EXXTRA special interview. Le dope funk sul beat. Deejay Park presenta il suo primo album The Dustronomist. A cura di Martino Vesentini

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8 Marzo 2024. Segnatevi la data sul calendario. Deejay Park sforna il suo primo album “The Dustronomist”, un viaggio nei suoni che abbiamo provato a raccontare in questa chiacchierata. Ma c’è anche altro, da dove è partito, cosa ha in serbo nel prossimo futuro. Buona lettura e soprattutto buona condivisione!

 

Proviamo a partire dall’inizio, come sei diventato un DJ?

Mi sono avvicinato all’Hip Hop brekkando, ma non ero abbastanza bravo come B-Boy, la figura del DJ mi aveva sempre affascinato ma non ci avevo mai provato fino ad allora. Alla fine è venuto fuori che ero molto più portato a fare il DJ che non a ballare! Da li per tre anni buoni ho suonato prevalentemente nella gare di Breaking, facevo i MixTapes e pian piano ho iniziato a partecipare agli eventi qui in Friuli, ho scoperto la componente del Rap dal vivo, che fino a quel momento avevo solo annusato da lontano, e alla fine mi sono ritrovato a fare anche il DJ nei Live per i Rappers.

Oggi possiamo considerarti non solo un DJ ma anche un Producer, giusto?

Diciamo che è stata quasi una conseguenza logica, nel senso che il percorso che fa un DJ all’interno della ricerca dei pezzi da suonare nei Set ti porta poi inevitabilmente a provare a fare i Beat. Per molto tempo tuttavia non ho voluto farlo, non mi sentivo pronto, alla fine ho iniziato ma quasi tanto per, poi col passare dei mesi ha cominciato a piacermi quello che stavo facendo. Alla fine io continuo a considerarmi soprattutto un DJ.

 Cosa utilizzi per le tue Produzioni?

Utilizzo Ableton, quindi PC con il suo Controller, negli anni ho provato varie cose, MPC e alcuni campionatori per cercare di ottenere la giusta pasta sonora, ma alla fine tutto passa attraverso il Computer. C’è voluto un po’ di tempo ma ho trovato la giusta quadra, per fare uscire un flusso che mi appartenga al 100%.

Dopo tanti anni di attività, quando hai capito che era arrivato il momento di uscire con un progetto tutto tuo?

Le cose che stavo facendo e che mi stavano piacendo cominciavano ad essere parecchie, avevo tanto materiale da parte tra cui scegliere ciò che potevo tenere e ciò che andava invece scartato. Ho pensato per un certo periodo di fare il classico Album da Producer coi rapper, ma le variabili da tenere in considerazione erano troppe. Per cui alla fine mi sono detto che aveva più senso fare una cosa tutta mia, ho cominciato ad assemblare un Beat Tape che nel giro di qualche mese si è evoluito in un vero e proprio Album. Praticamente senza la parte Rap, perché molti dei beat non si prestavano a quella cosa li, l’ispirazione è molto Trip Hop, suono stile Mo’Wax, per dirti nei dischi di DJ Shadow ad esempio non c’erano quasi mai rappers.

Apprezzo molto quel tipo di Sound, e questo se vuoi va un po’ in contraddizione con ciò che effettivamente suono nei miei DJ Set o nei Mash Up, dove ho una tendenza molto energica, molto Funk se vogliamo. Quando produco invece mi emoziona creare questi tappetoni molto cupi.

Stai pensando di portare dal vivo questo progetto?

Ci sto lavorando parecchio, è sicuramente complicato, non so se ci riuscirò ma è un po’ una sfida con me stesso, voglio dimostrarmi di poter prendere questo disco e trasformarlo in un’esperienza Live. Il Set potrebbe contenere alcuni pezzi dell’album suonati dal vivo, un po’ rielaborati, in una sorta di DJ Set, miscelando a pezzi suonati o remixati da me. Per dirti il pezzo con Blob/B “Ugly Narciso” uscito a fine gennaio, potrebbe essere uno dei primi suonati dal vivo, creando un’atmosfera si cupa, ma con un ritmo sostenuto, seguita poi da una parte di Set un po’ più interattiva anche col pubblico.

Ti ho conosciuto grazie a due Specials semplicemente straordinari, il primo per l’anniversario dell’album “Neffa & i Messaggeri della Dopa” e il secondo una vera e propria monografia su Deda… arriverà qualcos’altro in futuro di questo tipo? Hai mai pensato di crearne uno su Gruff?

Guarda, avendo dedicato così tanto tempo ai MixTapes, credo che quest’anno manterrò solo l’appuntamento classico con “Miscellanea Estiva”, e sarebbe il Volume 7. Se dovessi però scegliere un’artista a cui dedicare un tributo, credo che escluderei a priori Gruff, perché è un DJ e troverei un po’ ridondante un lavoro di un DJ su un DJ, anche se orientato sulla sua attività di MC. Forse, per il mito che gli si è creato attorno, sarebbe bello farlo su LOU X, al quale ho già comunque dedicato una routine, mixando una sua strofa con dei beat dei Wu Tang. Poi magari guarderei un po’ agli anniversari, se ci fosse qualche bel disco che potrebbe meritarsi questo trattamento di ricostruzione. Sono lavori che hanno un aspetto quasi narrativo se vogliamo, perché si passa dai sample originali, o seguendo una sorta di percorso cronologico, si racconta la storia che sta dietro ad  un album, o all’artista stesso.

Passiamo al progetto “Orange Cut”, cos’è esattamente e cosa dobbiamo aspettarci?

Contestualmente al lancio di Singolo e Album, c’è in piedi questo progetto che definire un’etichetta forse è ancora un po’ complicato, ma la tratto come tale, e figura sempre come firma nei crediti delle cose che pubblico. Al momento non c’è una vera e propria struttura ed io sono l’unico artista, ma vorrei espanderla coinvolgendo altri artisti con progetti sui quali lavorare assieme per arrivare a realizzarli. In questo periodo sto aiutando un ragazzo che abita dalle mie parti, si chiama Flema e lo conosco oramai da una quindicina d’anni, stiamo lavorando sulle sue strumentali per chiudere il suo progetto, dove ci sarà tanto della sua musica e un po’ della mia visione. Poi nel prossimo futuro vorrei fare un paio di EP coinvolgendo dei rapper locali, tra cui sicuramente un MC che ritengo molto valido, Manu H.

Da Producers, dopo questo progetto, prova ad immaginare il tuo prossimo Album, con la possibilità di scegliere i rapper, su chi ricadrebbero le tue scelte?

Ti rispondo con dei nomi possibili: mi piacerebbe avere Danno, Ensi, poi anche se difficile e complicato vorrei Lord Bean, ma anche Sha One, che ho sempre amato tantissimo. Non dico Kaos, forse un po’ sorprendentemente, ma è tale il livello di riconoscenza nei suoi confronti, che preferisco così. Poi ti direi Tormento, anche se magari al momento potrebbe non essere molto adatto allo stile delle mie produzioni attuali. Pescando negli Stati Uniti invece ti dico Queen Herawin, Kool Keith e Billy Woods. Poi, mi piacerebbe davvero un sacco coinvolgere Yugen Blakrok, una ragazza sudafricana stilosissima, con riferimenti ad atmosfere cupe, quasi distopiche per certi versi. Questo sarebbe un po’ il mio Roster ideale.

 

 

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