Intervista Analogica. Abnormal Rima, la vera sfida dell’hip hop è essere autentici.

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Nootempo continua a dare voce e spazio alle realtà indipendenti. Non abbiamo mai smesso di cercare artisti validi e talentuosi che possano raccontare le loro storie. Proprio attraverso queste storie, che vanno lette senza fare troppo i pigri, possiamo capire meglio come un artista affronta il mondo dell’arte, della musica. Diego ak Abnormal Rima è un rapper di provincia, e possiamo assicurarvi che venire dalla provincia sarda non è una macchia visto che tanto Rap raffinato e consapevole viene proprio dalle province e dalle periferie.  Lasciamo quindi lo spazio al mic di Rima e alla sua storia. 

 

 

Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso nel mondo della musica e dell’hip hop? C’è stato un momento specifico in cui hai capito che volevi diventare un rapper e esprimere te stesso attraverso le tue rime?

Partiamo dal presupposto che praticamente io sono cresciuto con il rap. Sono nato nel 1985 e il primo contatto con l’hip hop e la musica rap è avvenuto nel 1995 (avevo 10 anni), grazie a mio fratello maggiore (in arte Wolf) che ai tempi aveva cominciato ad ascoltare Gangsta Rap made in USA (Ice T, NWA, Ice Cube, Dr. Dre, Snoop Dogg) e da cui ho sentito le prime canzoni che mi hanno decisamente rapito.
Da quel momento è iniziato il mio percorso da estimatore e cosi ho letteralmente consumato tutte le musicassette che trovavo a disposizione nella “collezione” di mio fratello. E da quel momento non ho mai smesso di ascoltare , cominciando a ricercare nuovi artisti, conoscere i background, la storia, l’evoluzione , prima solo della scena USA , poi con gli anni anche della scena Italiana ed Europea.

Nel 1997 cominciai a scrivere rime, tutto nato da un laboratorio scolastico in cui venne assegnato alla classe il compito di realizzare un brano con i soli mezzi a disposizione a scuola; fu cosi che mentre tutti si dedicarono a suonare qualche strumento, io decisi di propormi per scrivere il testo.

In quel periodo avvenne una situazione un po surreale nel paese dove abito (Sanluri, Medio Campidano, SU) e in particolare ci fu una serie abbastanza numerosa di suicidi e io condizionato da questi avvenimenti scrissi appunto un testo sul valore della vita e considerazioni sul suicidio. Direi abbastanza pesante l’argomento per un ragazzino di 12 anni, ma da sempre ho avuto interesse ad analizzare tutte le faccende e sfaccettature della vita. Essendo stato fin da piccolo molto introverso ma allo stesso tempo proveniente da un contesto molto concreto (figlio di agricoltore e ambulante, da quando ho 7 anni ho praticamente assaggiato lavoro in campagna e allo stesso tempo piazze di tutta la Sardegna) la mia scrittura ha sempre avuto dei connotati principalmente “umani”.

Nei miei testi ho sempre raccontato principalmente la mia realtà e il punto di vista con la lente della gente come me, che appunto veniva da contesti più difficoltosi e meno agiati. In breve da bambino e da adolescente mi sono sempre sentito diverso dagli altri, anormale, avendo sempre difficoltà a relazionarmi con i miei coetanei sia perché il lavoro della mia famiglia mi costringeva a non vivere come gli altri ragazzini sia perché purtroppo ragionavo già diversamente passando molto tempo con gli adulti. Dal 1997 non ho mai smesso di scrivere.

Come descriveresti il tuo stile musicale? Quanti album hai inciso da quando hai iniziato a dare fuoco al Mic ?

Non ho mai inquadrato il mio stile, o meglio non ci ho mai pensato, quindi reputo questa domanda abbastanza difficile. Direi che le 2 principali caratteristiche della mia musica sono principalmente: 1) Ricerca della rima 2) Messaggio, cerco sempre di lasciare qualcosa all’ascoltatore in termini di messaggio/idee Aggiungerei che sono un amante del Boom Bap e quindi sarei inquadrabile come amante del “classicone” ma negli anni sono stato comunque piacevolmente sorpreso dalle varie evoluzioni e da qualche anno sto “sperimentando” anche su sonorità diverse più moderne. Questa ricerca di evoluzione/cambiamento si collega alla seconda domanda, ovvero quanta discografia possiedo?

