exxxtra special interview. Talkin all that jazz, il groove di Ness One. a cura di Martino Vesentini

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Quando parliamo di Hip Hop e di Rap tendiamo sempre ad immaginare i classici due giradischi ed un microfono, l’equipaggiamento base da cui tutto nacque in quell’ormai lontano 11 agosto 1973. Ma non è solo questo, e di esempi nel tempo ne abbiamo ascoltati tanti.

I primi nomi che mi vengono in mente sono certamente Guru, col suo indimenticabile progetto Jazzmatazz, per non parlare di The Roots, andatevi ad ascoltare il loro Album live del 1999 e fatevi travolgere dal loro suono. In Italia c’è stato qualche altro esempio, non ultimo l’esperimento live dei Colle Der Fomento che in alcune date del loro Tour Estivo si sono fatti accompagnare sul palco dai Dumbo Station. Di artisti che fanno rap e suonano uno strumento, invece, non ne avevo ancora incontrati molti, per questo mi ha molto incuriosito la storia di Ness One, che oltre a fare rime col microfono è anche un eccellente sassofonista.

 

Da Dove Parte il Tuo Rapporto con la Musica?

Mi sono appassionato al Rap intorno ai 14 anni, col tempo ho approfondito un po’ gli ascolti, scoprendo ad esempio i Sangue Misto solo nel 2012, grazie ad un altro rapper di Pesaro che mi ha consigliato un po’ di roba. Sempre in quel periodo ho iniziato ad ascoltare parecchio Funk, soprattutto James Brown, e a 19-20 anni decisi di imparare a suonare il Sax, affascinato dai dischi di Miles Davis e John Coltrane. Ho iniziato a studiare in una scuola privata, ho cambiato diversi insegnanti fino ad arrivare a quello attuale, Stefano Bedetti, romagnolo, un jazzista molto conosciuto anche a livello internazionale.

Quindi possiamo dire che oggi sei un Musicista, oltre che Rapper?

Si, ho iniziato suonando il Sax Alto, ora sono passato al Sax Tenore e sto per approdare al Sax Soprano. Mi considero comunque un’artista in generale, mi piace suonare ma continuo ad amare il Rap.

Come sei arrivato alle prime registrazioni in studio?

Ho provato inizialmente in un piccolo studio a Pesaro, ma musicalmente ero ancora scarso, era giusto per rompere il ghiaccio, parliamo di 2011-2012 circa. Poi con Chief Rock, un’artista della mia zona, abbiamo cominciato a registrare in casa, pubblicando qualcosa su SoundCloud già nel 2014. Il primo vero e proprio progetto serio risale però al 2018, ed è “Jazz Awakening”, un EP registrato in casa che vi consiglio di cercare (lo trovate comodamente su YouTube, NdR) .

Come Nasce l’ultimo Progetto “Jazz Bastardz”?

La produzione è di Raiges Cano, e suoi sono anche il mix e il mastering. Ci siamo conosciuti tramite i Social, mi ha parlato della sua idea di produrre un album strumentale, mi ha inviato le tracce lo scorso anno ed io man mano ho aggiunto le mie parti, prevalentemente improvvisando, adattandomi alla tonalità e al mood delle basi. Abbiamo scelto di fare un misto di Hip Hop con influenze Jazz e Funk, tutto strumentale, per provare a cercare un pubblico un po’ più ampio rispetto al rap.

Volevamo farlo uscire in vinile ma ci sono state delle difficoltà, per cui ci siamo accontentati di farlo uscire in formato cassetta, tramite l’etichetta di New York Tape Head City. Se siete interessati potete andare direttamente sul loro sito:

Hai un’attività Live con qualche Band?

Ho suonato in passato con alcuni gruppi, ma anche da solo assieme ad un DJ, suonando sopra il suo Sound. Quest’anno sono un po’ fermo, sostanzialmente perché non sto trovando le persone giuste con cui suonare, senza contare che ora mi sono trasferito per lavoro in un’altra regione e quindi diventa tutto ancora più difficile.

Stai lavorando a qualche nuova collaborazione?

Si, ho già realizzato alcune cose, una sempre con Raiges Cano, che ha ripreso una parte suonata da me, campionandola, uscirà per un’etichetta tedesca. Poi ho collaborato con un rapper sardo, mentre in futuro vorrei concentrarmi su un mio progetto rap, credo sarà un EP, insieme ad un artista cileno.

Quali sono i dischi o gli artisti che ti hanno più ispirato musicalmente?

Sicuramente “Kind of Blue” di Miles Davis, poi “SXM” dei Sangue Misto, poi se devo sceglierne un terzo ti direi John Coltrane “Giant Steps”.

 

 

 

 

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