exxxtra special interview. Torino rules, Angelino the Fighting Soul e la scuola del Regio. A cura di Martino Vesentini

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Dopo aver intervistato tanti rapper, alcuni produttori e diversi DJ, ci tenevo a portare sulle pagine di Nootempo anche un rappresentante di un’altra Disciplina fondamentale per la Cultura Hip Hop. E con immenso piacere e gratitudine, vi presento Angelino dei Fighting Soul, una delle principali realtà italiane in ambito Breaking.

 

 

Domanda d’obbligo: quando scatta in te la scintilla del ballo?

Conoscevo già il Breaking perché mio fratello ballava, poi nell’89, andandolo a trovare in Svizzera dove abitava, mi portò ad una JAM a Zurigo, e li rimasi folgorato dalla situazione, soprattutto da un ragazzo spagnolo, Remo, che fece un giro sulla testa, un Drill, e mi convinsi che volevo fare quella roba. Poi in realtà me ne tornai nel mio paesino in Calabria, dove in pratica non esisteva niente di tutto questo, per cui  continuai con la mia solita vita da adolescente, fino a quando nel ’90 non ci trasferimmo con tutta la famiglia a Torino. Un pomeriggio sempre mio fratello mi portò al Regio, vidi e conobbi Atomik, poi Next One, insomma coloro che reputo ancora oggi i miei Maestri.

Cosa ti colpì maggiormente del Breaking?

Credo che aldilà del ballo, sentivamo di appartenere ad un movimento culturale, fuori dalla massa, avevamo questo senso di ribellione che ci portava a fare una cosa che ai tempi era davvero per pochi. La gente ci guardava come se fossimo appena sbarcati da Marte, e a me questa cosa affascinava molto. Ancora oggi per me lo spirito è lo stesso.

Com’era l’atmosfera ai tempi al Regio?

Guarda era tutto incredibile, Torino era un po’ la capitale dell’Hip Hop ai tempi, ti parlo di fine ’91, c’era un grande fermento, tutte le quattro discipline rappresentate, e li davvero gravitavano i Kings della scena italiana, da DJ Gruff a Next One, Carri D, Josta e Pinzu, ( ndr nootempo anche i sardi Sa Razza crebbero proprio al Regio della prima ora ) era una realtà paragonabile a quella di altre metropoli di livello europeo, io la considero proprio la culla dell’Hip Hop italiano. Per quanto riguarda il Breaking, al Regio vigeva una gerarchia per cui i più esperti avevano un loro cerchio, mentre noi ragazzini ci dovevamo accontentare di provare in un altro cerchio. Era una sorta di divisione tra quelli già bravi e i principianti. Non scorderò mai il pomeriggio in cui vennero i grandi da me per dirmi che da quel momento in poi potevo far parte del loro cerchio, un’emozione incredibile, che mi mette i brividi ancora oggi, più di tutte le cose, anche Mainstream, che successero in seguito con la nostra Crew.

Proprio a proposito di Crew, come nascono i Fighting Soul?

Parte tutto ufficialmente dal ’96, io ballavo già regolarmente da tre anni, infatti mi ritengo un B-BOY SINCE 1993 , come amo sempre ripetere… Iniziamo tutto io e il mio amico Silvio, poi si aggiunsero Beat One e Ricky Rock. Non avevamo chissà quali progetti, alla fine volevamo solo ballare, ma grazie a questa idea abbiamo tracciato un percorso che ci ha portati a scrivere un pezzettino di storia italiana. Dal ’96 fino al 2002 partecipammo ad un sacco di Jam, Feste, Concerti, abbiamo ballato anche nel film “Zora La Vampira” dei Manetti Bros, con Carlo Verdone. Poi entrammo in contatto con gli Articolo 31 verso la fine del Tour di “Così Com’è”, sempre grazie a mio fratello che già frequentava sia AX che JAD, ma anche DJ ENZO. Loro erano già molto famosi, ma a noi importava solo ballare, eravamo davvero grezzi, per dirti la prima volta che dovevamo incontrarci io non mi presentai nemmeno…

Ai tempi ballammo anche con Chief, per GRUFF all’Ampollino, insomma avevamo contatti un po’ con tutti. Con gli Articolo andammo a “Vota la Voce” ad Arezzo, sembrava davvero un sogno poter fare ciò che ci piaceva davanti a così tanta gente. Nel 2000 a Londra siamo arrivati terzi ad un Contest di livello europeo, poi abbiamo collaborato con aziende, siamo stati tra i primi ad essere sponsorizzati, insomma tante cose. Ci vorrebbe forse un libro per raccontare tutto…

Avete appena festeggiato i 40 anni del Regio con un Block Party, com’è andata?

E’ stato bello ovviamente, ci siamo ritrovati un po’ tutti, mancava solo Next che era all’estero purtroppo. Abbiamo constatato che lo spirito è rimasto immutato, anche se le ere sono cambiate molto. Noi continuiamo a mantenere vivo quel fuoco, ballando, portiamo avanti quel messaggio, la Legacy, e la cosa bella è che comunque tra tante vecchie facce conosciute ci siano anche giovani che arrivano da fuori, anche stranieri, che rappresentano il futuro, c’è una sorta di ricambio generazionale nel Breaking, sono ragazzi che il sabato passano di qui e trovano sempre un GhettoBlaster per poter ballare ed allenarsi, portando avanti lo stesso spirito ribelle che avevamo noi. Se vogliamo siamo rimasti l’ultimo baluardo della cultura da strada in Italia.

Cosa ne pensi dello sbarco del Breaking ai Giochi Olimpici del 2024 a Parigi?

Ma guarda, come avevo già risposto in un’altra intervista, credo sia una cosa positiva, anche se l’aspetto della gara in se è quello che mi interessa di meno, probabilmente ne trarranno beneficio quelli che hanno le scuole di ballo, meno vantaggi per chi cerca di fare cultura portando avanti lo spirito originale, ma ci sta. E’ un modo per aumentare la credibilità e il rispetto verso tutto il Movimento, una bella vetrina senza dubbio.

 

 

 

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