Exxxtra special interview. La Sardegna graffia ancora sui piatti , le tecniche scratch di Dj Wall Dot. a cura di Martino Vesentini

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Borore è un piccolo comune nella provincia di Nuoro che conta 1976 abitanti (fonte Wikipedia). San Francisco è invece una città della California con una popolazione stimata di più di 800.000 persone, seconda per densità solo a New York. Cosa può accomunare due realtà così diverse? La risposta la potrete scoprire leggendo questa intervista a Wall Dot, al secolo Matteo Mura, classe 2000 che il 3 di Novembre ha partecipato alla più importante competizione per DJ a livello mondiale, il DMC ( ndr nootempo, questa competizione fu vinta a livello italiano dal dj sardo Cagliaritano  Dj Nike nel 1997 )  . L’ho intercettato telefonicamente a pochi giorni dal rientro da quello che lui stesso ha definito, senza tanti giri di parole, un sogno!

Partiamo dal presente: com’è andata al DMC?

E’ stata un’esperienza incredibile, fin dal primo giorno, quando c’è stato un primo incontro tra tutti i campioni delle varie nazioni e l’organizzazione, già li era fighissimo esserci. Poi c’è stata la Gara il secondo giorno, la sera tardi, ma noi eravamo li dal mattino, per cui una giornata lunghissima e intensa. C’era una Practice Room, con I piatti disponibili per provare… Mi sono passati davanti dei mostri sacri come BABU, D-STYLES, Q-BERT, capisci? Io non sapevo neanche cosa fare o che dire. Un sogno ad occhi aperti.

Era la prima gara internazionale per te?

No, il mio esordio è stato l’IDA, a Cracovia nel 2019, anche li una figata ma non a questi livelli. Poi, nel 2020, partecipai di nuovo alla stessa competizione, ma in un’edizione molto particolare, sotto Covid, per cui il tutto si svolse on line. Diciamo che questo è stato il mio primo Mondiale DMC.

Torniamo un po’ indietro nel tempo: da dove parte questa passione per lo Scratch?

La prima scintilla non la ricordo nemmeno, da piccolo la mia passione più forte è stata per il calcio, come quasi tutti i bambini. A 10 anni invece iniziai a fare Skate con un mio compagno di classe, cambiando completamente modo di vedere le cose. C’era un videogioco ai tempi sullo Skate, e li ricordo che sentii i primi pezzi di Rap, forse di MOBB DEEP e OL’ DIRTY BASTARD. Ci tengo a sottolineare che anche se provengo da un piccolo paesino sperduto, negli anni Novanta li c’è stato un bel gruppo di persone che spingeva l’Hip Hop, anche se poi non sono emerse, ma lo hanno sempre fatto con grande passione. Ti parlo ad esempio di KD, che ora vive a Bologna, oppure K. WILD che ha prodotto, tra gli altri, i Balentia, che sono un gruppo storico fondamentale per la Sardegna. Chiaro che si trattava di persone addirittura più grandi di mio padre, per cui non ho mai avuto un confronto reale con loro, però ho iniziato proprio con le loro cassettine.

Ho cominciato così ad appassionarmi di Hip Hop, ricordo che rimasi molto colpito dai COLLE DER FOMENTO, e poi da li, vedendo qualche video di Q-BERT e ascoltando ZERO STRESS di GRUFF, ho deciso che avrei voluto fare quella roba li, riprodurre quel suono particolare. A 12 anni ho comprato il mio primo piatto ed ho così iniziato a scratchare, molto a caso, autodidatta puro.

Da li hai avuto la possibilità di confrontarti con altri DJ per crescere o hai continuato da solo?

I primi due o tre anni, l’unico confronto che ho avuto è stato con alcuni ragazzi del mio paese e, in parte, con mio padre, che ogni tanto si ricordava di alcune cose che ascoltava da giovane e quindi mi consigliava dei dischi da recuperare, tipo FUNKDOOBIEST o GZA, per farti un esempio. Poi a volte tornava KD da Bologna per fare un po’ di vacanza e così ne approfittavo per chiedergli tre miliardi di robe. A 15 anni ho cominciato la scuola ad Alghero e quindi ho avuto la possibilità di frequentare un po’ più da vicino la scena di Sassari, conoscendo tante altre persone con la mia stessa passione. Per molti versi è stato un processo di crescita molto lento, proprio perché spesso è mancata la possibilità di confronto con altri DJ.

Come sei arrivato a partecipare alle prime gare?

Conta che fino a quel momento a me era sempre interessato solo scratchare, coi vinili e basta, odiavo il Tractor, lo avevo ma non lo usavo…Non avevo proprio capito sta roba del Beat Juggling, delle gare, stavo mesi con una sola puntina a graffiare, punto. Verso la fine del 2016, non so bene perché e come, mi sono ritrovato con una doppia copia di “MC’s Act Like They Don’t Know” di KRS ONE, avevo anche trovato delle puntine nuove in un negozio fisico e le ho comprate, e poi ho beccato Padrino, storico DJ di Sassari, e mi aveva un po’ spiegato durante una session cosa fossero il DMC e l’ITF.

