exxtra special interview. Frontiera40: Celebrazione dell’evoluzione del Writing italiano con Fabiola Naldi. a cura di Martino Vesentini

No Rating

Qualche anno fa ebbi l’occasione di ascoltare dal vivo la voce di DEEMO raccontare il proprio percorso artistico, che lo portò a disegnare le prime copertine per i Negazione, passando per la registrazione di “Stop al Panico” con l’Isola Posse All Stars, fino ad arrivare alla cura della parte grafica di dischi seminali come “SXM” e i “Messaggeri della Dopa” Rimasi colpito da quello che lui battezzò come un momento di svolta, ossia la visita alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna della mostra “Arte di Frontiera, New York Graffiti”, vista nell’ultimo giorno di apertura e a ridosso dell’orario di chiusura. Anno 1984. 40 anni dopo, sempre a Bologna, è stato allestito il progetto espositivo “Frontiera40”, grazie al lavoro della curatrice Fabiola Naldi, con cui abbiamo avuto l’onore di poter fare una chiacchierata.

Com’è nata l’idea di questa mostra?

Mi occupo del percorso scientifico e critico di Francesca Alinovi da moltissimi anni; avendo studiato molti suoi testi nel corso della mia carriera, aspettavo con trepidante attesa l’arrivo del 2024, perché sarebbe stata l’occasione per celebrare “Arte di Frontiera New York Graffiti”, uno dei primi progetti museali europei ad avere storicizzato la disciplina del Writing.

Non avrei potuto farlo se non al MAMbo, sede attuale della precedente Galleria d’Arte Moderna, dove appunto, nel marzo 1984, fu realizzata la mostra “pensata” da Francesca, a meno di un anno dalla sua scomparsa. La grande sfida era evitare la solita banalità espositiva delle opere su tela spesso realizzate da molti (ma non da tutti) Writers e indagare un luogo espressivo alquanto interessante, poco conosciuto ma fondamentale per tutta la scena e la sua evoluzione, ovvero quello del bozzetto.

Un dispositivo molto particolare che rappresenta una fase di atto riflessivo, preparatorio: ho pensato che in un luogo importante come il MAMbo dovevamo entrare insieme in modo autorevole, unico ed indimenticabile, con una pratica che li rappresentasse senza stravolgere l’atto fondante della loro presenza in strada. Per questo ho scelto il disegno, le opere su carta, mostrate oltretutto in modo opposto alle stesse pratiche outdoor. Volevo ribaltare l’esperienza delle teche intese come atti espositivi del classico e istituzionale Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, in un’invasione materiale, allestitiva degli stessi spazi del Museo.

Come sono stati scelti gli Artisti?

Il sottotitolo della mostra è “Italian Style Writing 1984-2024”, per cui ho scelto accuratamente 181 fuoriclasse, autori indiscutibili (e ne avrei certamente potuti mettere alcuni altri ma lo spazio a disposizione era quello utilizzato) invitati per logiche sia stilistiche che territoriali. Ho cercato di riferirmi alla mostra dell’84 come ad un momento iniziale, per poi andare ad esplorare il percorso della scena italiana, tentando in qualche modo di gestire il panorama stilistico e territoriale come uno degli elementi portanti. Osservando con attenzione i cosiddetti “indiscutibili”, ossia quelli che nel 1984 già c’erano ed hanno avuto modo di vedere la Mostra, ho guardato agli stili più importanti, dialogando con tutto il territorio nazionale, isole comprese! “Frontiera 40” non ha la presunzione di considerarsi una mostra definitiva, ma certamente unica per le modalità di invito, di curatela, di svolgimento e di restituzione al pubblico, spesso generico, che visita il Museo.

Tra i 181 Artisti esposti ci sono rappresentate varie generazioni?

Possiamo dire che ci siano rappresentate tre generazioni: quella dell’adolescente che nel 1984 ebbe modo di vedere la Mostra (e che poi è divenuto un sapiente mentore, nonché rappresentante indiscutibile della scena italiana), una seconda più matura e consapevole che opera tra i primi anni Novanta e la fine degli stessi, ed infine una leggermente più giovane che arriva ad esprimersi nella prima decade del nuovo millennio. Vale la pena evidenziare che molti di loro sono tutt’ora attivi e intensamente impegnati ad evolvere il proprio Stile in confronti Nazionali ed Internazionali.

Ti va di raccontarmi qualcosa di Francesca Alinovi?

Certamente e sempre con immenso piacere. Francesca Alinovi è stata una docente, ricercatrice, critica d’arte che, a partire dal ‘75/76 fino all’83, ha prodotto mostre, testi e articoli tra i più lungimiranti nella scena artistica contemporanea, non solo italiana. Nativa di Parma, si laurea a Bologna con Francesco Arcangeli su una tesi di un pittore di inizio Novecento, Carlo Corsi, e poi si specializza con Renato Barilli, uno dei fondatori del DAMS, con una tesi su Piero Manzoni.

Da quel momento la sua collaborazione con Renato Barilli, in una scena culturale aperta, stimolante, artisticamente promiscua e sperimentale, porta alla realizzazione di mostre e produzioni letterarie molto importanti. Vale la pena ricordare certamente che dal ‘77 all’82 cura (con Renato Barilli e Roberto Daolio) le Settimane Internazionali della Performance, ma non solo. Nel frattempo inizia a scrivere testi e saggi, in particolar modo sul mondo dello spazio pubblico, in tutte le sue caratteristiche e desinenze, credendo fortemente che quella parte della sua ricerca sia ancora oggi quella più lungimirante.

Ritengo che ancora oggi, a distanza di più di quarant’anni, alcuni di quei testi siano fondamentali e fondativi di un certo modo di trattare la disciplina del Writing in termini critici.

Il Writing nel 2024: è ancora un linguaggio rivoluzionario?

La prima cosa che posso dirti è che il Writing, in quanto scena attiva su ogni territorio urbano occidentale, c’è e ci sarà ancora per molto tempo. Sul fatto che possa essere ancora ampiamente rivoluzionario, bisognerebbe capire bene il significato di questa parola, di certo ciò che c’è in strada ha un valore aggiunto che nessuno spazio deputato può dare all’espressività visiva ma non solo. Per questo ritengo che sarà una disciplina che continueremo a vedere, volenti o nolenti, nei nostri spazi urbani.

Per chiudere, ricordiamo a chi volesse visitare la Mostra quando e dove?

Dal 13 aprile fino al 13 luglio al MAMBo in via Don Minzoni 14 a Bologna, in orari da museo (lunedì chiuso, martedì e mercoledì 14-19, giovedì 14-20, dal venerdì alla domenica 10-19). Attorno alla Mostra ci sarà un Public Program dall’ironico titolo “MORE PUBLIC LESS PROGRAM”, con quattro appuntamenti speciali (2-9-16-23 maggio) e ci saranno, poi, un insieme di interviste che diventeranno una sorta di grande Podcast, grazie alla partnership con Neu Radio, fondamentale per questa parte del progetto. E, alla fine di tutto, appena troverò le forze fisiche, concettuali, culturali ed economiche, produrrò un libro che riporterà tutti i 181 disegni e darà voce agli Artisti stessi perché possano raccontarsi.

 

Sostieni la factory sarda nootempo! Diamo voce e spazio ai progetti artistici indipendenti!
Offrici un caffè… e magari anche una ciambella!
Puoi farlo donando quello che ritieni giusto. Il tuo contributo sarà utilizzato
per sostenere le nostre spese (server, promo, adesivi e iniziative).
Puoi farlo facile facile con pay pal o altri metodi a te preferiti

 

 

 

 

Tags