Intervista analogica. Il flusso onirico e le visioni filmiche della musica dei Comaneci
Nel nostro vagabondare alla ricerca di esperienze sonore e visive interessanti ci siamo trovati al Museo Nivola nel bellissimo paese di Orani, dove la sera, dopo la presentazione di un libro ( Un libro sulla terra cruda da noi edito dell’autrice sarda Architett@ Sara Collu ) abbiamo assistito al live del trio Comaneci, progetto musicale difficile da far rientrare in una categoria precisa ( post rock, folk, psichedelia elettroacustica ) , anche perché le categorie musicali stanno strette a chi sperimenta e attraverso il groove muove sensazioni anche visive. Potremmo dire che i Comaneci, Francesca Amati fondatrice del progetto, Glauco Salvo alla chitarra e banjo e Simone Cavina alla batteria sono un flusso onirico, un viaggio sonoro fatto di vibrazioni e linee vocali suggestive che raccontano storie che diventano immagini e visioni filmiche . Oggi sono ospiti di questa breve ma densa intervista analogica per farci raccontare un tratto di questo loro viaggio tra nuovi progetti in studio e concerti.
La Sardegna : ” .. È un nutrimento per le nostre anime. ”
Non vi chiediamo il perché del vostro nome, ma potete svelarcelo ugualmente. Potete raccontarci la vostra storia? Una breve e intensa presentazione.
I Comaneci nascono nel 2005 a Ravenna. Il nome è un omaggio ad una ginnasta rumena, Nadia Comaneci. Si presentò alle Olimpiadi piccola e sconosciuta e sorprese tutti quanti. Questa immagine ci ha affascinati a tal punto che abbiamo deciso di appropriarci del suo cognome.
Avete partecipato a diverse colonne sonore per film. Come è stato lavorare su queste produzioni cinematografiche e in che modo ha influenzato la vostra musica?
Abbiamo scoperto che la musica dei Comaneci si coniuga sempre molto bene con le immagini in movimento. Siamo dei divoratori di film e credo che questo si rifletta anche sulla nostra musica. Un’altra cosa molto emozionante è ascoltare i proprio pezzi al cinema!
Nel corso degli anni, avete pubblicato diversi album. Come descrivereste l’evoluzione del vostro suono, passando dalle atmosfere acustiche dei primi lavori a un suono più complesso e d’impatto presente in “Rob a Bank” (Anguille)?
È stata una cosa molto naturale e necessaria. Ci siamo presi sempre più tempo per arrangiare e rielaborare i pezzi. Noi siamo cresciuti e con noi il nostro suono, che è diventato più complesso e intrigante. Con il nuovo disco abbiamo esplorato il mistero di un essere che si può adattare continuamente ma è allo stesso tempo molto determinato nel suo percorso.
L’utilizzo di elettronica rudimentale e trattamenti elettroacustici sembra essere un elemento significativo nel vostro progetto artistico. Potete approfondire come queste nuove sperimentazioni si integrano nel vostro sound e quali emozioni intendete trasmettere attraverso queste scelte?
L’elettroacustica è un campo in cui il chitarrista Glauco Salvo si sta specializzando. Nella sua ricerca ovviamente ci siamo finiti anche noi. Il tempo e lo spazio, negli anni in cui abbiamo lavorato al nuovo disco, si erano dilatati e sfaldati, così abbiamo cercato degli elementi che potessero rendere questa idea anche nei nostri suoni.
Avete avuto collaborazioni con ospiti speciali come Luca Cavina, Tim Rutili e Troy Mytea. In che modo queste collaborazioni hanno arricchito il vostro processo creativo e quali sono i benefici di lavorare con altri artisti?
Poter condividere un’esperienza creativa è qualcosa che auguro davvero a chiunque. Luca, Tim e Troy hanno caratterizzato ancora di più il disco. Sono entrati pienamente nell’atmosfera “anguillesca” del disco, ci hanno fatti trasformare per poter arrivare in luoghi ancora più misteriosi e suggestivi.
I Comaneci e la Sardegna
Ci sarebbero tante cose da dire in proposito, sono convinta che i Comaneci senza la Sardegna non sarebbero mai esistiti e non potrebbero continuare ad esistere. È un luogo di grande e costante ispirazione. È un nutrimento per le nostre anime.
Avete mai notato una connessione tra la vostra musica e lo spirito? Credete che la musica possa avere un impatto profondo sulla sfera emotiva e spirituale delle persone?
Il concetto di spirito è piuttosto complesso ma credo che sia un’entità piuttosto inscindibile dalla sfera creativa. L’impatto emotivo e spirituale che può avere la musica sull’individuo mi sembra un fattore molto naturale e quasi logico. Allo stesso tempo i percorsi sono molto soggettivi quindi le mete possono essere misteriose ed estremamente personali.
Una sfida che avete affrontato come gruppo nel corso della vostra carriera e come l’ avete superata
La sfida è costante! Decidere di essere musicisti rappresenta una scelta di vita che ci mette alla prova ogni giorno. Sopravvivere come band, essere in grado di rinnovarsi e andare avanti con la ricerca sono davvero le sfide con cui ci mettiamo in gioco quotidianamente.
Il futuro non esiste. Quali sono i vostri progetti per il presente nel Qui e Ora ?
Suonare, suonare, suonare!
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