EXXTRA special interview. Da piazza San Gaetano, Napoli, L’Edutainment di Speaker Cenzou. Intervista A cura di Martino Vesentini

No Rating

( ndr nootempo redazione ) Riprendono le interviste e le reviews targate EXXTRA. Percorsi e storie raccontate da artisti che hanno tracciato solchi fondamentali nella musica underground italiana e nuovi artisti/e che meritano di avere Voce e spazio. Tra hip hop, Rap, urban style ma soprattutto stile e voglia di conoscere e imparare qualcosa dalle esperienze di chi ci mette passione e impegno. Zero Plastica, qui è tutto vero. 

Alzi la mano chi non ha ascoltato almeno una volta il disco di Neffa coi Messaggeri della Dopa… Nella seconda Posse Track, tra tanti bravi MC, uno di quelli che mi colpì maggiormente fu l’ultimo della serie, appena dopo le rime di Chef Ragoo e subito prima che il buon Giovanni Pellino chiudesse il cerchio. I suoi primi versi facevano più o meno così:

 “Si è fatto tardi andate a casa oppure vi ci mando io / Sto in alto come Dio qui con mio Zio / Il Chico è Sniff-Niff Messaggero della Dopa / Da San Gaetano senti suona Cenzou come sopra… /”

 A 28 anni di distanza, il buon Speaker Cenzou è ancora attivo e a quanto pare non ha nessuna intenzione di interrompere il flusso!

 

Partiamo dal presente, hai appena pubblicato un singolo bello unto come “Suppergiù”, cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Ti posso dire che nel corso della mia vita artistica sono sempre stato iper-prolifico, ma non ho bilanciato col tirare fuori tutto ciò che producevo. Probabilmente di ciò che ho fatto musicalmente sarà uscito un 30/35% a stare larghi. Crescendo, con l’età ti rendi conto che il tempo corre veloce e capisci che non sei più così giovane, non hai più vent’anni, le cose cambiano, per questo ho deciso già dalla primavera scorsa di tirare fuori tutto ciò che ho conservato e che ha ancora dignità di poter essere pubblicato. Ho iniziato a maggio col pezzo insieme a CLEMENTINO (“House Boat”), poi altri due singoli (“Tu Me Raje” e “Suppergiù”), ed ora voglio proseguire anche col 2024.

E’ appena uscito anche un bel pezzo con OYOSHE, un giovane rapper napoletano fortissimo, molto attivo anche nel sociale, c’è un sacco di roba già pronta, quindi penso usciranno almeno un altro paio di singoli, per poi ragionare con calma sull’Album. La cosa che sicuramente non manca è la musica.

Cosa ti ha frenato in passato sul fatto di non pubblicare tutto ciò che producevi?

Mi sono spesso interrogato su questo quesito, diciamo che non sempre quando scrivo o produco un pezzo mi sembra il momento giusto per farlo poi uscire.

Poi da dopo i Sangue Mostro, diciamo dal 2015 in poi, sono tornato un artista completamente indipendente, per cui per ogni release ho bisogno di risorse, quindi io alterno al lavoro in studio periodi di lavoro vero e proprio per recuperare i soldini che mi servono per tirare fuori la mia musica, e così via, in un ciclo praticamente continuo, senza Label ne Management.

Ti pesa questa situazione, vorresti avere un contratto discografico e poter pensare solo alla Musica?

Ovviamente mi piacerebbe avere un’etichetta, ma intesa come Partner, con la quale condividere la visione, il progetto musicale, quindi in pratica dovrei trovare dei pazzi come me, con il mio stesso mood creativo, disposti ad affrontare anche un baratro commerciale, perché la roba che facciamo noi purtroppo non ha un grande appeal di vendite, ma è fatta per persone con un certo tipo di background.

Poi è anche vero che stiamo assistendo un po’ ad un’inversione di tendenza, anche i gruppi più Mainstream stanno un po’ tornando ad un certo tipo di sonorità, e ben venga! Speriamo che questo possa aiutare tanti altri artisti ad emergere.

Ora vorrei riportarti all’inizio della passione per l’Hip Hop, qual è il tuo primo ricordo?

