce. I più attenti si accorgeranno che le  tracce sono legate da un minimo comune denominatore.

Spero, a breve, di poter lavorare nuovamente con un produttore di cui ho grande stima ovvero Essezeta dei Pezzamakka con cui ho realizzato il mio ultimo album ”I molteplici orizzonti di un Galantuomo Disilluso” pubblicato lo scorso novembre. Non mi sono mai posto obiettivi, né ho mai avuto particolari sogni di gloria, anzi: scrivo per purissima passione e faccio i miei dischi per esigenza personale, perché farlo mi psicanalizza e la scrittura in rima è una vera e propria terapia che mi rigenera da sempre. Mi piacerebbe realizzare più album possibili senza seguire alcuna logica di mercato e senza pensare a scadenze e date prestabilite: vorrei che l’istinto mi guidasse sempre e che la genuinità mi portasse a lasciare più segni di me possibili. Non sono un businessman, sto agli antipodi da quella mentalità: il mio fine è proprio quello di esprimermi e di tirare fuori tutto ciò che ho dentro, traendo il meglio da ogni nuovo progetto sia dal punto di vista lirico che, soprattutto, umano.

 Tu sei attivo anche nel mondo del giornalismo indipendente e come autore di libri. Raccontaci questa tua passione e questo tuo lavoro.

La mia passione per il giornalismo nasce nel periodo dell’adolescenza ed è frutto, fondamentalmente, alla mia passione per la bella scrittura, soprattutto quella elegante e a tratti virtuosa. Il giornalismo è il contenitore che mi consente di affrontare le molteplici passioni che ho, in particolare temi culturali – che spaziano dalla letteratura, al cinema, al teatro e alla musica – e quelli sportivi senza tralasciare la cronaca e approfondimenti su quelle piccole, ma in realtà grandi, storie che abbiamo sotto gli occhi e che spesso ci sfuggono.

Anche in questo caso, non ho né pretese né particolari sogni di gloria: sarei felice di poter scrivere liberamente di ciò che mi piace in realtà dove  lavorare con serenità e in cui trovare stimoli che mi consentano di maturare. Riguardo la mia attività narrativa, invece, ho in mente una nuova antologia di racconti e una saga letteraria su un personaggio da me inventato quasi un anno fa ovvero l’archivista Domenico Musante, un giovane di 35 anni nato e cresciuto a Catania e trasferitosi, da un momento all’altro, in un rione popolare di Cagliari nella casa della zia materna Rosaria. Musante è tutto da scoprire, ci sono molti lati di sé che meritano di essere approfonditi. In un modo o in altro, anche quando lo lascio nel cassetto, sa come farsi sentire da me quindi tra non tanto ci sarà il primo capitolo interamente dedicato a lui.

Cosa pensi della tua città, Cagliari, dal punto di vista artistico e culturale? 

Potranno passare i giorni, i mesi e gli anni e potranno cambiare tante cose ma Cagliari sarà sempre dentro di me. Ciò che penso di lei è racchiuso in questa frase: Cagliari è cultura e arte in ogni suo angolo, in ogni sua via, in particolare le periferie. Sono nato e cresciuto nel quartiere di San Michele, in via Hermada ovvero una stradina di cento metri cinta da palazzi di varie tonalità di colore, a confine con Sant’Avendrace in cui mi sono trasferito successivamente andando ad abitare alla fine del rione a confine con Is Mirrionis.

Ogni angolo di questi tre quartieri li sento sulla mia pelle, per me sono sempre stati poesie in movimento, sono come delle madri che sanno accarezzarmi e al contempo strigliarmi e che non smettono mai di regalarmi sguardi sulla realtà nuovi. Ciò che sogno fortemente è vedere le piazze delle periferie, dalle più piccole alle più grandi, piene zeppe di persone impegnate in attività culturali. Sarebbe bellissimo organizzare un festival letterario sulle periferie e sfatare finalmente quei tabù e quelle falsità che sui rioni popolari vengono raccontati giornalmente dai media. Spero che Cagliari e che i cagliaritani riescano a valorizzare le proprie periferie e sappiano coglierne la poeticità che le caratterizza e che in troppi ancora non notano.

Dove possiamo trovare le tue tracce?

Trovate i miei brani e miei dischi nel mio canale youtube, dove è possibile iscriversi e rimanere aggiornati su ciò che farò in seguito. Invece, per acquistare e leggere i miei racconti basta contattarmi nel mio profilo Facebook Mattia Lasio, oltre che su instagram, o scrivermi alla mail mattialasio95@gmail.com

 

 

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