EXXTRA special interview. Off The Record: Alla Scoperta del Fumettista Emanuele Rosso. a cura di Martino Vesentini

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Oggi usciamo decisamente dalla nostra confort zone e facciamo una bella chiacchierata con Emanuele Rosso, classe ’82, fumettista nato a Udine e che attualmente vive a Torino. Come spesso mi accade, non ricordo bene come sono finito sul suo profilo IG, ma una volta letto il prologo del suo fumetto “Off The Record”, non sono più riuscito a farne a meno! Chi sono i Recordi? Cosa c’è dietro, sotto, intorno? Un fumetto sulla musica, sulla nostalgia, sul tempo che passa… Se poi vorrete saperne di più leggete la nostra intervista e… visitate il sito ufficiale dell’artista emanuelerosso.com

Partiamo dall’inizio: come hai scoperto di avere un talento per il disegno?

In realtà non credo di aver scoperto un talento, sono partito con una grande passione da lettore e poi ad un certo punto ho provato a disegnare anch’io qualcosa. Alla fine è come nello sport, si scopre una predisposizione, quella si sicuramente, ma poi bisogna allenarsi tantissimo per arrivare ad un buon livello. Quindi credo che il talento esista, ma vada costantemente alimentato dall’attività quotidiana. Conosco tantissimi autori molto bravi che si sono persi perché, pur avendo una predisposizione pura più forte di altri, poco volenterosi di applicarsi giorno dopo giorno, e quindi hanno avuto meno successo di chi invece ci ha sbattuto la testa più a lungo. Arte e Sport sono molto simili da questo punto di vista. Si inizia a disegnare già da piccoli, ma c’è da dire che il nostro sistema educativo non spinge molto questo aspetto, si predilige la parola rispetto alle immagini, per cui la maggior parte non viene stimolata e progressivamente perde questa capacità.

Hai un percorso accademico legato al disegno?

Io ho fatto studi umanistici, prima il Liceo Scientifico, poi il DAMS (Arte Contemporanea) e una Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Nel frattempo ho studiato da autodidatta, partecipando ad un paio di corsi di fumetti, il mio primo maestro è stato Davide Toffolo, cantante dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Ho lavorato per lui come assistente, a 18/19 anni, e poi ho semplicemente continuato a disegnare per conto mio, facendo qualche altro work shop con altri autori negli anni dell’università, ma studi strutturati sul disegno no, mai.

Ti ho conosciuto grazie al fumetto “Off The Record” che sto leggendo avidamente, man mano che fai uscire gli episodi, raccontaci un po’ come nasce l’idea e perché hai voluto ambientarlo nell’ambiente musicale?

C’è molto di autobiografico in questo fumetto, nel senso che io per un bel po’ di anni ho fatto il “banchettaro”, ossia l’omino del merchandising, per la band degli Amari, un gruppo di amici che mescolavano Rap, Pop, Indie, Elettronica. Per un bel po’ di tempo ho pensato di raccontare quegli anni, gli aneddoti, le esperienze vissute in tour in qualche maniera, ma non riuscivo a trovare una chiave sensata per farlo. Poi in qualche modo si sono allineati i pianeti ed ho deciso di creare una band fittizia, i Recordi, costruiti sulla falsariga degli Amari, ma volevo mescolare le carte, mi è sempre piaciuto alternare realtà e finzione nelle mie storie, per cui ci sono dei riferimenti  autobiografici all’interno, che possono essere colti dal lettore, ma se uno non li coglie va bene uguale.

Hai altri progetti in ballo in questo momento?

Ho iniziato da poco una collaborazione con la rivista “Tennis Italiano”, qualche anno fa feci uscire un fumetto proprio su questo sport (GOAT), anticipando un po’ l’ondata di appassionati legata molto ai risultati di Sinner. Mi occuperò di fare una striscia, un paio di tavole, su ogni loro numero per raccontare il tennis dal basso, visto che dopo quel fumetto ho iniziato a giocare a tennis a livello amatoriale, prima non ci avevo mai nemmeno provato. Poi, sicuramente ho altre storie da raccontare, ma con calma, visto che ho anche un lavoro e mille altri impegni, per cui come si suol dire, una cosa alla volta!

