Intervista analogica. Tra solchi vinilici e suggestioni electro del producer cagliaritano Alex P

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Oggi incontriamo per la nostra intervista analogica un producer / dj che potremmo definir storico, Alessandro Pintus aka Alex P. Background hiphop, profondo conoscitore della musica ad ampio spettro, master dietro la consolle della krew cagliaritana Dr.Drer & Crc Posse. Attivo già dal 1988 , Alex P ha approfondito il suo percorso artistico sperimentando la musica elettronica tra suggestioni hip hop , trip hop, downtempo e synth music. Ricordiamo anche la sua esperienza come dj del progetto rap MalosCantores per i quali ha curato i suoni in consolle per una stagione intera.  Insomma un producer che ha scelto sempre con grande coerenza la sua strada viaggiando tra ambienti liquidi analogici e digitali e che ha messo sempre in primo piano la lingua sarda e una idea di #sardegna differente.  

N: presentati con una tua scheda personale
– Alessandro, sui piatti dal 1988 come “Alex P.” (essendoci Eric B., Chuck D., Donald D., ecc. era inevitabile!).

N: cos’è la “musica elettronica” per te?
– una volta era un genere nuovo e alternativo, intrigante per l’approccio e le infinite possibilità creative. Al giorno d’oggi la vedo più come un’etichetta senza sostanza, un calderone generico e molto sterile nel quale per trovare qualcosa di interessante e di veramente “elettronico” bisogna frugare a lungo e con parecchia pazienza.

N: cosa t’ispira di più durante il tuo processo creativo?
– anzitutto la sensazione che un’idea base messa in loop è in grado di offrire (l’attitudine hip hop è rimasta) e, secondariamente, l’estetica dei singoli suoni e quella della loro somma. Poi, ovviamente, un immaginario costruito negli anni tramite i libri, i film, i viaggi ed i rapporti umani.

N: cosa pensi del music business?
– non ho un’idea precisa del grande music business perché, purtroppo/per fortuna, non ho mai avuto a che farci direttamente. Di sicuro chi fa musica di qualità e con impegno e sacrificio dovrebbe avere il suo music business, ovvero trarre sostentamento dalla propria arte, dal frutto del proprio lavoro. Utopia pura, chiaramente. Di fatto, personalmente, continuo a fare musica considerando business il vantaggio personale che ne deriva a livello di buonumore o di condivisione col prossimo.

N: descrivici il tuo studio
– oddio, “studio” è un parolone! Ho una stanza all’interno della quale sono riuscito a disporre quasi tutto quello che posseggo coi giusti cablaggi audio/midi. Il cuore di tutto è un mixer che ha una scheda audio integrata; riceve ed invia il segnale midi e quello audio a 5 synth, un sampler, 2 drum machine, 1 bassline e 2 piatti e un mixer (ovviamente). Il computer collegato al mixer gestisce tutto con un sequencer che risponde all’input di circa 8 controller che fanno più scena che altro…

N: la città nella quale vivi e lavori e quelle che hai vissuto in passato
– sostanzialmente ho sempre lavorato e vissuto a Cagliari, una città nella quale, ultimamente, si sopravvive e non si lavora. Un vero peccato perché, a conti fatti e al netto delle assurde contraddizioni quotidiane, sarebbe una città tutto sommato quasi ideale.

N: real djs, fake djs…
– il discorso è: o ridefiniamo il concetto di dj o mettiamo i puntini sulle “i”. Dal mio punto di vista esistono i dj, cioè quei personaggi che usano piatti/cdj e mixer, mixano e/o scratchano seguendo un criterio e una tecnica consolidata e personale, e i selecter, ovvero le persone che non hanno interesse verso la tecnica ma gusto e conoscenza musicale e sanno anch’essi come proporre la musica adatta alla situazione. Debbo però ammettere anche l’esistenza dei fake djs che, magari, stanno dietro una magnifica consolle o un semplice notebook e si limitano a muovere manopoline a caso e a fare pose.

N: i 5 album per sempre
Depeche Mode “Music for the masses”,
Dj Shadow “Endtroducing”,
Dj Krush “Jaku”,
Public Enemy “Fear of a black planet”,
Bomb the bass “Enter the dragon”.

N: come Bob Lazar ha cambiato la tua vita
Bob Lazar mi ha dato una prospettiva nuova… è come se mi avesse prestato i suoi spessi occhialoni per guardare oltre le apparenze, suggerendomi di dar credito anche al non evidente, all’assurdo, al non accreditabile. La sua storia, il mondo che ha raccontato, la sua faccia magra da vhs mi hanno sempre portato in un limbo dalle sfumature inquietanti e terribilmente affascinanti che hanno ampliato la mia visione d’insieme in ambito musicale. Sarebbe bello avere un plugin progettato da Bob che fa un mastering ipergravitazionale.

N: progetti per il presente?
– sono impegnato con la registrazione del nuovo disco di Dr.Drer & Crc Posse, la crew hip hop della quale sono parte da 23 anni. Parallelamente, in ambito elettronico, col progetto Plastik Kettle (del quale sono il 50%) sto per fare uscire due EP. Inoltre ho ripreso in mano parecchie bozze buttate giù negli ultimi 16 anni, con l’intento di “spolverarle” e far sì che si concretizzi un lavoro compiuto a firma mia personale.

N: linkaci un video che ti identifica

N: dove possiamo seguirti e ascoltare la tua musica sul web?
– non ho ancora organizzato una pagina completa e aggiornata ma c’è ancora qualcosa di sparso e incompleto qui: https://soundcloud.com/alessandro-pintus

N: esalta Nootempo.net e lasciaci con un tuo messaggio finale
– Nootempo è una realtà unica nel panorama isolano: produzioni, comunicazione, innovazione ma soprattutto “idee” e tanta collaborazione. In tutti questi anni è sopravvissuta nonostante tutto e tutti, con le proprie forze, senza mai perdere smalto e uno stile proprio. Ho sempre pensato che fosse veramente un bell’esempio da seguire, una fabbrica ricca di contenuti e non di prodotti vuoti, sterili e autoreferenziali. Spero che continui a regalarci musica e visioni.

Messaggio finale: Groom Lake is here.

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