Intervista analogica. Principe, il Rappone consapevole e l’attitudine hip hop tra storia e nuovi progetti.

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Durante le nostre interviste analogiche e quelle per la rubrica Exxtra di Mertino Vesentini, abbiamo incontrato tanti artisti che hanno percorso decadi contribuendo alla cultura hip hop in maniera consapevole. Certamente, Principe e uno di questi artisti che in maniera genuina e rispettosa hanno sempre portato avanti un idea coraggiosa di Messaggio.  Radici profonde quindi , necessarie per far crescere questa straordinaria cultura che è l’Hip Hop, la stessa che da 50 anni accompagna anche molti giovani di oggi.  Principe ha una storia da raccontare e lo fa in modo limpido da cui possiamo solo imparare l’amore per chi balla, chi dipinge i muri, chi produce beat, chi spacca ilo rappone e i djs veri che continuano a diffondere dope vere. Lasciamo il Mic per questa intervista analogica a chi di Rappone se ne intende! 

 

 

Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico e come il tuo progetto si è evoluto nel corso degli anni?

Prima di tutto grazie a voi per lo spazio concesso e un saluto a tutti i vostri lettori e lettrici. Ho iniziato nel 1994. In Italia l’Hip Hop non era un fenomeno di massa, si può dire che fosse una comunità abbastanza ridotta. Io ero un semplice ascoltatore, o meglio un semplice sognatore. E come fanno i sognatori mi sono lasciato guidare da questo ‘suono’, questa ‘vibra’ che ho incontrato in modo del tutto casuale ma che subito mi rapì.

Per citare il Prez “Vivo un’Odissea per strada confidando poco nella dea bendata Spinto da una sensazione più che da un’idea sensata”. Il battesimo è stato a Rimini. Indelebile Jam 1994.

Qual è la tua concezione della cultura Hip Hop e in che modo ha influenzato la tua musica e il tuo approccio alla vita?

Domanda complessa a cui è difficile rispondere in poche righe. L’ Hip Hop è il perno della mia musica. Cerco di rispettarlo in ogni barra, in ogni live, in ogni freestyle. Ma il rispetto travalica la musica. È un modo di esistere in questo mondo, di vedere le cose 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Non si smette di essere HH. O lo si è o non lo si è.

In che modo il rap ha cambiato la tua vita? Ci sono momenti specifici che ritieni siano stati cruciali nel plasmare la tua identità artistica e personale?

Il rap, quello che nasce dall’Hip Hop, quello che io ora chiamo Rappone (per differenziarlo dalla porcheria che c’è in giro) mi ha permesso di crescere dandomi una direzione, degli obiettivi, sentendomi addosso una responsabilità. Per questo cerco di rispettarlo ogni giorno, in ogni momento. Momenti importanti ce ne sono stati tantissimi ma citarne qualcuno sminuirebbe gli altri. È stato un insieme di esperienze che mi hanno formato e che continuano a farlo. Il desiderio di studiare che mi accompagna ancora oggi come il primo giorno, così come il continuo desiderio di migliorarmi, e la consapevolezza che questa è una cultura e non semplice musica e che come tale debba essere vissuta e valorizzata. Fare il rap in questo modo mi ha reso la persona che sono anche al di fuori del mondo musicale e viceversa.

Ci sono grooves, artisti o brani che ti hanno ispirato sin dall’inizio della tua carriera nel rap?

Anche qui la lista sarebbe lunga ma cercherò di darvi un’ idea. Sono sempre stato catturato dalle liriche complesse e fluide, da chi mandava messaggi forti, da chi andava contro il sistema, dai i grooves grassi e dai beatz potenti. In poche parole dalla scuola classica del rappone di New York. Quindi parliamo di liricisti eccelsi come Fat Joe, Big L, Method e Red, Busta, Rakim, 2Pac e per me il più grande di tutti: Biggy. Poi sono sempre impazzito per Preemo e Sermon. E poi a ritroso studiando e cercando le radici, mi sono innamorato del suono che ha originato tutto.

Qual è la tua opinione sui ragazzi che si avvicinano al rap oggi? Cosa pensi che dovrebbero portare con sé da questa cultura e quali sfide potrebbero affrontare?

Il rap è una tecnica e la possono imparare tutti. Il rap lo può fare chiunque. Altra cosa poi è saperlo fare bene o meno bene. Come in tutte le tecniche ci sono regole e canoni che ne decretano gli standard. Se vai fuori tempo, se le tue barre sono storte, se copi, se quello che scrivi non sei poi capace di rifarlo live (vedi chi suona in playback), allora fai cacare. Punto. Non parlatemi di evoluzione solo per giustificare il fatto che non sapete rappare. Se poi capisci che devi migliorare e vuoi imparare a rappare devi studiare e andare a scuola dai migliori, da chi l’ha fatto prima di te. Quando hai capito a chi ispirarti, non ti resta che studiare, studiare e studiare. E poi ancora studiare, perché non si finisce mai. Se puoi vuoi fare il rappone che spacca,  non ci sono scappatoie, devi studiare l’Hip Hop.

