Intervista Analogica. RD Riccardo Fadda. Arte, Rap e Messaggio .Dagli Stranos Elementos all’artivismo senza compromessi

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Proseguiamo nella nostra mission , che ci contraddistingue da anni, quella di dare spazio e voce a progetti artistici e artisti isolani o d’oltre mare. Le nostre interviste analogiche sono libere e senza censure, raccontano storie ed esperienze, percorsi di artisti indipendenti che sono stati e sono fondamentali per mettere in primo piano la cultura, la musica e l’arte a 360°. Come sempre vi invitiamo a diffondere, condividere e leggere, perchè aprire la mente e ascoltare le altrui esperienze è sempre uno stimolo. Buona lettura! 

“La musica per quanto mi riguarda è stata da sempre un’ancora di salvezza”

Raccontaci in breve chi è Riccardo Fadda ak RD 

Inizio a coltivare la passione per L’Hip Hop, in particolare prima per il Writing e poi per il RAP nei primissimi anni ’90, più precisamente a cavallo tra il 91/92, anni che coincidono con la nascita e la diffusione nei vari centri sociali delle Posse in Italia. Il mio approccio a questa cultura è stato di tipo carnale, dopo esser stato ad una Jam “Non c’è spazio senza giustizia” alle scuole n.2 di Sassari ho deciso da subito di volerne fare parte. Da li a poco insieme ad altri due amici, Bicio e Alfa 76, fondammo la prima Crew Portotorrese, R=D (Racism equal Division). Iniziai da subito a calcare i primi palchi e a partecipare alle Jam locali per poi stringere un contatto di collaborazione e amicizia con i sassaresi Matrice Sarda. Nel 95 entro a far parte come MC del gruppo strumentale Rap/Metal Ultimo Atto. Successivamente, qualche anno più tardi, conosco gli Strani Elementi , dalla scissione di questo gruppo nasce il progetto Stranos Elementos con l’ intento di supportare il Rap Sardo promuovendo la diffusione della cultura isolana e della lingua sarda.

Sappiamo che hai sempre unito musica e artivismo senza compromessi. Parlaci di questa formula

Non ho mai pensato di unire di proposito musica e artivismo, ma visto che da una parte come rapper e dall’altra come artista visivo ho sempre dato peso all’impegno sociale era inevitabile che queste forme artistiche fossero complementari e prendessero un’unica direzione. Non saprei darvi una formula in merito, credo che questo scaturisca in maniera del tutto spontanea, il ricettario è direttamente proporzionale alle nostre esperienze e al bagaglio culturale che ognuno di noi si porta dietro.

La musica, gli Stranos elementos. 

La musica per quanto mi riguarda è stata da sempre un’ancora di salvezza e tutt’oggi continua ad esserlo. Come ho già detto in altre occasioni, se l’arte in generale non paga bisogna ricorrere ad un piano B, anche perché crescendo le priorità cambiano, subentrano altre responsabilità e per quanto ci si possa incazzare perché le cose non sono andate come avremmo voluto, volente o nolente se si fa parte di questa società aldilà del fatto che ognuno di noi possa avere dei forti ideali e convinzioni o si fa tabula rasa e si riparte da zero diventando una sorta di eremita o ci si “adegua” cercando di ritagliarsi i propri spazi. Stesso discorso vale per il progetto Stranos Elementos e per chi ne ha fatto parte.

Il progetto del collettivo AZ.Namusn.Art 

AZ.namusn.art è stato e rimane un’esperienza fondamentale per il mio percorso sia artistico che umano. Un collettivo che ho fondato nel 2007 a Porto Torres, nato in seguito ad un’azione pubblica nella piazza dell’omonima città, Clear Lab (https://vimeo.com/18880477). Il collettivo era costituito da artisti ma anche da persone comuni, si avvaleva di singoli professionisti che operavano in settori specifici, i più disparati, alternandosi tra loro a seconda del progetto da realizzare, per la miglior riuscita del progetto in atto. Il collettivo si proponeva come rivoluzione di rapporti tra Arte-Società, Arte-Politica, Arte-Economia, Arte-Natura. Un gruppo intento a scuotere coscienze, spesso costretto ad agire in bilico tra legalità e illegalità, la cui causa artistica si evolveva con il tessuto sociale in cui operava, divenendo luogo di incontro e di dialogo. Un opera d’arte sospesa nell’ideologia collettiva volta a sollecitare le coscienze, e non un arte fine a se stessa. La poetica di intervento del gruppo si accostava agli strumenti dell’Arte Pubblica/Relazionale, invadendo luoghi di massa collettiva con operazioni finalizzate a scopi ben precisi, utilizzando mezzi tra i più disparati, spaziando dalla performance alla fotografia, dal video all’installazione a opere multimediali.

