EXXTRA special interview. quando l’Hip Hop diventa La TheRaPia, il progetto di Sandra Miss Simpatia. A cura di Martino Vesentini

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Cosa faresti se il tuo migliore amico finisse in carcere? E’ quello che si è chiesta Sandra, aka Miss Simpatia, quando lo scorso anno fu arrestato Hamza, uno dei suoi migliori amici. La Risposta che ha trovato dentro di se ha un nome, THERAPIA. Un corso attraverso il quale poter insegnare un linguaggio nuovo con cui esprimere il proprio io, attraverso le riflessioni, le tecniche e le strutture proprie del Rap. Non potevamo che farcelo spiegare direttamente da lei!

Com’è nato questo progetto?

Parte tutto dall’arresto di Hamza, uno dei miei più cari amici, li sono proprio andata in tilt perché ho pensato che per almeno cinque anni non lo avrei più rivisto. Dopo un mesetto circa, mentre cercavo di trovare una soluzione, ricevo una sua lettera dove tra le altre cose mi diceva di avere due basi su cui stava scrivendo: mi si è accesa una lampadina! Perché non proporre al carcere un corso di Rap? Non è stato facile ovviamente, prima di tutto perché quella di Montacuto è una struttura ad alta sicurezza, poi immagina tutti i pregiudizi su una donna che vuole insegnare il Rap, per lo più in carcere. Ma ero molto determinata, per cui ho creato un programma di 12 lezioni ben articolato, decidendo i vari docenti che sarebbero intervenuti, con l’obiettivo finale di arrivare a registrare la propria canzone. Alla fine sono partita da un’idea un po’ egoistica, il corso nasce infatti dalla mia voglia di riabbracciare un amico, ma poi sono entrata in una realtà che mi ha coinvolto totalmente.

Che situazione hai trovato in carcere?

Ho scoperto un mondo per niente facile, lo definirei alienante. C’erano ragazzi che già facevano rap prima, ma che avevano smesso una volta arrivati li dentro. Ci sono tante storie che potrei raccontare: penso a DOUBLE F, un ragazzo che proviene dalla mia stessa città e che bazzicava coi suoi amici davanti a casa di mia madre, ma che ho conosciuto solo in carcere. Lui ha perso entrambi i genitori e si è ritrovato costretto a fare determinate scelte di vita. Per me è stata una grande crescita personale perché per rapportarmi con questi ragazzi ho dovuto sospendere il giudizio, trovandomi a lavorare con truffatori, spacciatori, ma anche assassini. La prima edizione del corso (2023) è andata talmente bene che il Direttore del Carcere, Manuela Ceresani, mi ha chiesto di rifarlo anche quest’anno, ovviamente ho accettato, ponendo come unica condizione la presenza di Hamza, che l’anno precedente non aveva avuto la possibilità di partecipare.

Così quest’anno mi sono ritrovata con una classe di 17 ragazzi, non semplice perché riuscire a seguirli tutti non era così scontato, ma grazie all’aiuto dei miei splendidi collaboratori, Kiwi e Millet, siamo riusciti nel nostro intento, ottenendo anche l’autorizzazione a riprendere in video tutte le lezioni del corso, per cui a breve faremo uscire delle mini puntate per documentare tutto questo progetto. In più arriveremo a pubblicare le tracce migliori, non tutte purtroppo perché sarebbero veramente troppe, e per il pezzo più importante gireremo un video-clip all’interno del carcere. Questo è stato decisamente un aspetto fondamentale, cioè il premiare in qualche modo i loro sforzi, è una botta di autostima per questi ragazzi che può davvero fare la differenza.

