Intervista analogica. Su Cantadori Antonio Pani, la forza e la bellezza dell’arte de sa cantada campidanesa

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Siamo davvero felici di ospitare oggi le parole di Antonio Pani ( conottu / conosciuto come Tonio Pani ) uno dei massimi poeti estemporanei de Sa cantada Campidanesa. Toccheremo un argomento complesso e vastissimo che ovviamente vi invitiamo a conoscere e approfondire. Con più di 2000 gare poetiche, Tonio Pani è un artista impegnato che da sempre si è speso per la cultura e l’arte in terra sarda. La sua esperienza e la sua conoscenza è fondamentale e lo è ancor di più perché Tonio è un vero innovatore, un cantadori dalla mente aperta che cerca di coinvolgere i giovani e miscelare anche le culture musicali.  Come lui stesso ci racconterà, questa è ” un arte che resiste alla modernizzazione che tende a folklorizzare tutto “. Accendiamo il nostro registratore analogico e diamo la parola al maestro! Buona lettura ma soprattutto buona condivisione perché è importante per la nostra factory sarda che queste testimonianze vengano diffuse il più possibile. 

 

Puoi raccontarci il tuo progetto artistico e come hai iniziato il tuo percorso nella poesia campidanese?

Ho iniziato a 18 anni. Così per caso andai ad ascoltare una gara poetica Campidanese, mi incuriosì la struttura del componimento e cominciai ad approfondirne le dinamiche della “cantata”. Dopo tre mesi mi trovai sul palco a sfidare i giganti della storia.

Come definiresti la poesia sarda e in particolare la poesia campidanese? Quali temi o elementi caratterizzano questa forma d’arte?

Quando si parla di poesia sarda entriamo in un campo molto vasto. Vi è la poesia cantata, quella scritta, componimenti e forme metriche varie. Quella campidanese, tra le due specificità, si fregia di un componimento unico al mondo chiamato “mutetu”. È frutto di una evoluzione strutturale del componimento semplice tetrastico che con l’aggiunta di varie regole lo rendono complesso  e affascinante come nessun altro.  Questo modello, molto difficile da realizzare, noi lo improvvisiamo durante le gare poetiche in piazza. La gara poetica o “cantada”, è una delle forme d’arte più arcaiche. Un’arte che resiste alla furia della modernizzazione che tende a folklorizzare tutto. I poeti improvvisatori sviluppano un tema totalmente improvvisando con le figure retoriche  metafora e allegoria, coinvolgendo il pubblico sino alla scoperta de “su fini” (il tema nascosto).

In che modo Sa Cantada campidanese ha influenzato la tua vita e il tuo approccio alla poesia? Qual è il suo significato per te?

Ho 61 anni di cui 43 trascorsi sui palchi della Sardegna. Ho più di 2000 gare poetiche all’attivo e numerosi concerti con altre forme poetico- musicali. La poesia rappresenta la mia vita, è presente anche nei miei sogni. Capita spesso infatti di sognare una gara dove sono impegnato a comporre  il “mutetu” e mi dispero perché nei sogni non riesco a completarlo . Non riesco ad immaginare la mia vita senza questo amore. 

Chi è stato il tuo maestro o mentore nel mondo della poesia campidanese? Qual è stato il suo contributo alla tua formazione artistica?

Il mio maestro è stato Raffaele Urru di Burcei. Con lui ho vissuto i primi dieci anni della mia carriera. Ci vedevamo tutti i giorni e mi ha trasmesso quei valori che ora cerco di trasferire ai giovani che intendono intraprendere questa strada.

Quali sono i grandi poeti sardi o di altre tradizioni che ti hanno ispirato nel corso della tua carriera? C’è un lavoro in particolare che ti ha colpito?

Diciamo che per avere una buona preparazione come “cantadori” occorre leggere e documentarsi su tutto e su tutti. Non ho avuto una predilezione particolare nell’essermi ispirato a qualcuno. Forse inconsciamente ho plasmato i miei concetti proprio nella conoscenza variegata degli autori. 

Qual è la tua opinione su come possiamo far innamorare le nuove generazioni alla bellezza della poesia sarda e campidanese? Quale è il tuo rapporto con i più giovineddus?  

Credo che non sia utile forzare la mano e pretendere che i giovani facciano ciò che io ho fatto per arrivare sin qui. Occorre sforzarsi e avvicinarsi al loro mondo e alle forme che prediligono come ad esempio il rap, per poi far capire loro che anche in Sardegna esistono delle forme di improvvisazione affascinanti come la gara poetica. Io sono molto versatile e questa caratteristica mi aiuta ad avere tanti giovani che mi seguono. 

Qual è il tuo rapporto con la Sardegna e come questa terra ha influenzato il tuo lavoro artistico?

L’orgoglio e la fierezza di essere Sardo la manifesto in ogni occasione. Ho sempre pensato la mia terra e il popolo sardo come uno scrigno di valori e di eccellenze. Penso in sardo e quando parlo l’italiano è perché sto facendo la traduzione simultanea dei miei pensieri. Questa Sardità è presente in tutti i miei lavori artistici. 

C’è qualcosa di particolare a cui stai lavorando al momento o che ti piacerebbe realizzare nel prossimo futuro?

Sto preparando la tesi di laurea, concludendo il mio libro autobiografico e lavorando per le regionali del 2024.  Spero di poter portare in consiglio regionale la voce di un Sardo che vuole il bene della sua terra e del suo popolo. 

 

 

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