exxxtra special interview. Frabolo words. Il rap è morto. Intervista nuda e cruda a cura di Martino Vesentini

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Quando c’è dello spessore, lo si capisce in pochi istanti. Quando c’è un’urgenza nella comunicazione è lampante. Quando non si teme nulla, ci si può permettere di dire qualsiasi cosa, se ha un senso e una valenza. Anche questo significa fare arte ed essere un’artista. Da Cecina (LI) ecco a voi Frabolo!

 

Come ti sei avvicinato alla Musica?

Sono cresciuto con la Golden Age pur essendo nato nel 1987, trovai nella cameretta di mio fratello più grande il disco dei Sangue Misto, per puro caso, perché in realtà ascoltava tutt’altro. Lui mi ha passato la passione per i dischi, la percezione del fisico, aveva un sacco di CD e qualche vinile, da li ho poi unito questo primo ritrovamento, scoprendo grazie alla mia curiosità i vari esponenti, da Bassi Maestro a tutto il resto della scena dello Show Off, che ho un po’ frequentato durante i miei spostamenti in treno, perché in Toscana non c’era nulla. Mi sono avvicinato al Rap principalmente perché ero affascinato dalla scrittura, rimasi molto colpito dalla possibilità di utilizzare a quel modo le parole.

Ti ricordi il primo testo in assoluto che hai scritto?

Non ricordo esattamente, ma per me la scrittura era qualcosa di molto personale, soprattutto rispetto ad oggi, dove c’è un’estetica che è diventata la componente fondamentale della musica. Prima era più un guardarsi dentro, una sorta di diario di bordo, poi da li usando le strumentali dei vari Premier o Dre, perché non esistevano i Type Beat, fino ad avere l’esigenza di produrre le mie basi. A quei tempi dovevi anche trovare una tua originalità, iniziai usando FruitLoops, con l’idea di crearmi un mio stile personale che si differenziasse dal resto. Qualcuno oggi mi paragona ad altri artisti, tipo Caparezza, Fibra o Rancore, e la cosa mi può anche far piacere e lo capisco, ma mi infastidisce nel momento in cui c’è la voglia proprio di affossarti. Se uno approfondisse un po’ la cosa noterebbe le tante differenze che ci sono. All’epoca di “Mr. Simpatia” per dirti sembravano tutti cloni di Fibra.

In ogni caso loro sono artisti che sinceramente neanche ascolto più, perché sono entrati in un sistema in cui l’arte c’entra ben poco. Già da tempo ho visto emergere dinamiche che l’arte la distruggono, ed è una cosa che mi mette a disagio. All’inizio non capivo, avevo la sensazione di essere un pesce fuor d’acqua, di fronte ad un mondo in cui comanda il soldo, che considero una vera e propria droga. Mi sono reso conto che i Big dell’Urban, che si sono sempre fatti portavoce di un messaggio, sono entrati all’interno di un meccanismo. L’Hip Hop è stato strumentalizzato perché qualcuno ci ha visto un pericolo.

Tanti di questi artisti hanno uno zoccolo duro di persone che li seguono, avrebbero quindi un grande potere, ma sono tutti schiavi, anche a loro insaputa, non si espongono. Per me non sono artisti liberi.

Di fronte a questa situazione cosa ti spinge a continuare?

Io credo nell’arte, che non ha nulla a che fare con i numeri e la popolarità. E’ un’esigenza personale, se non ci fosse stato il Rap credo avrei comunque scritto. Negli ultimi tre anni mi sto divertendo a fare musica come mai prima, perché ho capito dove NON voglio arrivare e chi NON voglio essere. Io potrei decidere di firmare per un’etichetta, non mi mancano le proposte, ma i messaggi che io veicolo con la musica, ad oggi, non bucano in quell’ambiente.