Immagino… è di poche settimane fa la storia di Jeffrey Jordan Baby, che a soli 26 anni si è tolto la vita in carcere a Pavia…

E’ un fatto molto doloroso che in qualche modo avevo già vissuto anch’io, penso ad IS MY ILL, un ragazzo che si è presentato al primo giorno di corso pieno di tagli sulle braccia, aveva tentato più volte il suicidio, e non era l’unico ad averlo fatto. Ma più passavano le lezioni del corso e più mi rendevo conto che lui stava meglio, aveva cambiato completamente espressione, lo avevo visto depresso all’inizio, poi ha cominciato a sorridere, ad abbracciarmi. E’ stata una trasformazione che mi ha convinto che la nostra idea di portare il Rap in carcere era diventata poi un vero e proprio corso di rieducazione all’amore, alla vita. Quando ho appreso la notizia di questo ragazzo che non conoscevo mi si è stretto il cuore, perché ho pensato che potesse essere uno dei miei.

Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

E’ stato un impegno enorme e sono davvero orgogliosa di ciò che abbiamo creato. Un aspetto però che voglio sottolineare è che non solo io ho cercato di insegnare qualcosa a questi ragazzi, ma da loro ho appreso la capacità di non giudicare mai, non è stato facile ma assolutamente fondamentale per potermi rapportare con loro. Per me è stata una vera e propria evoluzione personale. E poi questi ragazzi mi hanno dato tanto amore, puro, come fossi per loro una sorella, e mi hanno fatto ricordare quanto sono stata fortunata ad essere nata in una condizione favorevole.

Una curiosità: com’è arrivato il Rap nella tua vita?

Mi ricordo di aver trovato alla TV sul canale di Music Box un video di P!nk, “There You Go”, un pezzo Rap che mi colpì a tal punto da convincermi di voler fare quello nella vita, anche se non conoscevo nient’altro di quel genere musicale. Poi iniziai ad ascoltare i Gemelli Diversi, sempre in televisione, e quindi cominciai a documentarmi in maniera un po’ più seria, scoprendo Kaos, Inoki e in generale la scena più Underground. Sono finita poi alle Battle di Freestyle, scontrandomi in una delle prime con Claver Gold, ovviamente perdendo, ma da li è nato un bel rapporto. Così da quando ho 13 anni ho questo amore per la cultura Hip Hop, mi piace il lato musicale, ovviamente, ma anche il concetto di famiglia che si porta dietro.

C’è qualche progetto artistico per te all’orizzonte?

Ho ripreso a scrivere da un annetto circa, dopo uno stop di diverso tempo per motivi di vita, qualcosa dovrebbe uscire a breve…

Vuoi aggiungere qualcosa per concludere?

TheRAPia è un tipo di format che può essere ricalcato da qualsiasi persona volenterosa di ripeterlo nella propria città, in qualunque città. Vogliamo aiutare ed agevolare chiunque voglia creare un percorso come questo, sia per la parte burocratica che logistica, ma anche umanamente, per l’approccio da tenere coi ragazzi in carcere. Ovviamente tutto a titolo gratuito. Lasciami ringraziare le persone che mi hanno aiutato a mettere in piedi questo progetto: Kiwi che ha coordinato tutta la parte burocratica, Millet che ha curato i suoni, TrapGod per i Beats che ci ha regalato, e poi John Darrell, Gabs e Shekkero, JBeat, Elena Solazzi, Simò e Deedo, i docenti che hanno seguito i ragazzi lungo tutto questo splendido percorso. Poi un  mega props a Jamil, che è venuto ad Ancona di persona, assieme a Jaws e Kali, e si è confrontato coi ragazzi, dedicando loro un discorso molto toccante. Un GRAZIE enorme e speciale anche al Comandante della Polizia Penitenziaria Nicola De Filippis, le educatrici, tutto il personale penitenziario e trattamentale, in particolare il Dr. Francesco Tubiello, e ovviamente il Direttore che ha permesso tutto questo. Infine, un abbraccio poi a tutti i “miei” ragazzi: Sleh, Niko, Albert, After Ava, Bigmat, Micheal, Mohamed, Zm12, Dafin, Yassin, Is My Ill, Double F e tutti gli altri…

Potete seguire il progetto TheRAPia sulla pagina IG: @the_rap_ia

 

 

 

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