Se non sai da dove nasce e perché, se non sai come si è evoluto, se non conosci le basi… beh mi spiace, non puoi spaccare veramente. In pratica “Se non sai da dove vieni, dove cazzo devi andare?” altra auto cit.

Come possiamo ritornare a essere una community che rispetta l’anima autentica dell’hip hop? Quali sono, secondo te, i valori fondamentali da preservare?

È impossibile tornare indietro, ed in fondo è anche giusto così. I tempi cambiano e bisogna stare al passo per non essere anacronistici. Questo però non vuol dire snaturarsi. È impensabile poter tenere sotto una campana di vetro la situazione originale dell’Hip Hop. Venti anni fa c’era poco interesse riguardo all’argomento, quindi era tutto diverso. Ora che l’esposizione mediatica è forte bisogna avere la forza di mantenere saldi i principi. I valori sono sempre gli stessi. Essere fedeli a quello che si fa. Ricordare ad esempio ai giovani che non si partecipa ai contest per il premio in denaro, ma per confrontarsi con gli altri e in primis con se stessi. Noi salivamo sul palco per “Rappresentare”.

E lo spirito deve essere ancora lo stesso oggi, sia per noi che abbiamo una lunga storia alle spalle, sia per le nuove leve. Mi viene più facile risponderti con qualche mia barra. “È una questione di attitudine e spessore, quando sali sopra il palco ti giochi il nome e la reputazione non è solo rappone, non sono soltanto strofe se non hai compreso il senso non puoi capirne il come”

Qual è la tua opinione sulla community Hip Hop attuale? Cosa apprezzi di più e cosa pensi che potrebbe migliorare?

Rispetto a quando ho iniziato io, oggi nuove tecnologie danno la possibilità di diffondere più facilmente la tua musica o anche di trovare altre persone che come te vivono la tua stessa emozione ascoltando certe robe. È una risorsa inestimabile. Se penso quanto fosse difficile per noi reperire informazioni e quanto fosse complicato riuscire a trovarsi per confrontarsi, non posso che essere felice.

Ma come per ogni mezzo, il problema è l’uso che se ne fa non il mezzo in sé. L’Italia è un Paese alla deriva. Hanno lavorato per decenni per addomesticare generazioni di ragazzi e ragazze affinché non si ponessero domande, non scegliessero la propria strada, non si opponessero a ciò che gli veniva propinato. Il risultato? Una nazione in cui regna sovrana l’idiozia. E la diretta conseguenza è che abbiamo pure i fascisti al governo e in parlamento. Praticamente una puntata di “Black mirror”.

Quindi per tornare ai mezzi di diffusione… “i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli” diceva il buon Umberto Eco. Non credo che si possa sperare che in Italia ci sia una svolta positiva per nessuna cultura, meno che mai per l’Hip Hop almeno per molti decenni ancora. Per fortuna però l’Hip Hop non è solo in Italia, è un fenomeno globale. Chissà.

La musica, l’arte ed il business. Oggi possiamo affermare che la musica sia anche spiritualità?

La musica è emozione. Deve esserlo, altrimenti è un fallimento per chi la fa. Ma la domanda è un’altra secondo me: riusciamo ancora a emozionarci? A empatizzare? Se le bombe su donne e bambini diventano una consuetudine e non riusciamo più a prendere posizione su nulla, come si può pensare che chi farà musica possa emozionarsi per emozionarci?

Puoi condividere qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri?

Ho per la testa e per le mani un mio nuovo progetto a cui tengo molto. In questo momento però non ho le forze e l’ispirazione necessaria per portarlo avanti, quindi non faccio parruccate, attendo il momento giusto. Visto che fermo non posso stare, sto portando avanti un po’ di collaborazioni, faccio un po’ di live... anzi ne approfitto per ringraziare tutti i bro e le sista che mi danno la possibilità di esibirmi perché sappiamo tutti che il momento non è facile. Poi tengo dei laboratori di rappone per ragazzi e ragazze che hanno voglia di fare.

Spero presto di riprendere in mano il mio Progetto con la P maiuscola fatto di rappone e beat grassi, per Rappresentare oggi come vent’anni fa. Grazie per lo spazio concesso e un abbraccio enorme a tutti e tutte con la speranza di tornare a suonare presto nella vostra favolosa terra. YO!

 

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