Intervista analogica. Il morbido Flow di Pepe Nocciola tra Rime, groove e vintage mood

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Accendiamo il nostro registratore a Bobine virtuale per registrare questa nuova Intervista Analogica. Ospite delle nostre pagine, l’artista rapper Pepe Nocciola straight from Cuneo. Pepe ha un approccio stiloso e umile ( l’umiltà sana oggi è una rarità ), dalle sue parole si deduce che percorre la sua lunga strada nella cultura hip hop restando fedele al Groove e al funk elegante. Di recente pubblicazione il suo interessante EP dal titolo ” Avirex Nocciola” produzione messa a segno da G Farmerz. Come sempre vi invitiamo a non fare i pigri, a leggere, scoprire e ascoltare le esperienze artistiche, è gratis e fa un gran bene anche condividerle.  Ma ora, lasciamo voce e spazio a Pepe on tha mic. 

 

Partiamo subito con la più classica delle domande. Come hai iniziato il tuo cammino nel rap?

Inizio ad ascoltare le rime e le metriche nei primissimi 2000 per rimanerne completamente ammaliato dalla magica ondata del 2003 in poi. Arrivano da lì le prime barrette qua in provincia di Cuneo e poi le prime strofe, iniziato da Dj Nollie Nox e i fratelloni della NSC (Non Sense Circus, ai tempi Nuova Stirpe Crew); con Dave Killahh cuciniamo tutt’oggi.

Qual è la tua concezione della cultura hip hop e come si riflette nella tua musica e nel tuo approccio alla vita?

L’hip hop è molto coinvolgente, elegante e ruvido come un pantalone di velluto a coste grosse con i boots cammello sotto; pura cultura a colori e curiosità continua. Al momento ho tutto il tempo per buttarmici di testa dal mattino fino alla sera leggendo, scoprendo di più ed ascoltando artisti e dischi nuovi di continuo, maniacale. Personalmente mi dà la motivazione e la sicurezza per stare dritto con la schiena; nel caso dei testi, permette di esprimere meglio gli stati d’animo più pasticciati e semplificarli con le rime.

Ci sono esperienze specifiche nella tua carriera artistica che ritieni siano state particolarmente significative o formative?

Un rapido esempio, e recente, sono le jam epiche di PNC organizzate al Da Giau di Torino (O’Red figura simbolica e di riferimento da un po’ di tempo a questa parte). La prima a cui partecipai è stata fondamentale, per me come per altri. Abbiamo avuto modo di conoscerci tutti dal vivo, e per me è stata una gran bella vetrinetta. Post covid è tutto cambiato, ho rifatto i calcoli ed aver avuto a che fare con PNC è stata una bella botta in positivo. Altro momento simbolico, e sempre recente, è stato conoscere Snaf & Eureca (checka l’ep “Embargo”) che quatti quatti si sono avvicinati ai G Farmerz e hanno ridato linfa a tutto/i.

Chi sono gli artisti che ti hanno ispirato sin dall’inizio della tua carriera nel rap? Come hanno influenzato la tua musica?

Sono sotto con l’eleganza ed il calore del jazz rap, e tutti i colori della Native Tongues. Guru, i Gangstarr, Common, Erykah Badu così su due piedi mi fanno volare. Method Man, Chicopisco ep, Mi Fist e Ghemon Scienz. I flow più morbidi mi hanno sempre accompagnato, anche negli ascolti.

Cosa ne pensi del mercato musicale attuale e sulle sfide che gli artisti indipendenti possono affrontare oggi?

C’è tanto rap, c’è di tutto ed è molto figo così. Bisognerebbe capire come incanalare tutta questa energia ed evitare che dei progetti epici si perdano nel marasma, sperando nei live 2024 e nella possibilità di promuoversi ovunque dal vivo. Non si butta mai via nulla!

Come credi che la community hip hop possa ritornare a rispettare l’anima autentica di questa cultura?

Continuando pure a fare come in questo 2023 pregno di uscite e collaborazioni assurde, ma farcendo il tutto con le occasioni dal vivo … intese proprio come prendere un treno e andare a conoscere di persona pinco pallino, passarci del tempo assieme (vedi come faccio ogni tanto io con Toni Mannaja, il mio brotherone di Firenze) e non sperare che un post si riposti da solo su Instagram per magia.

Rap, musica, anima e spirito; pensi che tutti questi elementi possano restare in equilibrio? 

Sarebbe ideale ciò accadesse. Nel mio caso lascio che le rime e la musica che ascolto si fondino assieme ai miei interessi e passioni, su tutti i mercatini dell’usato, il vintage clothing e la natura. Cerco di far rimanere un tutt’uno bello coeso e che le varie robe si ispirino e tengo in piedi a vicenda. Ad esempio faccio le rime e me le appunto durante le uscite di birdwatching, faccio esercizi di respirazione nei boschi mentre lascio andare i beats più morbidi, infarcisco i testi con riferimenti a tutto quello che mi esce dal diggin dei mercati e mi appunto tutto quello che esce dai discorsi con le persone, anche e soprattutto in giro a caso.

Esplorare suoni e grooves è fondamentale. Cosa rappresenta per te la sperimentazione musicale?

Lasciarsi andare ad ascoltare di tutto, condire con curiosità e cultura. Confrontarsi con gli altri artisti e musicisti del panorama locale. Fare quello che ti senti di fare e stop senza forzare, pacioccare la musica mischiandola agli altri tuoi interessi. Nel pratico paciocco metriche e melodie da generi totalmente diversi sui beats dei miei brotheroni, molta bass music; a breve mi sparerei volentieri qualche lezione di canto per capire se le melodie che ho in testa posso reggerle o meno.

Dove possiamo trovare la tua musica e quali progetti hai nel tuo cantiere?  

Checkami sui social e sulle varie piattaforme online, dovrei essere ovunque se Mella ha fatto tutto giusto. Ho delle tracce qua e là tra fogli, reccate, pensieri, note e messaggi vari con i rappers. Ovviamente rimango fedele ai miei genitori G Farmerz (che hanno prodotto quasi tutte le mie robe tra cui l’ep “Avirex nocciola”) con i quali sto cucinando sempre, e ai fratellini dell’incredibile collettivo romano Superfluido ed affiliati per i quali divento pazzo e faccio spesso rime.

 

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