Intervista analogica. Arte, Artigianato e Architettura. Dal Sulcis a Roma la ricerca dell’Architetta Sarda Silviana Laconi

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Vi presentiamo la nuova intervista analogica a cura di Sara Collu Architect alla professionista sarda Silviana Laconi, architett@ originaria del Sulcis. Fin dall’inizio del suo percorso di formazione è stata a stretto contatto con l’arte e la cultura, in una terra dai forti contrasti a cui è fortemente legata ancora oggi che si è trasferita oltremare per portare avanti i suoi progetti e le sue idee. Il suo lavoro, fortemente influenzato dall’identità dei luoghi in cui è cresciuta, si ispira oggi a un’idea di Architettura strettamente collegata all’Arte e alla Cultura, in cui il ruolo dell’Architetto/a è quello di un interprete contemporaneo dei segni e dei significati di un preciso contesto culturale in cui opera. 

 

Raccontaci in breve chi sei: il tuo percorso artistico e formativo, di cosa ti occupi oggi e dove.

Alla domanda “chi sei?” ci penso sempre un poco di più. ln effetti non mi piacciono troppo le etichette, sono costantemente alla ricerca di me stessa. Il mio percorso formativo è fatto di arte e architettura, dal Diploma di maturità del Liceo artistico di Iglesias, alla Laurea magistrale dell’Università di Cagliari. Attualmente sono Responsabile dell’ufficio tecnico di un’Impresa che lavora nel centro Italia (Roma e provincia), mi occupo di direzione lavori nelle ristrutturazioni e gestione delle manutenzioni di impianti, oltre a svolgere il mio lavoro nel campo dell’architettura e interior design.

Il giorno in cui… racconta un aneddoto, un momento o un’esperienza particolare che ti ha fatto crescere nel tuo percorso professionale.

Un momento particolare della mia vita è stato quando, qualche anno fa, ho lasciato la mia amata Terra, la Sardegna, per andare a vivere altrove. Da isolana è indescrivibile come sensazione. Un’esperienza molto forte che sicuramente mi ha fatto crescere, nel bene o nel male, sotto tutti i punti di vista, non solo professionalmente.

Spesso c’è un po’ di confusione sulla figura dell’architetto/a. Chi è per te? Esiste un rapporto tra architettura, arte e la cultura?

Assolutamente si, esiste ed è per me un rapporto stretto, se non inscindibile. Cultura e Arte devono coesistere nello stesso ragionamento di pensiero per l’Architettura. Sono sostenitrice del concetto di “progetto come conoscenza” per poter arrivare al dato finale, qualsiasi esso sia, da un progetto architettonico a un prodotto di design. L’architett* è la figura che in questo senso, più di tutti, può leggere attentamente i significati di un contesto culturale, cogliere i valori di un’espressione artistica per fare di uno specifico progetto la traduzione di quel dove, come e perché.

Un lavoro, un progetto che ti ha particolarmente segnata nel tuo percorso.

Sono molto legata al progetto del recupero e valorizzazione della Laveria Carroccia a Nebida (Sud Sardegna), che ho tradotto in proposte di intervento. Una struttura mineraria che risulta essere un tassello importante per la storia del Sulcis Iglesiente, elemento di paesaggio che caratterizza il territorio in cui è inserito. Fin da piccola ho fantasticato su questo tipo di architetture, i villaggi minerari, luoghi ormai quasi o del tutto abbandonati, da sempre suscitano in me il sentimento del sublime. Ora da grande ne colgo l’urlo di riscatto nel loro sostanzioso degrado. Basti pensare all’ingegno e al lavoro di quei tempi ormai andati e alla grande potenzialità che ancora oggi emerge da opere come la Laveria Carroccia, ma purtroppo, come tante altre, ancora poco o per nulla considerate.

Quanto, le tue origini, le tue radici e le tue esperienze hanno influito sul tuo percorso creativo e lavorativo?

Tanto, e ne vado fiera. Le mie origini sono motivo di orgoglio ovunque mi trovi. Più profonde sono le radici, più è forte la nostra identità. Oltremare mi sono resa conto di quante opportunità può offrire una realtà più grande come quella di una Città metropolitana di Capitale rispetto un’isola, ma il legame con il proprio territorio è qualcosa che non si può eguagliare. Mi ha reso più sensibile e attenta nell’osservare e ricercare quei segni e rapporti che caratterizzano un territorio, un qualsiasi luogo, un ambiente pubblico o anche semplicemente un’abitazione privata.

Le difficoltà di essere una giovane professionista donna al giorno d’oggi nel sud Europa.

Lavoro in un ambiente prettamente maschile, basti pensare ai cantieri. Non è facile farsi ascoltare, ma talvolta non lo verifico impossibile. Citando la celebre frase di Charlotte Whitton, giovani architett* e ingegner*, ma non solo, anche altre figure professionali, come donne facciamo fatica due volte per essere giudicate brave almeno la metà degli uomini, e io ne aggiungerei una terza: doverlo ribadire. È evidente che dovremmo soffermarci solo alla prima, ovvero quella che deriva dal nostro lavoro in sé, ma per natura riusciamo comunque a trarre giovamento, in termini di forza interiore, anche da tutte le altre fatiche possibili e immaginabili.

Parlando di musica: quali sono il tuoi generi e/ o musicisti/artisti preferiti?

È difficile per me rispondere nello specifico. Come quando mi chiedono quale sia il mio colore, scelgo quello più adatto a come mi sento in quel momento. Probabilmente il genere musicale preferito è quello che continuiamo ad ascoltare da anni e se proprio devo ricondurmi ad uno in particolare, risponderei il rap italiano. Mi capita di ascoltare dello stesso artista una nuova uscita e allo stesso tempo magari un pezzo di 10 anni fa, non solo per una ragione puramente egoistica, perché mi permette di ritornare a vecchie emozioni personali, ma inconsciamente analizzo anche la crescita (in questo caso professionale) di quell’artista, attraverso la sua musica. Come l’arte e l’architettura, la musica è ricerca, è comunicazione, è evoluzione. Ogni lavoro in questi campi non dovrebbe essere usa e getta, ma una traccia generata in un tempo che si ripropone. Chi coglie questo senso, restituisce al suo artista/musicista preferito il valore del suo lavoro, è uno scambio di emozioni, e probabilmente nel suo piccolo, in questo modo contribuisce a renderlo immortale.

La domanda finale delle nostre interviste analogiche: crediamo nel qui ed ora! I tuoi progetti per il presente?

Credo nella condivisione e nella collaborazione, al momento sto puntando su questi due propositi. Ho creato da poco il profilo Instagram @si.la_design, dove raccolgo i miei progetti. Unire arte, architettura e artigianato per realizzare ambienti e manufatti che siano unici e rappresentativi, questo è il mio nuovo progetto d’insieme.

 

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