Oggi per me il Rap è morto, anche se non voglio essere presuntuoso pensando che il mio rap sia migliore, ma sono cresciuto con un rap che parlava alle persone, alla gente che non voleva stare alle regole, mentre ora è esattamente il contrario. Questo non lo potrò mai accettare. Oggi c’è gente che è in major ma non prende una lira dai dischi che vende, hanno le mani legate, devono fare la pubblicità delle patatine per guadagnare qualcosa. Preferisco fare tutto da solo, avere i pieni diritti sulla mia musica, non sentirmi legato all’etichetta che ti deve affibbiare un certo produttore o un certo ufficio stampa. Mi è capitato recentemente di aprire un live ad un grosso artista che non ti sto a dire, lui mi disse: “Fai dei testi coraggiosi” ed io gli risposi: “No, guarda siete voi che avete appeso le palle al chiodo!”.

C’è da tanto tempo in atto un processo di svuotamento dell’arte non indifferente, non solo nella musica, ma anche nella pittura e nella letteratura.

Tra i commenti dei tuoi fans sotto ai tuoi video mi ha colpito questa frase: “Quanto mi fa incazzare che ci siano artisti come te che non avranno mai la giusta riconoscenza”. E’ davvero così?

Non ho grandi aspettative, davvero, io faccio pochi numeri oggettivamente, ma so per certo che quei pochi sono persone reali, che vivono in maniera molto simile a me. E’ difficile che un mio ascoltatore sia una persona insensibile a determinati temi, o che ascolti altri artisti che sono l’opposto di me. Io partecipo anche ad una sorta di Tour di eventi in cui incontro tante persone dal vivo, ed è la situazione che mi piace maggiormente. L’idea di fare rete, di creare una comunità, è molto Hip Hop. Negli anni Novanta si andava alle Jam anche senza conoscere nessuno, oggi è completamente diverso e vi siete mai chiesti perché? Mi sento un po’ una mosca bianca ma non credo di essere il solo. A me sta bene avere anche solo 50 o 100 persone che mi seguono, ma, ripeto, sono reali.

Un altro commento che mi ha colpito è di una ragazza che ha scritto: “Mai dire mai, immagino un mondo con Frabolo in cima alle classifiche…”

Nel mio mondo ideale non ci sono classifiche, c’è umanità, se ti piace un musicista lo sostieni comprando il suo disco, andando a vederlo live, parlandoci dopo un evento. Io sono per la distruzione totale degli idoli, perché ho capito che tutti gli idoli che ho avuto mi sono serviti per rendermi conto che finché le persone avranno degli idoli non saranno mai libere.

C’è qualche artista con cui ti piacerebbe collaborare?

Ma guarda il primo che mi viene in mente è Manu Chao, per quello che rappresenta: una persona totalmente libera e fuori dagli schemi. Ci sono altri artisti che stimo, però molti nel tempo mi hanno davvero deluso. Mi piace Mezzosangue ad esempio, perché ha sempre rotto le regole, l’ho sempre visto un po’ come una mosca bianca, però nell’ultimo disco non si è esposto per nulla. Io sono sempre stato un fan di Eminem, lui non ha mai prestato a nessuno “Lose Yourself”, poi due anni fa l’ha data a Biden per la sua campagna elettorale. Sono cresciuto anche con un po’ di Articolo 31… e che dire? Guarda preferisco non esprimermi. Ci sono personaggi che avrebbero un sacco di cose da dire e poi quando vengono invitate, per farti un esempio, a fare un monologo alle “Iene”, parlano di haters, o dei like. Il nulla più totale.

Recentemente hai pubblicato alcuni singoli, sono il preludio ad un nuovo album?

Ti rispondo di si, io nel 2021 pubblicai otto brani, poi uscirono altri otto brani e tutti insieme decisi di pubblicarli in copia fisica. Credo farò la stessa cosa sul prossimo progetto, ho cinque brani già usciti, credo li pubblicherò insieme ad altri ma non so ancora quando. Non ho scadenze, voglio uscire quando ne avrò davvero voglia e da buon nostalgico sicuramente in copia fisica.

Restate sintonizzati perché tra pochi giorni sentirete musica nuova da Frabolo!

 

 

 

 

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