Beh, considerando che ho pubblicato il primo EP nel 2002, ho pubblicato circa 15 lavori tra (lavori solisti, lavori in duo, lavori in gruppo) e nel tempo ho avuto desiderio di mettermi alla prova e sfidarmi provando a incastrare le mie rime anche su strumentali musicalmente differenti dal classico canone rap/hip hop.

Hai partecipato a numerose jam e hai portato le tue rime senza compromessi. Come riesci a mantenere la tua autenticità artistica mentre ti esibisci in diverse situazioni e contesti?

In generale vengo dal nulla, non ho mai avuto “spinte” , ma da sempre amo questa cosa del rap. Non ho mai avuto remore o timori reverenziali nei confronti di niente e nessuno, semplicemente io faccio il mio cosciente di tutta la passione e dedizione che investo dietro le quinte. Non ho mai avuto bisogno del riscontro del pubblico, perché a me è sempre bastata la “botta” di adrenalina e tutte le emozioni che mi regala il palco, il rappare e la performance live, indipendentemente dal contesto in cui mi esibissi.

Per questo ho sempre affrontato ogni palco come un divertimento e uno sfogo innanzitutto per me stesso. Ovviamente crescendo questa attitudine è stata affiancata da una maturità acquisita e ho capito che ogni contesto richiede un certo “tiro” per il live da proporre (quindi scelta dei brani , scaletta) e trattandosi di una esibizione per un pubblico, è fondamentale che la performance live sia anche un intrattenimento per chi ascolta.

Per questo motivo ho raffinato l’approccio negli anni , arrivando a studiare la performance live più dettagliatamente in base allo specifico contesto in cui vengo chiamato a esibirmi.

La scena underground in Sardegna è vivace e diversificata. Qual è la tua opinione sulla sua evoluzione negli anni e quali sfide pensi che gli artisti indipendenti debbano affrontare per tenere vivo il fuoco dell’hip hop?

La scena in Sardegna è sempre stata viva e ricca di talenti nascosti e sconosciuti, molti di questi mai veramente “sbocciati” e purtroppo persi negli anni nei meandri dell’underground locale.

In passato sicuramente i mezzi di comunicazione erano minori come numero e meno accessibili dagli artisti e meno fruibili dal pubblico mentre oggi ci troviamo di fronte ad una situazione opposta in cui probabilmente c’è troppa roba in giro, si è un po perso il vero amore per la cosa e c’è più un’idea di successo da inseguire che è stata sdoganata con l’evoluzione sociale data da internet , social network, viralità e nuove piattaforme. Non sono contrario all’evoluzione della comunicazione e della musica, ma mi piacerebbe che chi faccia musica lo faccia innanzitutto per una passione personale e non per inseguire il sogno di un successo perché “é meglio fare il rapper che lavorare”. Sembra quasi che oggi fare il cantante sia una via facile per diventare ricco senza faticare. (Vedi anche i messaggi che passano, molti testi uguali, molte strumentali e brani che si ricalcano, la ricerca del tormentone, le contaminazioni varie). La prima sfida quindi è quella di essere autentici.

La seconda sicuramente è di ordine economico, cioè riuscire a mantenere il bilancio tra quanto si investe per creare la propria buona musica e quanto rientra. Senza un riscontro , nel medio lungo termine si rischia sempre che questa passione sia un buco mangia soldi. Chi se lo può permettere continua anche così, ma chi non riesce a starci dentro prima o poi smette.

Il mio discorso fin qui è rivolto alla musica, non solo all’hip hop che vedo sempre come una cultura a più ampio raggio e con una storia diversa. Io sono un estimatore della cultura hip hop da quando ho cominciato ad ascoltare la musica rap, ma ho notato negli anni che l’aspetto culturale è stato sempre più messo in secondo piano per dare maggiore spazio all’aspetto di intrattenimento della sola musica. Personalmente resto un amante della cultura hip hop, ma vedo che sono sempre più rare le occasioni in cui le 4 componenti vengano incluse sotto la stessa Jam. Le Jam non esistono neanche più, la gente ha perso quasi interesse, o forse gli organizzatori non vedono più il potenziale in eventi del genere e trovano più conveniente invitare solo cantanti e dj rinomati ad esibirsi.

Secondo me, per poter tenere viva la cultura bisogna che questa sia condivisa nel modo corretto con il pubblico in modo da incuriosire anche chi non la conosce ancora bene. Noto che attualmente ci sono sempre meno iniziative atte a coinvolgere i giovani, aprire nuovi spazi , laboratori.