Nello stesso periodo avevo visto GRUFF dal vivo, e quello mi aveva dato una bella spinta, perché per me allora era tipo… Dio! E poi mi ero inscimmiato con i video di A-TRAK, un DJ Canadese che aveva vinto il DMC nel ’97 a quindici anni, lui era veramente una bestia assoluta, di un livello assurdo, anche perché è arrivato prima della rivoluzione digitale. E’ grazie a lui che poi nel 2017 mi sono iscritto al mio primo DMC italiano.

Come andò quella gara?

Guarda,  io mi sono buttato, un po’ a caso, perché non ero pronto, conta che su 8 partecipanti io ero l’unico coi vinili, perché ero ancora preso da quel viaggio li. Non ho mai più rivisto quel video, ero un pischello e avevo sbagliato quasi tutto, mi ero addirittura dimenticato i panni a casa, puntine che saltano, mille robe assurde, ma ci sta dai, è stata la prima esperienza e qualcosa mi ha insegnato. Innanzitutto capii che non aveva troppo senso fare tutto col vinile, se veramente volevo fare qualcosa alle Battle.

Come proseguì la tua esperienza nelle gare?

Nel 2018 non partecipai ad alcuna competizione, mentre nel 2019 sono andato all’IDA Italy ed è stata la prima gara in assoluto che ho vinto.

Come prepari le tue Routine?

Principalmente si parte dal Beat Juggling, per questo faccio molta ricerca musicale, quando trovo qualcosa di figo che mi ispira me la metto sui piatti ed inizio a provare. Poi aggiungo voci, frasi, intro/outro, per cui quando sento qualcosa che mi piace me la segno per poi utilizzarla successivamente. Sulla scelta delle frasi mi capita di usare qualche roba italiana se partecipo a gare nazionali, ma poi non è neanche detto, tipo quest’anno nel Campionato Italiano non ho usato quasi nulla, ma per il finale nell’outro ho utilizzato una frase di GRUFF tratta dall’intervista del documentario “Movida” che mi pare sia del 2004, dove lui dice che “la divisione ritmica non si può insegnare, tu puoi fare PIRO-PIRO-PIRO ma fare la PIROLETTA è un altro discorso…”

In un’intervista ad Alien Army (che trovate sul canale YouTube di OUTPUT CAFE’) DJ GHOST ha dichiarato che la sfida più difficile è riuscire a divertirsi durante una Battle, dopo aver provato la propria routine centinaia di volte, cosa ne pensi?

Non ho tutta questa esperienza di Battle live, ma devo dire che durante le competizioni c’hai una bella agitazione addosso, se penso all’ultimo DMC soprattutto, non era proprio semplicissimo performare davanti a BABU, capito? Aldilà del divertimento, che ci sta perché tu sei li che stai facendo sentire a tutti quello che sai fare, i tuoi gusti, le tue scelte musicali, è figo ma c’è anche il fattore ansia da prestazione. Alla fine tu ci arrivi dopo mesi e mesi di allenamento e in gara non puoi sbagliare. Comunque credo che andando avanti questa cosa della tensione passerà, già essere arrivato a San Francisco davanti a tutte quelle leggende e quel pubblico, nelle condizioni fisiche in cui ero, morto distrutto dal fuso orario, credo che mi aiuterà molto per le prossime sfide.

Quali saranno queste sfide future? Quali obiettivi hai?

Sto valutando se chiudere l’anno con l’IDA del 2 Dicembre a Cracovia, sinceramente ci sto pensando molto ma non sono ancora sicuro. L’anno prossimo invece al 100%  dovrò difendere il Campionato Italiano, non tanto per il titolo in se, ma perché voglio tornare al Mondiale, a Parigi, questa volta però iscrivendomi anche alla categoria Supremacy, così da poter provare a vincere almeno una delle due.

Come Producer invece che cosa dobbiamo aspettarci?

Io ho un mio gruppo con due miei amici sardi, siamo i FUNKPIONEERZ, abbiamo già pubblicato qualcosa e sicuramente andremo avanti. Ho un altro progetto in ballo con FUTTA, un rapper di Sassari molto forte, poi per il resto vorrei continuare a produrre, anche se il pensiero più importante è per lo Scratch.

Ultima domanda: DJ preferiti, uno italiano e uno internazionale?

Ti rispondo istintivamente GRUFF, non solo come DJ ma proprio come Artista, mi ha ispirato moltissimo. In Italia comunque ci sono stati tanti DJ di grandissimo valore, tipo TAY ONE e  FAKSER, solo per citarne un paio. A livello mondiale ti do due nomi: Q-BERT, perché senza di lui non avrei mai iniziato a scratchare, e poi A-TRAK, perché è grazie a lui che ho iniziato a fare le gare. Infine, vorrei fare una menzione speciale a DJ COLOR, un amico, che per quanto riguarda le Battle credo sia uno dei più forti oggi.

 

 

 

 

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