intervista analogica. la musica che cura l’anima, Le positive vibes e il fuoco di Bujumannu nella dancehall sarda

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Simone Pireddu in arte Bujumannu non ha bisogno di grandi presentazioni. Indiscutibilmente uno dei nomi storici della reggae culture isolana dall’anno zero. Un artista che ha sempre diffuso un messaggio positivo nelle dancehall dell’isola e d’oltre mare. Bujumannu oltre che a diffondere la lingua sarda e la coscienza di una terra come nazione senza stato attraverso la musica è sempre stato attivo nel portare un suono genuino e il concetto di musica come cura per la mente e lo spirito. 

 

” Per me è stato un valore aggiunto cantare nella mia lingua, mi sento ancora più me stesso, riesco ad esprimere concetti che difficilmente in altre lingue riuscirei ad esprimere … “

Raccontaci, in breve, chi è Simone aka Bujumannu.
Sono una persona che arriva da un piccolo paese del Sud Sardegna e che ha sempre lottato e faticato per inseguire i propri sogni. Cantante dei TRAIN TO ROOTS e autore di 2 Album da solista oltre a tanti altri lavori e progetti. Dispensatore di sorrisi e di positive vibes, amante della natura, della mia Terra e adoro prendermi del tempo per perdermi creando opere di Land Art, per lo più Stone balance;

Quel giorno che hai incontrato la musica.
In realtà non ricordo il “giorno” esatto. Penso che la musica sia una cosa che fosse intrinseca in me. Mi ha, sin da piccolo, rapito, conquistato e dato speranza. Di sicuro è stata una bella “terapia”, un percorso magico, mi ha insegnato tanto, fatto incontrare tanta gente, conoscere tanti posti e confrontarmi con il resto del Mondo, mi ha forgiato, fatto crescere e diventare quel che sono ora;

Train to Roots, una realtà musicale storica che ancora oggi suona più che mai.
Quest’anno abbiamo compiuto i 18 anni di attività. È un vero piacere ed onore poter rappresentare a livello mondiale, con la nostra musica e i nostri testi, una Terra, un Popolo una Lingua. Per quanto mi riguarda ho sempre sentito il “peso” di questa responsabilità e nonostante le varie difficoltà, cadute, salite, sacrifici e cambi di “personaggi” all’interno della famiglia TRAIN TO ROOTS, si va avanti a testa alta. Per me l’importante rimane sentire ancora il “fuoco” acceso dentro, quello della passione che mi\ci ha spinto a continuare e soprattutto sino a che rimane il piacere di stare e suonare insieme, di emozionarci sul palco e vedere/sentire i nostri ascoltatori/fans emozionarsi con noi, è una grande fortuna poter urlare che “Siamo Ancora Qui e non poteva andare meglio di cosi”;

Isla sound system, la tua esperienza in questa crew sarda.
Con la crew di Isla Sound si può dire che siamo cresciuti insieme, anche loro hanno 20 anni di attività, conditi da miriadi di eventi, Festivals, produzioni musicali, serate e quindi la collaborazione negli anni è diventata sempre più costante e professionale. E’ diventata tale in maniera davvero naturale. Massimo rispetto per la Family Isla Sound e per tutti quelli che hanno supportato negli anni;

Un aneddoto, un ricordo che ti ha segnato nel bene o nel male, legato al tuo percorso artistico.
Sono davvero tanti. Ricordo con piacere la volta che scesi in tour nel 2003 (vivevo a Monza in Brianza) con la mia band di allora i “Radio Island” per suonare a Sassari. In quella occasione conobbi alcuni di quelli che poi, da lì a poco, sarebbero diventati la mia seconda famiglia e avrebbero stravolto in positivo la mia vita.
Sto parlando dei primissimi “Train To Roots”. Ma è davvero indimenticabile ed importante il ricordo della vittoria, nel 2006, al contest del Rototom Sunsplash ad Osoppo (UD) che ha segnato l’ascesa del nostro e del mio percorso nella musica.