Di conseguenza se nessuno può appassionarsi a questo, come si può pretendere di organizzare una jam con tutte le 4 discipline insieme e pretendere che sia di interesse per il pubblico, soprattutto per le nuove leve , se nuove leve non ce ne sono più (salvo rari casi di chi si appassiona per conoscenze , per caso, etc.) ?

Direi che innanzitutto sarebbe necessario ricreare un ambiente in cui poter coinvolgere le discipline dell’hip hop , magari con una modalità interattiva che permetta di coinvolgere anche il pubblico. Banalmente basterebbe organizzare un evento aperto alle discipline con spazi dove poter permettere sia agli artisti di esibire il proprio talento, ma anche permettere ai neofiti di provare le discipline (banalmente nella stessa jam creare un wall di prova e mettere a disposizione spray per chi vuole provare) , o organizzare dei dancefloor dedicati ai breaker e dedicare anche delle sessioni tipo dimostrative che insegnino al pubblico i passi; stesso discorso potrebbe essere fatto per il djing e per l’mcing , il tutto magari accorpato sotto la cornice di un bel live a fine giornata di qualche artista BIG. Sicuramente un evento del genere creerebbe quello spirito che da anni in Sardegna non ho più visto e che sta dando l’impressione di movimento morente.

L’hip hop spesso veicola messaggi di consapevolezza e critica sociale. Qual è il messaggio che cerchi di trasmettere e come ritieni che l’hip hop possa influenzare positivamente la società?

Bella domanda. A me il rap è piaciuto proprio perché veicolava questi messaggi, anche se poi non tutti gli artisti hanno veicolato solo questo. Inoltre sappiamo bene come negli anni l’industria discografica abbia influenzato il genere creando fenomeni in cui il messaggio non esiste praticamente più.

Personalmente io ho sempre cercato di trasmettere dei messaggi di base molto semplici, in particolare “Usa il tuo cervello” e “Non sei solo”.

Essendo il rap uno sfogo personale ho scritto brani molto diversi tra loro affrontando diverse tematiche, in cui ho sempre raccontato esperienze, situazioni filtrate attraverso i miei occhi, il mio cervello, i miei sentimenti e la mia attitudine ma cercando sempre di lasciare una sorta di morale in ogni cosa che ho scritto.

Sicuramente l’hip hop ha la potenza di rendere semplice e di impatto il messaggio e sotto i nostri occhi già vediamo come abbia influenzato il mondo.

Mi piacerebbe che si riuscisse a far passare un messaggio più orientato a svegliare le coscienze e aprire le menti ad una maggiore consapevolezza e maggiore importanza al valore collettivo, ma purtroppo devo riconoscere che in questo periodo percepisco un messaggio decisamente diverso, orientato più all’immagine e all’apparenza, alla sola realizzazione personale, al puro e mero “divertimento” e “intrattenimento” senza lasciare veramente un messaggio.

La cultura hip hop abbraccia diversi elementi, come la musica, la danza, il djing e il writing. In che modo hai trovato il tuo posto all’interno di questa cultura più ampia e come la integri nei tuoi progetti musicali?

Personalmente ho provato tutte le discipline nella mia vita, ma non con tutte ho saputo prendere dimestichezza. Crescendo, il tempo che ho potuto dedicare a tutto è ovviamente diminuito e ho scelto di proseguire solo con la musica abbandonando le altre discipline.

Ho fatto parte di diverse crew eterogenee in passato, con tanti artisti bravi e capaci nelle varie discipline e in quel periodo ho sempre cercato di coinvolgere queste persone nei miei lavori anche a supporto, per esempio facendo partecipare breakers alle mie esibizioni o coinvolgendo i writer nei lavori grafici a contorno dei miei album. Negli ultimi anni però non ho più avuto occasione di lavorare a progetti così coinvolgenti soprattutto per questioni di tempo e difficoltà logistiche e mi sono limitato alla sola sfera musicale con la quale cerco sempre di collaborare con altri rapper, dj e producer.

Parlando dei testi delle tue canzoni, quanto credi sia importante che un testo trasmetta un messaggio chiaro o che contenga un significato più profondo? Qual è il processo di scrittura che segui quando crei le tue liriche?

Scrivere un testo è relativamente facile. Scrivere un buon testo è molto complicato. Mi rendo conto che molto del rap che circola contiene testi e rime, ma molti pochi brani contengono dei testi veramente comunicativi.

