intervista analogica. Sergio Piras e la carovana dei Tamurita è sempre in viaggio in Sardegna e oltre mare.

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Sergio Piras è uno dei pochi artisti sardi che non solo non ha mai lasciato la sua terra sarda ma ha saputo costruire con tutta la sua band, i Tamurita, un percorso virtuoso ricco di produzioni e di un’intensa attività live. Musicista, autore e cantante ( e produttore di eventi e artisti ) , Sergio ha sempre messo in primo piano la musica e il messaggio sociale senza tralasciare la parte di leggerezza e intrattenimento sano. Numerosi dischi all’attivo e tante collaborazioni hanno portato questo artista nel mondo odierno, quello che sappiamo essere sempre più votato al mainstream nazional popolare e che spesso produce piu’ personaggi social che musica genuina e vera. Siamo felici di averlo nelle nostre pagine e di leggere le sue parole perchè la vera rivoluzione artistica puo’ arrivare da persone come lui.  

 

 

Puoi raccontarci del tuo progetto musicale e come hai fondato i Tamurita? Qual è la tua visione e missione con questa realtà musicale?

I Tamurita nascono con l’intento di mischiare vari generi musicali e diverse lingue nei testi. Il termine coniato da Manu Chao per questo stile è la patchanka, ma già prima di lui i Clash avevano aperto le strade a questo mondo musicale. Lo stesso “Joe Strummer”, si definì un cantante folk con la chitarra elettricaFin dal principio i Tamurita sono stati capaci di sfuggire alle etichette convenzionali e di abbracciare una gamma di stili e sonorità diversi, combattendo per la propria unicità e conquistando il cuore di molti. Ciò che ha reso questa band originale non è solo il  mix di generi musicali, ma anche  l’impegno nel portare al centro dell’attenzione temi sociali importanti attraverso le canzoni. La musica e i testi riflettono un profondo senso di consapevolezza sociale, abbracciando questioni come la giustizia sociale, l’uguaglianza, l’ambiente e i diritti umani.

In che modo la musica ha cambiato la tua vita e il tuo percorso artistico? 

Possiamo dire che la musica ha cambiato radicalmente la mia vita, ha modellato il mio percorso artistico, ha fatto di me l’artista che sono oggi. Non si tratta solo di una parte fondamentale della mia esistenza, ma è la chiave per comprendere chi sono e come ho scelto di esprimere me stesso nel mondo.

Quali sono i grandi artisti o band che ti hanno influenzato nel corso della tua carriera musicale? C’è un musicista o un lavoro in particolare che ti ha lasciato un’impronta indelebile?

Lavorare con Madaski degli Africa Unite è stato di grande aiuto e insegnamento. Mentre un altro incontro molto importante per noi, sono stati gli Ska – P. Con Pul Pul abbiamo girato un video clip a Madrid e con Joxemi abbiamo arrangiato e prodotto Mescaleros.

Qual è la tua opinione su come possiamo far innamorare i più giovani della bellezza della musica? Quali strategie ritieni efficaci per avvicinare le nuove generazioni al mondo della musica?

È indubbio che la musica possiede un innegabile richiamo universale che attraversa tutte le età e le culture. Tuttavia, per far innamorare davvero i più giovani della bellezza della musica e avvicinarli al mondo musicale, abbiamo bisogno di un approccio coinvolgente e inclusivo. L’obiettivo dovrebbe essere creare un ambiente musicale che incoraggi i giovani a esplorare, a sperimentare e ad apprezzare la musica in tutte le sue forme.

Qual è la tua opinione riguardo ai diritti degli artisti sardi indipendenti, che spesso trovano poco spazio nei media e nell’industria musicale e negli eventi sardi? Quali sfide pensi che debbano essere affrontate per migliorare la situazione degli artisti locali?

Il problema dell’accesso limitato ai media e all’industria musicale per gli artisti indipendenti è una sfida comune a cui molti artisti sardi, regionali e locali devono fare fronte. Questi ostacoli possono dipendere da molti fattori, tra cui l’accesso limitato a risorse musicali, la mancanza di piattaforme promozionali, la concorrenza con artisti mainstream e la mancanza di consapevolezza del pubblico. Credo che l’unione tra gli artisti indipendenti, alternativi, potrebbe migliorare la situazione.

Qual è il tuo rapporto con la Sardegna e in che modo questa terra ha influenzato la tua musica e il tuo approccio artistico?

Questa terra mi ha dato quella forza e quell’energia giusta per dimostrare che anche qui ci sono musicisti che hanno tanto dire e che meritano tanto. Con i Tamurita siamo riusciti a calcare palchi molto importanti con migliaia di persone davanti ai nostri occhi.

Un evento, un concerto, un piccolo ricordo tra i piu’ importanti… 

Un evento che mi colpì tanto, fu senza dubbio suonare al capodanno di Cagliari insieme a Roy Paci, Lapola e Kid Creole,  con quarantamila persone che ballavano e saltavano per gran parte della serata.

Anche se viviamo nel qui e ora…Parliamo di progetti futuri. 

I miei progetti futuri sono quelli di continuare a produrre e lavorare sempre al meglio con la musica, perché come qualcuno disse:” io ho scelto la musica, ma anche la musica mi ha scelto”.

 

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