In questi mesi hai prodotto alcuni singoli. Come nasce una tua canzone e come sviluppi il progetto?
Una mia canzone nasce sempre con l’intento di voler comunicare qualcosa o di voler raccontare un po’ di vissuto. Per la stesura di un testo spesso parto dall’ ascoltare delle strumentali, dal quale mi faccio trasportare, decido di cosa voler parlare e poi parto da delle bozze di melodia, per poi metterci tante parole, frasi e concetti, che poi col tempo dovuto inizio a tagliare, sviluppare, limare e sistemare per cercare di farla diventare una canzone che soddisfi me, ma anche che tutti possano sentire propria, riuscire a scrivere testi “universali” è la cosa più difficile ma anche quella più soddisfacente, credo;

Reggae Culture, come la vedi oggi rispetto a quando hai iniziato il tuo cammino musicale nelle dancehall ?
Se penso a come era viva nei primi anni 2.000, mi viene da dirti che oggi la scena “sopravvive” a stento. Sopravvive grazie alla grande passione e attitudine di tante belle realtà che continuano a produrre e a spingere musica e messaggi della reggae culture in tutta la penisola e nelle isole. Si fa molta più fatica ad emergere, arrivare ai giovani, nelle radio e in TV. Se devo essere sincero, dopo la “perdita” del Rototom Sunsplash, che era davvero una istituzione, una scuola, una famiglia, una grande opportunità di crescita in Italia , la scena Reggae è crollata. Un po’ per mancanza di spazi, di organizzazione, di voglia di mettersi in gioco e se vuoi il mio personale parere, anche di non aver puntato di più su un “reggae italiano” originale, anziché voler per forza imitare, somigliare, inseguire e suonare ciò che più andava al momento, perdendo cosi (fatta eccezione per alcune entità che spaccano nel mondo) di credibilità, argomenti popolari, unicità, personalità. Ma è solo un mio modestissimo parere.

Musica e spirito; la musica è una cura ?
La musica cura ogni male dell’anima, smuove energie e vibrazioni invisibili agli occhi ma capaci di fare girare l’universo.
Per me è davvero curativa ma anche una sana terapia. Una canzone può cambiarti la vita, può insegnarti certi valori, l’amore, il dolore, può farti piangere, ridere, urlare, saltare, sognare e “vincere” in questa vita! Viva la musica.

Sa lingua sarda nostra ,La nostra lingua sarda. Tu hai sempre spinto in questa direzione.
L’ho sempre fatto in modo naturale. Sono cresciuto in una famiglia dove si è sempre parlato il Sardo campidanese, poi a scuola mi hanno insegnato (a marolla) l’italiano e ad usare solo quello, perché dicevano che il Sardo “era grezzo” e che a scuola “non si può parlare”. Per me è stato un valore aggiunto cantare nella mia lingua, mi sento ancora più me stesso, riesco ad esprimere concetti che difficilmente in altre lingue riuscirei ad esprimere. Guardando dietro, i TRAIN TO ROOTS sono diventati quello che sono soprattutto perché hanno sempre fatto belle canzoni anche in sardo.

Dieci artisti per te Fondamentali da cui hai tratto ispirazione e motivazione.
Difficile perché ho sempre ascoltato di tutto, ma ci provo. Penso di non poter escludere dalla lista: Bob Marley, Rage Against The Machine, The Clash, Beastie Boys, Skatalites, (tra gli internazionali) mentre 99 Posse, Casino Royale, Africa Unite, Sud Sound System e Sa Razza (che sono stati i primi che mi hanno fatto capire che col la mia lingua si potevano fare cose spaziali), tra quelli della penisola.

Cosa consiglieresti ad un giovane che oggi vuole mettersi in gioco e seguire un percorso artistico?
Consiglierei di sicuro di mettersi sotto già da ora a lavorare senza avere fretta di arrivare. Perché nella vita premia sempre la costanza, la voglia di arrivare, la capacità di saper raccontare, di ascoltare è di voler lasciare qualcosa di bello agli altri. Non è semplice, richiede tanti sacrifici, tanti rinunce. Non ponetevi dei limiti, leggete tanto, ascoltate di tutto e non abbiate nessun timore di sentirvi liberi ed originali.

Qui e Ora. Hai dei progetti per il presente?
Guai a non averne, avere dei progetti, degli obiettivi, allunga la vita. Per quanto mi riguarda, sto lavorando al mio terzo album da solista che sarà preceduto da alcuni singoli. E sto lavorando insieme ai TRAIN TO ROOTS alla stesura e chiusura del nostro Settimo album, quindi se ancora non lo avete fatto, seguiteci sui nostri vari profili perché arrivano tante belle novità e tanta buona musica.

 

 

 

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