E’ un momento che ho già raccontato nella mia autobiografia “Ammostro”, quando ho sentito per la prima volta la canzone “Street Dance” dei Break Machine. Avevo solo cinque o sei anni, e quel fischio è stato come un pifferaio magico, mi ha catturato a tal punto da spingermi a cercare di capire cosa c’era dietro quella canzone. Era un mondo senza Internet, per cui recuperare qualche informazione su un genere musicale così di nicchia non era proprio una passeggiata, come puoi immaginare. Da li mi sono poi appassionato al Breaking, ma ero grasso e goffo, per cui la cosa non ha funzionato.

Poi ho provato col Writing, ma anche li non sapevo andare oltre gli omini stilizzati fatti coi bastoncini che si creano all’asilo… Ascoltavo sempre più Rap, fino a provare a scrivere qualche rima in inglese, e in quel periodo ho incontrato la persona che considero tuttora il mio mentore: POLO. Da li è cambiato tutto, lui aveva qualche anno più di me, e sapeva molte più cose di me, per cui ha cominciato a trasmettermi un sacco di nozioni. Siamo entrati in contatto con la prima ondata delle Posse, capendo che si poteva scrivere anche in italiano. Abbiamo soprattutto cercato di avere una cognizione di causa nel fare le cose.

Forse il ricordo più bello legato a quel periodo è stato proprio il primo incontro con POLO, in un negozio di Skate che frequentavo ai tempi a Napoli, in quell’ambiente c’era una certa conoscenza del Rap, anche grazie al fatto che i Public Enemy avevano fatto un pezzo con gli Anthrax, un gruppo trash molto amato dalla comunità degli skater.

Io stavo proprio cantando “Bring the Noise” con degli amici, e ad un certo punto entrò lui in negozio e cominciò a farmi le doppie. A me sembrava assurdo che ci fosse un’altra persona a Napoli che conoscesse quel pezzo. Quello è stato un po’ il Giorno Zero. Da li nacque la nostra amicizia e il nostro sodalizio artistico.

Trovo che hai da sempre un suono molto riconoscibile, vorrei capire come nascono le tue produzioni e qual è il tuo equipaggiamento?

Guarda, premetto che io sono uscito dallo studio di registrazione dopo aver fatto “Il Bambino Cattivo”, il mio primo album del 1996, totalmente insoddisfatto, frustrato, scontento. Giurai a me stesso che da quel momento in poi avrei fatto tutto da solo, per cui comprai un Akai come campionatore, abbinato ad un Atari.

Negli anni ho poi aggiunto dei sinth analogici, perché amavo quel tipo di sound, e man mano nel corso del tempo mi sono evoluto fino a costruirmi un Home Studio, dove faccio quasi tutto, solo per il Mix e il Mastering mi appoggio a degli studi esterni. Ho trovato così una buona quadra. Poi non esiste una regola con cui produco, a volte nasce tutto dalla sperimentazione, altre da un ritornello, altre ancora da un sample, diciamo che ogni pezzo ha una storia a se. Per “Suppergiù” ad esempio ho fatto risuonare un campione da un musicista molto forte con cui sto collaborando, per cui la produzione è nata da una mia idea, ma poi l’abbiamo sviluppata e chiusa insieme.

Possiamo sapere quando usciranno le cose nuove?

Di sicuro mi prenderò un periodo di letargo, poi da artista indipendente c’è un bonus non da poco: non ho scadenze da rispettare, tempi di uscita imposti, ma ho la massima libertà. Per cui per il 2024 voglio temporeggiare un po’ e uscire direttamente con qualcosa che mi rappresenti davvero a pieno!

 

 

Sostieni la factory sarda nootempo! Diamo voce e spazio ai progetti artistici indipendenti!
Offrici un caffè… e magari anche una ciambella!
Puoi farlo donando quello che ritieni giusto. Il tuo contributo sarà utilizzato
per sostenere le nostre spese (server, promo, adesivi e iniziative).
Puoi farlo facile facile con pay pal o altri metodi a te preferiti


 

 

 

 

Tags