In generale non è obbligatorio lasciare sempre per forza un messaggio dal significato profondo, nel senso che accetto anche dei brani più leggeri, ma mi piacerebbe sentire dei testi con cognizione di causa, con senso compiuto e con concetti coerenti. Invece spesso ho la sensazione che ci si concentri solo sul fatto che il pezzo suoni bene o ci siano un paio di rime “fighe”.

Io onestamente ho diversi approcci alla scrittura che uso a piacimento in base alla situazione. Sicuramente nasco come scrittore che cerca l’ispirazione, perché così ho cominciato da adolescente. Vuol dire che per scrivere dovevo in qualche modo essere in vena. Durante vari periodi di blocco sopraggiunti negli anni ho lavorato su questo approccio, cercando di superare la dipendenza della scrittura dal mio solo stato emotivo e mentale e mi sono allenato a scrivere concettualmente.

In pratica sono arrivato ad un punto in cui non ho bisogno di essere ispirato, ma sono capace di scrivere volontariamente quando mi va. Diciamo che tra tutti gli approcci quello che preferisco rimane quello di scegliermi le strumentali secondo i miei gusti e sonorità e lavorare in maniera strutturata la creazione dei testi al fine di ottenere l’aria che vorrei trasmettere. Successivamente alla prima stesura segue sempre una fase di arrangiamento che uso per lavorare la musicalità del brano. Capita però di scrivere anche al contrario, quindi prima scrivo il testo e poi cerco la strumentale, oppure semplicemente mi viene prima l’idea e allora sviluppo quella elaborando in parallelo strumentale e testo.

 5 Artisti o 5 Album Rap per te indelebili

Artisti:

1) Ice T / NWA / Snoop Dogg / Cypress Hill + Soul Assassins

2) DJ Premier (Gangstarr Foundation and Co.)

3) Wu Tang Clan

4) Definitive Jux (El P, Aesop Rock , etc fino agli attuali Run the Jewels)

5) Kanye West / Pusha T / Kendrick Lamar

Album:

1) Dr Dre – The Chronic 2001

2) Ice T – Home Invasion / NWA – Straight outta compton

3) Wu Tang Clan – Enter the WU Tang 36 Chambers

4) The Left – Gas Mask

5) Kendrick Lamar – Good Kid Maad City

Il futuro non esiste. Parlaci dei tuoi progetti per il presente…

Dopo un periodo abbastanza lungo di stop da nuove pubblicazioni, tra qualche giorno, il 15 Settembre 2023 uscirà il mio nuovo album. Dal 2016 ad oggi ho avuto diverse vicissitudini personali che mi hanno tenuto lontano dalla musica e mi hanno anche decisamente segnato di sofferenza e stress, ma non ho mai smesso di scrivere.

A fine 2022 ho deciso di riprendere tutte le scritture dei 7 anni precedenti e mi sono reso conto che tutto quello che era solo un insieme confuso di note, frasi, idee e pensieri aveva un potenziale e mi sono chiuso in studio da Dicembre 2022 a Marzo 2023 costruendo e arrangiando quelle idee in veri e propri brani, con l’aiuto di qualche amico che mi ha supportato con strumentali, mix e master. (ne approfitto per ringraziare Alessio Bono in arte Kleinfert che ha curato tutto il mix e il master e ha lavorato con me alcune strumentali, Figu Moriska / Su Maskinganna per i featuring e Stoma Emsi di Milano per i beat).

A differenza dei miei lavori precedenti in cui di solito ricercavo un concept di fondo all’album per dare un determinato tono a tutto il lavoro, questa volta il concept non è stato voluto ma semplicemente ho raccolto le mie vicissitudini all’interno dei vari brani. Il risultato ottenuto è quindi una sorta di viaggio introspettivo attraverso tutto quello che è il mio percorso umano e artistico fino ad oggi raccontando appunto la caduta e la risalita da questi 7 anni decisamente sofferenti.

L’album si intitola “Storie Malandate” e raccoglierà anche i brani che nel frattempo ho pubblicato durante questo 2023 come spoiler/singoli dell’intero lavoro (i brani in questione sono Cuore Rotto </3 , Stronzo, Scoglionato, Cicatrice , 50 Sfumature).

Nel frattempo sto lavorando a nuovi progetti al momento però ancora in fase embrionale ma che vorrei riuscire a completare nel 2024, ma di cui non posso spoilerare niente. A presto per nuove news

 

 

 

 

 

 

 

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