Disegnare fumetti è una tua grande passione, ti piacerebbe che diventasse una professione?

E’ una domanda che mi sono posto tante volte, c’è da dire che per fare questa cosa come lavoro bisogna accettare dei compromessi, perché è difficile farsi pagare sempre e solo per fare ciò che ci piace, per cui a volte ci si deve anche forzare a disegnare cose che non ti interessano, i famosi lavori su commissioni. Il rischio è di dedicare troppe energie creative a fare cose che non sono le tue priorità, esaurendole, non avendo poi più voglia di fare altro. Io ho capito che preferisco fare un lavoro completamente staccato dal mondo dei fumetti, per preservare la mia creatività. E’ una questione soggettiva, tra i fumettisti c’è chi preferisce solo disegnare tutto il giorno, per cui deve accettare questo compromesso, e chi invece fa scelte diverse, come me.

So che hai lavorato anche come Speaker radiofonico, quanto è importante la Musica per te e per la tua attività di fumettista?

La musica è fondamentale, per me è molto identitaria, si connette molto all’identità delle persone. Per la nostra generazione soprattutto. Oggi si può accedere a qualsiasi contenuto musicale molto facilmente, una volta si faceva ricerca, e questo ci ha fortificati da questo punto di vista.

Sono cresciuto con il Rap degli anni 90, è stato il mio genere preferito da adolescente, seguivo, ascoltavo e compravo tutto ai tempi, a casa ho ancora una valanga di CD che oggi non si trovano da nessuna parte, autoproduzioni per lo più. Questo ha formato il mio gusto, tuttora ho sempre una predilezione per la Black Music, il Funk, e via dicendo. Nel fumetto non so, è strano perché è un linguaggio muto di fatto, per cui la musica può essere solo evocata indirettamente, ma di sicuro non lavoro mai in silenzio, per cui mentre disegno mi faccio accompagnare dalla musica o, ultimamente, da qualche podcast. Non necessariamente poi influenza ciò che disegno, perché alle volte ascolto robe che come mood non c’entrano nulla con ciò che sto creando, sono due cose abbastanza svincolate l’una dall’altra.

E a proposito di Podcast, parlaci un po’ del tuo progetto “Fumetti che ti Spezzeranno il Cuore”

Tra le tante cose che faccio, mi piace definirmi un’attivista culturale, nel senso che oltre a disegnare i fumetti, cerco di promuoverli e diffonderli. Con la Libreria Therese di Torino, organizzo degli incontri con altri autori che chiamo a raccontare i loro fumetti preferiti. Le registrazioni di queste interviste vengono poi caricate sul loro canale YouTube (@libreriatherese), in modo che, chi non riuscisse ad essere presente fisicamente, possa rivedersi questi suggerimenti di letture e scoprire nuovi fumetti interessanti. E’ una cosa che mi piacerebbe fare di più, perché credo che il fumetto soffra un po’ di mancanza strutturata di divulgazione, c’è davvero bisogno di trovare nuove strade, più fresche e fuori dalla bolla di lettori abituali.

Da appassionato di Hip Hop e Fumetti, hai qualche legame con il Writing e la Street Art?

Da giovane ho taggato un po’ in giro, ho fatto anche un paio di pezzi a dire il vero, ma bruttissimi, credo non ci siano più, anzi me lo auguro proprio! Ma essendo un ragazzino molto rispettoso delle regole, l’idea di dipingere illegalmente mi ha sempre generato un’ansia terribile, un senso di colpa che non mi ha mai permesso di lasciarmi andare da questo punto di vista!

 

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Podcast “Fumetti che ti Spezzeranno il Cuore”

 

 

 

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