Intervista analogica a Roberto Pili Regista produttore del docu film B Boy Fiero la passione è la mia forza

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Oggi incontriamo Roberto Pili Video maker e fotoreporter che da anni ha curato molti dei video degli artisti della factory nootempo. Il suo Docu film B BOY FIERO , dedicato al b boy Luciano è la sua ultima produzione indipendente. Nella nostra intervista analogica ci racconta come nasce questo progetto e come sta andando la distribuzione di questo documentario che unisce una storia all’arte hip hop della Breaking. 

” Ho sempre il desiderio e la voglia di rappresentare l’underground della mia terra “

01 Una breve bio
Sono un Fotoreporter e Videomaker cagliaritano. Al termine degli studi artistici, all’età di vent’anni, ho incominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche sarde e italiane. Inizialmente ho girato diversi videomusicali per svariati artisti sardi tra cui Quilo dei Sa Razza, Randagiu Sardu, Sa Razza (gli ultimi due video), Micio P e tanti altri in collaborazione con Nootempo che potete vedere anche sul canale you tube ufficiale . Successivamente ho realizzato il mio primo corto in lingua sarda “Tantu po cummenzai”(prima di tutto) premiato con la Menzione d’onore al “Notorius Film Festival”. Il primo documentario invece riguarda la storia dell’Hip Hop a Cagliari, “CA4ARTS – 4 Arti una sola Strada” premiato con il premio del pubblico al “Notorius Film Festival” e al “HipHop Cine Fest”.  Segue il secondo documentario sulla storia del Punk in Sardegna “Wicked Style”  ( che potete vedere per intero qui sul nostro canel )  . L’ultimo lavoro prodotto invece è  Bboy Fiero La passione è la mia forza. Il documentario è stato premiato con:la “Menzione d’Onore” al “Total Impegno 2021” e selezionato in vari contest indipendenti.

02 Come nasce questo tuo ultimo progetto ? Cosa significa per te descrivere la società partendo dalle culture urbane ?
L’idea di raccontare la storia di Luciano mi è venuta dopo una lezione con lui di Breaking. Conoscevo Lucio già dal 2012. Era Agosto del 2020 quando decisi di raccontare la sua battaglia contro il “male oscuro”, un carcinoma papillare alla tiroide. Luciano si è reso sin da subito disponibile e ha dato un aiuto enorme alla realizzazione del documentario. Ricordo ancora la prima intervista, tutti e due molto emozionati, al mitico Pistino di Cagliari. Ho sempre il desiderio e la voglia di rappresentare l’underground della mia terra. La Sardegna non è solo mare, pastori e poche altre cose che la cultura di massa immagina. Abbiamo artisti di altissimo livello quasi mai considerati. Nel mio piccolo cerco di dare una finestra a questo vasto mondo che ci circonda e che vuole uscire con tutte le sue forze.

03 B Boy Lucio , cosa ti ha colpito di lui ?
La sua forza, la sua spinta motivazionale legata alla breaking. La sua passione appunto che o ha aiutato a superare questa enorme difficoltà che la vita gli ha messo davanti.

04 Dove possiamo vedere questo docu film ?
Al momento stiamo chiudendo diverse proiezione nell’isola e al di fuori. Per chi volesse ospitare una proiezione può mandare una email a bboyfiero2021@gmail.com

05 Una domanda un po’ provocatoria. Perché non fai un bel docufilm su nuraghe, pecore e società rurale ?
Penso che , nonostante siano temi importanti e onorevoli, si parla solo di loro. La Sardegna è anche altro e cerco di nel mio piccolo raccontare quelle realtà alternative sempre più spesso volontariamente dimenticate.

06 Una breve e bella storia, un’ aneddoto, un esperienza importante legata al tuo progetto
Sicuramente due sono state le parti più emozionanti: l’intervista a Lucio, emozionante e potente; l’intervista al padre di Lucio, è stato molto intenso come momento guardarlo negli occhi mentre, in certi parti del racconto, diventavano lucidi.

07 Siamo ormai da due anni nella nuova era pandemica. Secondo te per gli artisti e l’arte si sta facendo abbastanza?
No assolutamente. Soprattutto per gli artisti più underground. Già prima della pandemia le istituzioni non aiutavano per nulla, adesso ancora peggio.
O meglio diciamo che alcune risorse vengono trovate sempre per gli “stessi”.

08 La cultura hip hop, benché resista soprattutto nell’underground, sembra aver ceduto il passo all’esperienza di singoli piu’ che riconoscersi all’interno di una cultura comunitaria, quella delle 4 discipline…
Prima l’hip hop era considerato un mezzo capace di annullare le barriere razziali e del ghetto e in grado di unire i giovani. Ci si incontrava alle feste e si scambiavano idee, sensazioni, emozioni e tecniche. Oggi, questa unione è venuta meno soprattutto in concomitanza con l’utilizzo delle nuove tecnologie, di internet e i social networks e, nel recente periodo, a causa della pandemia di SARS-CoV-2.

09 Crediamo nel Qui ed Ora. I tuoi progetti per il presente?
Sono sempre in cerca del l’underground nascosto della mia terra per farlo conoscere al “grande” pubblico. Presto un nuovo documentario!

Trailer B BOY FIERO 

 

 

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