 Una breve, un’ aneddoto, un esperienza bella o brutta legata alla musica e all’arte 

Sia con gli Stranos Elementos che con AZ.NAMUSN.ART abbiamo avuto modo di suonare ed esporre all’estero, gli aneddoti sarebbero infiniti e per lo più ciò che rimane sono le belle esperienze. Questo perché, sia con gli uni che con gli altri, abbiamo sempre preso il tutto in maniera molto leggera e naturale, questo può sembrare paradossale dal momento in cui siamo stati in più occasioni denunciati come collettivo artistico da colossi delle multinazionali come Eni o e.on. In altri casi alcuni nostri concerti sono stati censurati e vietati con subdole motivazioni. Malgrado tutto ne siamo sempre usciti a testa alta, ricordo un’occasione in particolare, dove durante il soundcheck in un locale di Porto Torres si sono presentate le forze dell’ordine che dopo aver sentito alcune nostre dichiarazioni su Nassiriya ci hanno intimato a fornire le generalità e ad annullare il concerto. In un’altra occasione, durante un live mentre cantavamo “Antiscleru”e denunciavamo i reati e le nostre impressioni sui rapporti stato/chiesa e vaticano, siamo stati attaccati fisicamente da una fedele. O ancora quando abbiamo denunciato pubblicamente durante un live con nome e cognome uno “sbirro” che qualche giorno prima aveva pestato un nostro concittadino, e così via, ripeto, ce ne sarebbero un’infinità.

La cultura e l’arte nell’era pandemica. Secondo te per gli artisti si sta facendo abbastanza? E gli artisti stanno facendo abbastanza?

Riassumo il tutto con ” è solo una fottuta guerra tra poveri” , una frase che introduce un mio singolo da solista “Pane e Rabbia” pubblicato proprio durante la pandemia. Come da copione i ricchi si arricchiscono sempre di più e i poveri diventano sempre più poveri, in questo vortice che ci divora noi come artisti indipendenti nonostante abbiamo mezzi potenti come la rete o i social cosiddetti democratici rimaniamo sempre ai margini, siamo gli ultimi di questo grande teatrino chiamato business. Nonostante il continuo rimboccarsi le maniche , avviare nuovi progetti, non possiamo esimerci da costruire ripari per proteggere la nostra comfort zone, siamo sempre soggetti a far i conti con il dio denaro. Questa pandemia per i diretti interessati della cultura e dello spettacolo non è stato altro che l’ennesima maschera calata su le altrettante maschere invisibili che in Italia sono sempre esistite. Le maschere dell’indifferenza da parte di chi ci governa da una parte e della non-meritocrazia dall’altra, quella di chi detiene patentini per stabilire chi e cosa è arte, le major sono un esempio lampante. Gli artisti stanno facendo abbastanza? Chi, quali artisti? Qui entriamo nell’ambito delle categorie e delle sotto categorie, di quali artisti parliamo? La cultura e l’arte in generale in Italia sono stati i settori più colpiti: musei, teatri, cinema, biblioteche, festival, etc. Eppure mentre i lavoratori della cultura e dello spettacolo cercavano insieme di farsi sentire scendendo e occupando le piazze, alcune pecorelle fuori dal coro organizzavano indisturbati sotto gli occhi di tutti le loro performance in spazi pubblici. Italia culla della cultura…ma andate a fanculo, Italia merda!

La cultura hip hop oggi in Sardegna e oltre mare. Cosa resta da fare ?

Sinceramente è un argomento trito e ritrito ( ndr ma noi vogliamo sempre fare il punto della situazione ) , posso dire che in contrapposizione al cosiddetto rap mainstream c’è una folta schiera di rapper sardi che per motivi strettamente legati al lavoro vivono in Italia o all’estero, che gravitano nel sottobosco dell’underground e che sgomitando qua e là cercano di farsi notare con tutte le problematiche del caso. Nonostante tutto continuano a portare in alto il valore della musica e della cultura Hip Hop isolana. E da anni che ci chiediamo cosa e come fare, credo che la formula sia nel fare e farlo bene senza snaturarsi. C’è anche da dire che oggi il mercato è talmente saturo, tutto è alla portata di tutti, tanto che l’autoproclamarsi rapper è diventato patrimonio dell’umanità.

La lingua sarda nel Rap è una ricchezza o come dicono in troppi un limite?  

Questo è un altro tasto dolente, la fatidica domanda di rito che ci hanno e ti avranno posto anche a te in quanto artista sardo da sempre impegnato nella sua diffusione. Dopo aver vissuto cinque anni in Inghilterra, e aver avuto la possibilità di partecipare ad eventi Hip Hop con una miriade di bboy provenienti da tutto il mondo posso affermarti che è sicuramente una ricchezza, in ogni modo è sempre stato il caposaldo del progetto Stranos Elementos. il vero limite sta nel porsi il limite di utilizzarla nella poesia come nella musica, come nella quotidianità.

Viviamo sempre di piu’ nel qui e ora, i tuoi progetti per il presente ? 

Durante il lockdown, ho avuto modo di pubblicare il video del singolo “La Resa dei Conti” e successivamente il mio primo album da solista (interamente in italiano) che mi portavo dietro da cinque anni “Love and Theft” prodotto da Ergobeat. Ho partecipato a diverse collaborazioni e pubblicato due singoli con gli StranoS Elementos, “Vireni” in occasione dell’uscita della Compilation vol. 3 “Il terzo atto di Resistenza” Sardus Frades e “Cugini di guerriglia” che vede la partecipazione di Cuba Cabbal (Costa Nostra). Inoltre ho pubblicato diversi singoli facenti parte di un EP “Nato sotto Saturno” prodotto da DJ EKL tuttora in fase di elaborazione.

 

 

 

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